L'INCORONATA DI LODI ED IL SUO PROBLEMA COSTRUTTIVO
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si concepirono (fig. 7) per compiere l'idea bramantesca del curioso pronao,1 a cui dob-
biamo lamentare si sia rimessa la mano con una riquadratura ingombrante e meschina.
Il vestibolo, che ci prepara alla solenne visione dell'ottagono, è un'aggiunta necessaria
per qualsiasi edilìzio a pianta centrale; lo capì benissimo il Vitoni 2 nella chiesa del-
l'Umiltà a Pistoia.
Non ha importanza un disegno falsamente attribuito a Bramante (ch'è invece
uno sgorbio secentistico 3) per la facciata di S. Maria di Canepanova in Pavia (fig. 8).
Le guglie, laterali richiamano la cappella Portinari in S. Eustorgio a Milano, ed il corpo
Fip;. 6 — Spaccato dell'Incoronata (sec. xvn)
Lodi : Museo Civico
di mezzo non esce dalle regole del Serlio, tranne nel salvare la bifora che dà luce alla
loggia.
I capitelli del portico dell'Incoronata, nelle foglictte rigide della campana, e nei
caulicoli, assomigliano a quelli del chiostrino di S. Maria delle Grazie a Milano. Due
affreschi dell'atrio, de' quali non esiste che il contorno approssimativo in un'ombra
di colore, risalgono all'epoca di fondazione del tempio; l'uno, nella parete a destra,
1 Se ne vede uno nel Museo Civico di Lodi in
cui la loggia superiore è sostituita da una terrazza,
dietro la quale si aprono nel muro una porta e
due nicchie. Il coronamento triangolare non è
certo il miglior modo di risolvere il quesito ac-
cennato dall'architetto del tempio.
- L. Dami, Ventura Vitoni, in Bollettino storico
pistoiese, XVI (1914), pp. 19-20. L'autore di que-
sto saggio combatte la notizia del Vasari (op. e
t. citati, p. 165), che aveva avuto la correzione del
Milanesi (op. e t. citati, p. 168); ma è assurdo l'am-
mettere con lui che nessun influsso bramantesco
sia giunto al costruttore di Pistoia, che, per quanto
geloso de'precetti brunelleschiani, non poteva certo
disdegnare né ignorare il metodo del restauratore
dell'arte lombarda.
3 Nell'Archivio de'Barnabiti di Milano non riu-
scimmo a rintracciare l'originale, ma una bella
copia fotografica. Il Prkmoli (Storia dei Barna-
biti nel Cinquecento, Roma, 1913, p. 1562) crede
all'autenticità del disegno, mentre il Mai.aguzzi
Valeri (La corte di L. il Moro, II, pp. 120-21)
s'indugia a descriverlo come derivato dal maestro.
La grettezza del segno e le tornite affettazioni,
commiste con la larghezza impropria del corpo
mediano, soverchiato dal frontone triangolare,
confortano il dubbio che questo schizzo non ap-
partenga ad un architetto,
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si concepirono (fig. 7) per compiere l'idea bramantesca del curioso pronao,1 a cui dob-
biamo lamentare si sia rimessa la mano con una riquadratura ingombrante e meschina.
Il vestibolo, che ci prepara alla solenne visione dell'ottagono, è un'aggiunta necessaria
per qualsiasi edilìzio a pianta centrale; lo capì benissimo il Vitoni 2 nella chiesa del-
l'Umiltà a Pistoia.
Non ha importanza un disegno falsamente attribuito a Bramante (ch'è invece
uno sgorbio secentistico 3) per la facciata di S. Maria di Canepanova in Pavia (fig. 8).
Le guglie, laterali richiamano la cappella Portinari in S. Eustorgio a Milano, ed il corpo
Fip;. 6 — Spaccato dell'Incoronata (sec. xvn)
Lodi : Museo Civico
di mezzo non esce dalle regole del Serlio, tranne nel salvare la bifora che dà luce alla
loggia.
I capitelli del portico dell'Incoronata, nelle foglictte rigide della campana, e nei
caulicoli, assomigliano a quelli del chiostrino di S. Maria delle Grazie a Milano. Due
affreschi dell'atrio, de' quali non esiste che il contorno approssimativo in un'ombra
di colore, risalgono all'epoca di fondazione del tempio; l'uno, nella parete a destra,
1 Se ne vede uno nel Museo Civico di Lodi in
cui la loggia superiore è sostituita da una terrazza,
dietro la quale si aprono nel muro una porta e
due nicchie. Il coronamento triangolare non è
certo il miglior modo di risolvere il quesito ac-
cennato dall'architetto del tempio.
- L. Dami, Ventura Vitoni, in Bollettino storico
pistoiese, XVI (1914), pp. 19-20. L'autore di que-
sto saggio combatte la notizia del Vasari (op. e
t. citati, p. 165), che aveva avuto la correzione del
Milanesi (op. e t. citati, p. 168); ma è assurdo l'am-
mettere con lui che nessun influsso bramantesco
sia giunto al costruttore di Pistoia, che, per quanto
geloso de'precetti brunelleschiani, non poteva certo
disdegnare né ignorare il metodo del restauratore
dell'arte lombarda.
3 Nell'Archivio de'Barnabiti di Milano non riu-
scimmo a rintracciare l'originale, ma una bella
copia fotografica. Il Prkmoli (Storia dei Barna-
biti nel Cinquecento, Roma, 1913, p. 1562) crede
all'autenticità del disegno, mentre il Mai.aguzzi
Valeri (La corte di L. il Moro, II, pp. 120-21)
s'indugia a descriverlo come derivato dal maestro.
La grettezza del segno e le tornite affettazioni,
commiste con la larghezza impropria del corpo
mediano, soverchiato dal frontone triangolare,
confortano il dubbio che questo schizzo non ap-
partenga ad un architetto,