Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 20.1917

DOI Heft:
Fasc. 4
DOI Artikel:
Bollettino bibliografico
DOI Artikel:
Necrologio
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17337#0402

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
368

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

i8r. Ferrari (Giulio). La Tomba nell'Arte Ita-
liana. Duecentosettandue tavole raccolte e ordi-
nate. Milano, Hoepli, 1917.

C'è davvero in Italia grandi possibilità di dissimilazione
nei fini, se durando una guerra fatta sul serio, ciò che vuol
dire con rigore ed economia, si trova ancora editori che pos-
sami darsi agio di mettere alla luce collezioni dedicate, come
questa collezione artistica Hoepli, alla Diva Inutilità.

La Tomba nell'Ade Italiana. E bene? Io so e ricordo di
tombe che paiono colline, altre scaffali, altre che paion
case, padiglioni, altre frontispizi, altre cofani, altre bocca-
scena e ribalte, altre palchetti, altre rocce, altre — c queste
ai nostri giorni,— confetterie, altre bars, o croccanti, o cap-
pelli, o sciocchezze. Io non compiendo perciò che nesso ne-
cessario abbia mai ad esserci fra tutte queste cose. Ho sempre
creduto che in tema d'arte [e qui siamo appunto in questi
paraggi] una tomba del Bernini si assomigli più a una fon-
tana del Bernini che una tomba etnisca — semplicemente
perchè il nesso fra opera d'arte e opera d'arte è nesso divina-
mente e puramente formale e non di dedicazione. Tant'è
vero che l'architettura funeraria della quale parla l'autore
di queste tombe scelte non esiste, e non esisterà mai. Altret-
tanto poco ci pare che possati vantare un'esistenza reale

— in sede di teoria dell'arte — le idee che l'autore pensa
forse possali servire di fili conduttori alle sue poche pagine
introduttive, o le altre che appaiono in forma eli commento
molto succinto sotto questa o quella illustrazione. Ne ricor-
diamo qualcuna. « La grave solennità del mausoleo di Teo-
dorico segna la fine di un periodo nell'arte funeraria; soprav-
viene la cupa notte medievale, la vera notte medievale »

— ma doveva esser di molto scura per davvero quella notte,
per bacco.

Il Quattrocento è tutto « un gentile e mite periodo di pre-
parazione» che «balza d'un colpo al meriggio» con Miche-
langelo del quale vivono il '600 e la prima metà del '700
Tant'è vero che la Cappella Medicea r inaugura il tipo di
architettura funeraria che sarà largamente seguito special-
mente nel xvn secolo». Bernini infatti «segue quasi total-
mente t'orma michelangiolesca nell'arte funeraria ».

li, davvero, tutto ciò riescila per gli intenditori molto
vecchio o molto nuovo. Non ci fermiamo neppure sui mo-
tivi conduttori che l'autore crede di rintracciare nella
storia della tomba, come sarebbero il motivo della statua
iconica e quello della cortina; sono constatazioni che la-
sciano il tempo che trovano; che altrimenti si dovrebbe pur
riescire a rivelare gli attacchi storici tra il monumento elei
Breuzoui e quello a Maria ClementinaSoLieschi.

Notiamo in genere un precipitato di michelangiolismo
che induce l'autore ad attribuire a Michelangelo non solo il
monumento a Cecco Bracci all'Aiacoeli, ma a suoi disegni
la Cappella Sforza in S. Maria Maggiore, ma la Cappella Strozzi
in S. Andrea della Valle; e come di Michelangelo si riproducono
anche le grottesche del frammento di S. Pietro io Vincoli;
né manca il pensiero, cosi gentile1, di riprodurre la ricostru-
zione ideale del monumento a Ciulio II, quale appare da un

acquarello del Pogliaghi, nel quale ci è parso eli scoprire sotto
il monumento la figura di Michelangelo stesso, curvo per la
gravezza dei pensieri e degli anni, passeggiando come coiteg-
giatore dell'opera propria. È parecchio commovente.

Avvertiamo poi che la tomba di Enrico Scrovegni nella
Cappella dell'Arena è stata scambiata con l'arca di Jacopo
da Carrara agli Eremitani; errori di tipografici, s'intende,
ina che in pubblicazioni di tanto fasto andrebbero evitati.

A un librò tonnato, poi. sopra uno stampo originariamente
rettorico come questo, rimproveriamo non già la dimenti-
canza di tante belle tombe romaniche o gotiche o quattro-
centesche, come sarebbero, supponiamo, l'Arca di S. Agostino
in S. Pietro Ciel d'Auro, quella di S. Pietro Martire a S. Eu-
storgio, quella di S. Domenico a S. Domenico, il Monumeno.
Brivio, l'Arra ili San Lanfranco e le tombe dell'Isola beli111
ma nieut'altro che l'omissione della tomba di Guidarello Gui-

darelli: l'idolo di tutti i d'annunziani che non s'intendi.....

d'arte. Io, per mia parte, sono in siffatte pubblicazioni,
afflitto da una cosa sopratutto, la quale, se non fosse tutte,
sarebbe nulla.

Infatti queste serie caotiche di cose d'arte si sfogliano
sempre con un po' di gusto per quella capacità di segno che
fa credere, all'amatore del bello, di avere a fronte le illustra-
zioni più acconce di altri libri, ahimè, non ancora scritti:
ma quello che proprio non si vorrebbe, per il disgusto che ne
assale, è l'appendice quasi inevitabile dell'arte moderna na-
zionale, ed aggiungiamo ufficiale.

Nel libro in questione appaiono naturalmente i fasti ce-
meteriali dell'arte governativa imperante, e la cosa è anche
più grave se si pensa che per convincere di nullità la produ-
zione figurativa moderna basterebbero proprio alcune pagine
a segno sul Monumentale e sull'inevitabile Stagliene.

Ah! voglio farmi seppellire a Musorco! (r.

NECROLOGIO

Il dott. GIULIO ZAPPA, alunno carissimo, poi
collaboratore nell'Afte, dilettile delle civiche
pinacoteche di Brescia, è stato sepolto a Sigmunri-
sherbery, dove fu trascinato ferito alla fine di
settembre scorso, e dove poco dopo si spense.
11 caro giovane, che aveva acquistata una line;
sensibilità artistica e, nello scrivere, squisitezza
di forma, lasciò di ordinare le gallerie riunite di
Brescia, per correre alle armi. Subito tempratosi
alla lotta, fu soldato intrepido, calmo anche
nell'infuriate della battaglia. F. uno ira i tanti
sacrifici che propizieranno il Dio della Giustizia,
ora che tutte le potenze infernali sono scatenate
sull'umanità. Noi c'inchiniamo alla memoria
dell'alunno, del compagno di lavoro, dello scrit-
tore d'arte, del soldato d'Italia; e ripetiamo il
grido delle anime nostre, della nostra fede per
la grande, l'invitta, l'incrollabile, l'immortale

patria nostra.

. . : Adoi so Venturi.

Per 1 lavori pubblicati ne L'ARTE sono riservati tutti 1diritti di proprietà letteraria ed artistica

per l'Italia e per l'estero.

Adolfo Venturi, Direttore.

Roma, Tip. dell'Unione Editrice, Via Federico Cesi, 45.
 
Annotationen