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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 20.1917

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Fasc. 2
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17337#0202

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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

T. - Teoria sull'arte, sulla storia e critica artistica,
sulla pedagogia artistica, ecc.

18. Funke (Max R. voti). Die Psychologischen
Grundelemente in der Kunst. (Monatshefte fùr
Kstwiss., 1915, III).

È la prefazione a un Grundriss der Asiatischen Kunstge-
schìchte, che sta per escire, forse è già escito con un primo
volume dedicato alla Chinesiscfie des Archaistischen Zeitalter.

Ed è una pretenziosa e superdefinitiva introduzione dove
s'intrecciano in ridda tutte le tendenze positivistiche e ideali-
stiche sulle origini e lo sviluppo dell'arte, con preponderanza
tuttavia delle teorie « pratiche » Scmperiane. È quel che av-
viene a voler studiare troppo l'arte oceanica! Dalla confusa
trattazione del Funke pare emerga la sua convinzione che gli
inizi dell'arte si presentano con caratteri d'uniformità nei
luoghi più diversi, sopratutto per quel che riguarda la figura
umana. Tutti gli idoli dei naturvòlker, come gli egizi, gli as-
siri, i greci, gli indiani, i cinesi, gli americani seguono il prin-
cipio della frontalità; le altre posizioni che si rinvengono
presso i boschimani, gli esquimesi, ecc., vengono dal
Funke spiegate come effetto d'incapacità od infantilismo in
confronto con la compiutezza artistica egiziana od assira.
Ma questa non è attitudine critica. La constatazione della
frontalità non è constatazione di un motivo artistico, ma solo
di un fatto d'automatismo grafico che non ha a che vedere
con l'arte pure avvenendo ch'esso si mantenga in gradi
d'arte elevatissimi. Come avviene infatti che pure obbedendo
allo stesso schematismo Egiziani e Assiri scolpiscano con un
senso della forma assolutamente antitetico? Soltanto da
queste domande, risolte, possono scaturire ì veri Gritndbe-
griffe per la storia dell'arte cosi dei chinesi, come dei boschi-
mani; se no, ci si balocca come il Funke. (r. /.).

19. Hamann (R.). Die Grundrisse der Kunstwis-
senschaft. (Monatsh. d. Kstwiss., 1916, III-V).

Aspra critica al volumone del Tietze: Die Methode der
Kunstgeschichtc. È troppo facile all'Hamnnn rilevare la bana-
lità di molte classificazioni avanzate dal Tietze, ma è dubbio
se l'intento dell'Hamann non sia semplicemente quello di so-
stituire a quella del Tietze un'altra classificazione, poco meno
astratta ed empirica. (r. I.).

20. Giovannoni (Gustavo), Gli architetti e gli
studi dell' architettura in Italia {Rivista d'Italia,
febbraio, 1916).

Uno scrittcrello che por esser di piccola mole si avvantag-
gia di tanto in finezza di proporzioni. In occasione di una

critica, che ci pare ottima, dell'ordinamento durato fin qui
nelle scuole d'architettura in Italia, critica donde conseguono
ottimi consigli ad emendamento del recente progetto Nava,
vi si possono leggere alcuni deliziosi annessi quali sono:
spunti vivacissimi sulla storia della cultura e dell'educazione
architettonica in Italia e fuori; un ritratto completissimo
dell'architetto «ideale» quale occorrerebbe a' nostri giorni;
alcune opinioni personali sul modo di tener vivo in Italia,
nelle attuazioni architettoniche odierne un sano tradiziona-
lismo regionale; ogni cosa leggermente drogata di un humour
quanto mai sano e riservato.

Basterebbero queste poche pagine per riconfermare al
Giovannoni il primo posto tra gli intenditori di storia e di
pratica architettonica in Italia. E non ci sarebbe affatto da
meravigliarsi se il Giovannoni lavorando in estensione quanto
le sue idee lavorano in profondità escisse fuori come un pic-
colo Viollet-le-Duc. italiano, con qualcuno dei difettucci di
quello anche, alla buon'ora! (e. I.).

21. Habicht (Curt), Der Herkunft der Kennt-
nisse Baltasar Neumanns auf der Gebiete der
« Civilbaukunst » (Monatsh. f. Kstwiss., 1916, II).

B. Neumann architetto del '700, attivo a Pommersfeld,
Ebrach, Wiirzburgh, in forme fredde che paiono preludere il
neoclassico, scrisse anche di teoria, e per questi suoi scritti
attinse largamente, dimostra il Habicht, ai suoi predecessori
Sturai, Decker e Sànger. (/. I.).

22. Josf.phson (Ragnar) (Upsala), Die Frosch-
perspehtive des Gentner Altars (M. f. Kunstw., 1915,
VI).

La «prospettiva della ranocchia» ovvero « ranocchia-
prospettiva » è la deliziosa parola composta con cui lo svedese
Josephson vorrebbe s'indicasse in tedesco quello che ìa tra-
dizione italiana ha sempre chiamato: «sottinsù», semplice-
mente, senza ranocchie.

Orbene: questa « ranocchia-prospettiva » si riscontra an-
che in alcune parti del polittico di Gand, mentre il complesso
dell'opera è condotto, secondo il Josephson e il Kein, in pro-
spettiva normale e noi diremo: senza prospettiva. Il Josephson
ha perciò supposto che quei casi sporadici di sottinsù siano
originati da un fatto puramente mimetico, non da un'inten-
zione artistica (qui siamo d'accordo), che cioè rappresentino
iuill'altro che la posizione sopraelevata in cui si trovavano
certe statue che il Van Kyck probabilmente ebbe a modello.
Quali? Poiché è nota la teoria delle relazioni fra la scultura
Borgognona e i fratelli Van Eyck il Josephson pensa ai modelli
dello Slutei", ma i raffronti particolari (corredati dà fotografie)
 
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