L'INCORONATA 1)1 LODI ED IL SUO PROBLEMA COSTRUTTIVO
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11 2 del settembre 148S — pochi mesi dopo il contratto — il Battaggio ha una
questioncella con i committenti, una certa minima differentia 1 pei" le decorazioni, che
viene appianata da Clemente de Concorezo commissario ducale. Quando le fondamenta
furono visitate da (ìiangiacomo Dolcebuono e da Lazzaro Palazzo,2 i due periti trova-
rono forse da ridire intorno all'esattezza o alla solidità di esse, se il primo continuò
« per molto tempo alla sopraintendenza di detta fabbrica con particolari concessioni fatte
ai 23 di detto mese » (ottobre 1489). La cronaca non menziona le più meritevoli sculture,
ma c'informa d'ogni lavoro eseguito per il portico dal tagliapietre Bonadeo dritti,
bergamasco,1 e di « otto capitelli, et otto scartozzi di pietra fina (servirono per la prima log-
gia della facciata) lauorati conforme il dissegno del Dolcebone, et a suo laudo, con obligo
di darli spediti nel termine di giorni quindici per prezzo di lire dieciotto ciascuno ». C'era
fretta nel proseguire il tempio, ma prima del 1490 non furono messi in opera nò collau-
dati i suddetti lavori di pietra.
Solo al primo ordine dell'ottagono, con gli ornamenti di terracotta e con gli stucchi
delle lesene angolari, che fiancheggiano la cappella dell'aitar maggiore, soprintese il Bat-
taggio; la verità di fatto apparisce più chiara da quel che segue. Sempre sotto la dire-
zione del Dolcebuono, Pietro Nostrano, •■< scalpellino milanese» (1490), s'impegna di dare le
colonne delle bifore, con i relativi capitelli, per la loggia superiore.4 La prima notizia della
storia patria, XI (1911), fase. I-II, pp. 141-203)
pretese di riconoscere nella Cattedrale di Pavia
«l'unico saggio compiuto dell'arte di costruzione
chiesastica del Vinci »! A parer nostro, Leonardo
rimane sempre un fiorentino ammirato della cupola
di S. Maria del Fiore, intorno alla quale incurva
absidi o cupole (Cfr. J. P. Richter, The literary
worhs of Leonardo da Vinci, London, 1883, v. II,
pp. 38-40). Lo studio del Battistero sembra lo
accosti a Bramante, ma a chi consideri la risolu-
zione delle linee d'insieme vien fatto di accorgersi
ch'essa è quasi sempre brunelleschiana ed indi-
pendente dalla coesione classica del grande urbi-
nate. Se un disegno del Codice Atlantico (Cfr. M.a-
laguzzi Valeri, op. ci/., II, p. 125) ha qualche pal-
lidissima attinenza con l'interno di S. Maria di
Canepanova a Pavia, gli schizzi planimetrici e
gli altri spaccati dello stesso foglio contradicono
i principi bramanteschi. E ciò vale a persuaderci
che nessuna finalità ebbero a comune il psicologo
di tutte le arti ed il solenne progettista, che con-
cepì la pittura o come un'espressione sussidiaria
della linea costruttiva o come un artifizio che al-
larga gli sfondi.
1 Archivio dell'Incoronata, Provisioni dal 1487
al 1488. Alla convenzione per la fabbrica — già
pubblicata dal Porro —segue questa nota inedita
e frantesa da altri. « [1488] Cum sit che certa mi-
nima differentia fosse nata tra li priori sindici et
agenti a nome de la fabricha de la gloriosissima In-
coronata Vergine Maria per una parte et magistro
Johanne Palagio per laltra parte de soy lauori de
intayo et de releui et che cum fosse dicto in congre-
gatione et per leuare ora falle pocha differentia fo
remisso al magnifico messer Clemente de Concorego
duchal comissario et uno deli deputati de dieta fa-
bricha et Mayoreto da Pusterla uno de li priori et d.
Johanni I-'etro Cagnola sindico et a d. Maiheo Ca-
mola de dieta fabricha thexaurario quali tuli haues-
sero a remanire dacordio con dicto magistro Johanne
et uniti tutti insema hozi che e adi II de septembre
in la caxa del prefato d. Clemente brevemente ma-
gistro Johanne ha fatto questa, per concluxione iniun-
gendo ali capituli notati et confirmandoli come tota-
liter e disposto voler fare cossa che piaza ala nostra
Dona et ali agenti a nome de quella et concludendo
dice essere contento di fare melere in opera li soy
lauori si intayali come quelli de reietto ». Il Mala-
guzzi (op. cit., II, p. 236) o cita dal Caffi (Del-
l'arte lodigiana, op. cit., 137), o crede a chi gli tras-
mise una notizia monca. Il Battaggio accetta di
continuare i suoi lavori di plastica dopo la compo-
sizione del commissario ducale; quanto alle cause
che determinarono il suo congedo, tacciono i docu-
menti; sicuro è che esse non vanno più ricercate
nell'opera decorativa, che l'artista si propone » de
fare cossa che piaza ec. » dopo essersi ritrovato d'ac-
cordo con la fabbriceria, in virtù del Concorezo,
che conciliò i pareri opposti.
