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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 20.1917

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Fasc. 3
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Fiocco, Giuseppe: Pellegrino da Modena
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https://doi.org/10.11588/diglit.17337#0233

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PELLEGRINO DA MODENA

Tutti sanno che, se la figura di questo emiliano non è più un mito, lo si deve ad
Adolfo Venturi, il quale, or sono molt'anni, ricercandone l'opera sperduta, chia-
riva come potesse esser sorta dalla vivace branca paesana, similmente al Bianchi-Ferraii,
addolcendo e certo anche illanguidendo in raffinati accordi la solidità adamantina, l'asce-
tica fierezza di Ercole da Ferrara.1 In tal modo però essa appariva a metà; e neppure
un accento di quella trasformazione, per cui il modenese ebbe più vanto dagli antichi
scrittori, si può dire spunti nella seconda opera, e stavolta romana, datagli recentemente
dallo stesso Venturi.2

li proposito mio chiarirne l'altra parte, movendo di là ov'era giunta la critica nuo-
vissima; dal momento cioè della vivace trasformazione che, da perfetto emiliano, lo
rese, se non uno di quegli artisti appassionati in cui ad ogni istante si vorrebbero incon-
trare i nostri occhi e le nostre ricerche, un dignitosissimo seguace di Raffaello, maestro
di imagini perspicue e armoniose, le quali, ov'anche non siano dell'arte pura, sono certo
quanto all'arte meglio si avvicina. E vedremo che il Vasari non l'aveva lodalo invano.3

Nacque Pellegrino degli Aretusi « alias Munari » da maestro Giovanni, intorno
al 1465, poiché la musa paesana di G. Maria Parente, in una laude delle donzelle avve-
nenti che allietavano Modena nel 1483 già lo cantava « zoveno bello e degno in la pie-
tura », diletto a Cassandra Calori; 1 ma bisogna arrivare proprio alla scorcio della sua
operosità provinciale, ad un'opera che le minute cronache del Lancillotto ci dicono pa-
gata quaranta ducati, e messa a posto il 4 agosto del 1509, entro una cornice di maestro
Bartolomeo Bonascia, per poterne riconoscere la maniera primitiva.5 E questo ove
spetti proprio a lui l'ancona, che, collocata dapprima nell'Ospedale di S. Maria dei Bat-
tisti, detto quindi di S. Maria della Neve, fu vista dal Tiraboschi, nel 1786, ottima-
mente conservata, nell'altare già della detta Confraternita nella Chiesa di S. Giovanni

1 A. Venturi, Beilrdge zur Geschichte der
Ferraresichen Kunst - Pellegrino Munari, in
lahrbuch prussiano, 1887, fase. II, p. 82 . e segg.

2 Id., Storia dell'arte, voi. 70, parte III, pa-
gine 1086-1090.

3 G. Vasari, ed. Milanesi, Sansoni, Firenze,
v. TV, pp. 649-65 1.

* Giov. Maria Parente, In commendatione de
donzelle modenesi viventi nel 1483. Modena, Roc-
coccioli, 1483.

Credo inutile far qui parola dell'« Iacopo da

Bologna, povero pellegrino» del quadernetto di
Lilla per non aggiunger confusione a quella già
grande del Molinier (Les plaquettes, 1886, pa-
gina 184). Spero d'altra parte di poter dimostrare
fra breve che non si tratta punto di Giacomo
Francia. Qui mi basti solo accennare che quella
scritta meno che meno si potrebbe riferire al
Munari.

5 tommasino de' bianchi detto lancilotto,

Cronache Modenesi, in Memorie di Storia patria
delle prov. di Modena, etc, 1862, t. II, ad. diem.
 
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