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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 20.1917

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Fasc. 2
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Zaccarini, Donato: Il disegno di Ercole Grandi per il monumento ad Ercole I d'Este
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https://doi.org/10.11588/diglit.17337#0193

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IL DISEGNO DI ERCOLE GRANDI

PER IL MONUMENTO AD ERCOLE I D'ESTE

PARECCHI sono i disegni di antichi edifici ferraresi distrutti nel volgere dei secoli,
ch'io ho rintracciati in cronache manoscritte, in opuscoli introvabili per la loro rarità,
in luoghi sconosciuti.

Noterò, fra i molti, quello del Palazzo Estense di S, Francesco, della chiesa Ros-
settiana di S. Giorgio fuori le mura, del palazzo fatto erigere da Borso d'Este per Teo-
filo Calcagnini, di quello Estense di Copparo, opera ferrarese perchè di Terzo dei Terzi,
della Torre di Rigobello, ed infine quello del monumento di Ercole 1 ch'io, qui, pro-
verò essere lo stesso disegno tracciato, secondo il noto documento, da Ercole Grandi,
e posto per buona parte in effetto.

* * *

Quel miracolo per il quale, a sola distanza di otto anni dalla guerra sostenuta
contro i Veneziani (1484), Ferrara potè ampliare la sua cinta muraria, chiudendo in
città tanto terreno da oltrepassare per ampiezza il doppio dell'antico, e rendere popo-
late di palazzi e giardini le belle vie tracciate da Biagio Rossetti per ordine di
Ercole I d'Este «ad incontrar le Muse peregrine arrivanti », rese riconoscente la Comu-
nità al principe magnifico, cui erano affidate le sorti del Ducato. E in mezzo a tanto
fervore edilizio, a cui contribuiva, primo, il Duca con la costruzione di un nuovo S. Fran-
cesco, di una nuova S. Maria in Vado, di un S. Silvestro in Borgo della Pioppa, di
un nuovo S. Cristoforo della Certosa, poi le ricche famiglie ferraresi come i Castelli,
i Trotti, gli Strozzi, i Eoberti, i Costabili, i Sacrati e così via, chiamate dallo splendore
dell'epoca alla nobile gara, la Comunità, a capo della quale stava — Giudice dei
dodici Savi — l'insigne poeta Tito Vespasiano Strozzi, affinchè non venisse meno la
memoria di tanto principe e delle opere da lui compiute, decretò ad Ercole I un mo-
numento equestre che doveva superare per maestà d'insieme quelli che la Comunità
stessa aveva eretti negli anni precedenti a Niccolò III «tre volte autore della pace
italiana » ed al magnanimo Duca Borso.

Come in allora si erano chiamati artisti fiorentini di vaglia, quali Niccolò Baron-
celli ed Antonio di Cristoforo per la fusione, ed il magno architetto Leon Battista
Alberti, secondo la felicissima attribuzione di Adolfo Venturi, per la base del monumento
di Niccolò III, e Giovanni Baroncclli con Domenico di Paris per quello di Borso, ora
si ricorreva al disegnatore di S. Maria in Vado, già noto per la ricchezza dell'inventiva,
Ercole Grandi, ed a lui si richiedeva il disegno di un monumento equestre che, a dif-
ferenza di quelli simili del Gattamelata a Padova e del Colleoni a Venezia, dominando
la piazza allo scopo costruita, costituisse, con questa e coi palazzi di cui era circondata,
la migliore glorificazione del principe magnifico.
 
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