2 Cernuscolo, ms. cit., aprile 1489.
3 Cernuscolo, ms. cit., 1489.
* Cernuscolo, ms. cit.: « Pietro Nostrano scal-
pellino Milanese s'obliga di dare otto colonne, con
suoi capitelli ed altretanti scartozi di marmo da met-
tere in opera olii fenestroni delti corridori a prezzo
di soldi 43 il brazzo per le colonne, et i capitelli di
L. 3 soldi 4 l'uno, et li scartozzi a .ragione di soldi 25
l'uno, in tutto L. 2g2 ». Il cronista riferisce la con»
venzione dell'archivio,
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11 2 del settembre 148S — pochi mesi dopo il contratto — il Battaggio ha una
questioncella con i committenti, una certa minima differentia 1 pei" le decorazioni, che
viene appianata da Clemente de Concorezo commissario ducale. Quando le fondamenta
furono visitate da (ìiangiacomo Dolcebuono e da Lazzaro Palazzo,2 i due periti trova-
rono forse da ridire intorno all'esattezza o alla solidità di esse, se il primo continuò
« per molto tempo alla sopraintendenza di detta fabbrica con particolari concessioni fatte
ai 23 di detto mese » (ottobre 1489). La cronaca non menziona le più meritevoli sculture,
ma c'informa d'ogni lavoro eseguito per il portico dal tagliapietre Bonadeo dritti,
bergamasco,1 e di « otto capitelli, et otto scartozzi di pietra fina (servirono per la prima log-
gia della facciata) lauorati conforme il dissegno del Dolcebone, et a suo laudo, con obligo
di darli spediti nel termine di giorni quindici per prezzo di lire dieciotto ciascuno ». C'era
fretta nel proseguire il tempio, ma prima del 1490 non furono messi in opera nò collau-
dati i suddetti lavori di pietra.
Solo al primo ordine dell'ottagono, con gli ornamenti di terracotta e con gli stucchi
delle lesene angolari, che fiancheggiano la cappella dell'aitar maggiore, soprintese il Bat-
taggio; la verità di fatto apparisce più chiara da quel che segue. Sempre sotto la dire-
zione del Dolcebuono, Pietro Nostrano, •■< scalpellino milanese» (1490), s'impegna di dare le
colonne delle bifore, con i relativi capitelli, per la loggia superiore.4 La prima notizia della
storia patria, XI (1911), fase. I-II, pp. 141-203)
pretese di riconoscere nella Cattedrale di Pavia
«l'unico saggio compiuto dell'arte di costruzione
chiesastica del Vinci »! A parer nostro, Leonardo
rimane sempre un fiorentino ammirato della cupola
di S. Maria del Fiore, intorno alla quale incurva
absidi o cupole (Cfr. J. P. Richter, The literary
worhs of Leonardo da Vinci, London, 1883, v. II,
pp. 38-40). Lo studio del Battistero sembra lo
accosti a Bramante, ma a chi consideri la risolu-
zione delle linee d'insieme vien fatto di accorgersi
ch'essa è quasi sempre brunelleschiana ed indi-
pendente dalla coesione classica del grande urbi-
nate. Se un disegno del Codice Atlantico (Cfr. M.a-
laguzzi Valeri, op. ci/., II, p. 125) ha qualche pal-
lidissima attinenza con l'interno di S. Maria di
Canepanova a Pavia, gli schizzi planimetrici e
gli altri spaccati dello stesso foglio contradicono
i principi bramanteschi. E ciò vale a persuaderci
che nessuna finalità ebbero a comune il psicologo
di tutte le arti ed il solenne progettista, che con-
cepì la pittura o come un'espressione sussidiaria
della linea costruttiva o come un artifizio che al-
larga gli sfondi.
1 Archivio dell'Incoronata, Provisioni dal 1487
al 1488. Alla convenzione per la fabbrica — già
pubblicata dal Porro —segue questa nota inedita
e frantesa da altri. « [1488] Cum sit che certa mi-
nima differentia fosse nata tra li priori sindici et
agenti a nome de la fabricha de la gloriosissima In-
coronata Vergine Maria per una parte et magistro
Johanne Palagio per laltra parte de soy lauori de
intayo et de releui et che cum fosse dicto in congre-
gatione et per leuare ora falle pocha differentia fo
remisso al magnifico messer Clemente de Concorego
duchal comissario et uno deli deputati de dieta fa-
bricha et Mayoreto da Pusterla uno de li priori et d.
Johanni I-'etro Cagnola sindico et a d. Maiheo Ca-
mola de dieta fabricha thexaurario quali tuli haues-
sero a remanire dacordio con dicto magistro Johanne
et uniti tutti insema hozi che e adi II de septembre
in la caxa del prefato d. Clemente brevemente ma-
gistro Johanne ha fatto questa, per concluxione iniun-
gendo ali capituli notati et confirmandoli come tota-
liter e disposto voler fare cossa che piaza ala nostra
Dona et ali agenti a nome de quella et concludendo
dice essere contento di fare melere in opera li soy
lauori si intayali come quelli de reietto ». Il Mala-
guzzi (op. cit., II, p. 236) o cita dal Caffi (Del-
l'arte lodigiana, op. cit., 137), o crede a chi gli tras-
mise una notizia monca. Il Battaggio accetta di
continuare i suoi lavori di plastica dopo la compo-
sizione del commissario ducale; quanto alle cause
che determinarono il suo congedo, tacciono i docu-
menti; sicuro è che esse non vanno più ricercate
nell'opera decorativa, che l'artista si propone » de
fare cossa che piaza ec. » dopo essersi ritrovato d'ac-
cordo con la fabbriceria, in virtù del Concorezo,
che conciliò i pareri opposti.
2 Cernuscolo, ms. cit., aprile 1489.
3 Cernuscolo, ms. cit., 1489.
* Cernuscolo, ms. cit.: « Pietro Nostrano scal-
pellino Milanese s'obliga di dare otto colonne, con
suoi capitelli ed altretanti scartozi di marmo da met-
tere in opera olii fenestroni delti corridori a prezzo
di soldi 43 il brazzo per le colonne, et i capitelli di
L. 3 soldi 4 l'uno, et li scartozzi a .ragione di soldi 25
l'uno, in tutto L. 2g2 ». Il cronista riferisce la con»
venzione dell'archivio,