ALCUNE OPERE SCONOSCIUTE DEL BERNINI
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berretta a punte. Non è insomma il grande e maestoso Urbano Vili che qui ci apparisce;
è Maffeo Barberini nell'intimità, che forse per posare davanti allo scultore si è levato
or ora dalla mensa, alla quale il Bernini stesso sedeva; perchè il papa poeta si permetteva
volentieri queste familiarità da artista, col suo maestro prediletto.
Dovendo datare il mirabile bustino io lo metterei verso il 1623-24, subito dopo
l'elevazione al pontificato di Urbano Vili; perchè ha ancora tutta la freschezza delle
cose giovanili del Bernini, senza che vi apparisca nessuna ricerca di grandiosità e di
effetto; senza quell'aria alla Rubens che i ritratti berniniani assumono dopo il 1630.
Certe particolarità non lasciano dubbio sull'appartenenza dell'opera al sommo artista:
4. Bernini e scolari : La contessa Matilde
Roma, Basilica Vaticana — (Fot. Anderson).
le pieghe della mantellina, il rivolto del eolio che si distacca dal fondo, il leggero affa-
gottarsi del mantello sulla spalla destra, il segno tutto caratteristico della pupilla; la
patinatura stessa del marmo.
Invece non so ritrovare i caratteri della tecnica berniniana nel busto già ricordato
di Urbano Vili, che è in S. Lorenzo in Fonti", pubblicato per la prima volta dal
Fraschetti, che lo crede «lavorato cerio dal Bernini», e lo giudica « splendido lavoro, per
la sua squisita fattura assai simile al bustino di Paolo V del Museo Borghese ». Questo
poi no: chè tra le due opere c'è una distanza enorme; il bustino di papa Borghese è
veramente un gioielletto, c in tutti i particolari sprizza lo spirito e la bravura dello scul-
tore; quello del Barberini, dalla faccia spaurita e inespressiva, non corrispondente
affatto alla fisionomia caratteristica di Urbano Vili, tranquilla c serena, è unaevidentc
riproduzione fatta su un originale del Bernini da un suo aiuto, che ha ritratto fedelmente
la forma esterna, ma non ha saputo soffiare dentro al marmo l'anima. Si osservi con che
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berretta a punte. Non è insomma il grande e maestoso Urbano Vili che qui ci apparisce;
è Maffeo Barberini nell'intimità, che forse per posare davanti allo scultore si è levato
or ora dalla mensa, alla quale il Bernini stesso sedeva; perchè il papa poeta si permetteva
volentieri queste familiarità da artista, col suo maestro prediletto.
Dovendo datare il mirabile bustino io lo metterei verso il 1623-24, subito dopo
l'elevazione al pontificato di Urbano Vili; perchè ha ancora tutta la freschezza delle
cose giovanili del Bernini, senza che vi apparisca nessuna ricerca di grandiosità e di
effetto; senza quell'aria alla Rubens che i ritratti berniniani assumono dopo il 1630.
Certe particolarità non lasciano dubbio sull'appartenenza dell'opera al sommo artista:
4. Bernini e scolari : La contessa Matilde
Roma, Basilica Vaticana — (Fot. Anderson).
le pieghe della mantellina, il rivolto del eolio che si distacca dal fondo, il leggero affa-
gottarsi del mantello sulla spalla destra, il segno tutto caratteristico della pupilla; la
patinatura stessa del marmo.
Invece non so ritrovare i caratteri della tecnica berniniana nel busto già ricordato
di Urbano Vili, che è in S. Lorenzo in Fonti", pubblicato per la prima volta dal
Fraschetti, che lo crede «lavorato cerio dal Bernini», e lo giudica « splendido lavoro, per
la sua squisita fattura assai simile al bustino di Paolo V del Museo Borghese ». Questo
poi no: chè tra le due opere c'è una distanza enorme; il bustino di papa Borghese è
veramente un gioielletto, c in tutti i particolari sprizza lo spirito e la bravura dello scul-
tore; quello del Barberini, dalla faccia spaurita e inespressiva, non corrispondente
affatto alla fisionomia caratteristica di Urbano Vili, tranquilla c serena, è unaevidentc
riproduzione fatta su un originale del Bernini da un suo aiuto, che ha ritratto fedelmente
la forma esterna, ma non ha saputo soffiare dentro al marmo l'anima. Si osservi con che