L'INCORONATA DI LODI ED IL SUO PROBLEMA COSTRUTTIVO
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i Piazza s'imponessero come ornatisti nell'opera complessiva, che assurge dalle debolezze
dell'eclettismo provinciale ai criteri estetici di una indipendente assimilazione — ed i
vani delle cantorie colmati da stupendi intagli in legno 1 (fig. 10). Tutto obbedisce ad un
ritmo convergente e, se pensiamo chiusa la cavità mostruosa del coro (della quale si pos-
sono incolpare l'architetto del papa, Carlo Fontana, e l'arcade Francesco De Lemene 2),
niente di più maestoso e di più raccolto colpisce meglio la nostra fantasia.
Fig, 8 — Disegno per S. Malia di Canepanova in Pavia
Milano: Archivio de'Barnabiti
Per discorrere dell'illuminazione, bisogna riportarci al complesso decorativo stabilito
dal primo architetto.3 Ogni cappella era rischiarata da una finestra circolare, tangente
1 La cantoria a destra fu condotta da Daniele
Ciani bari no, a cui appartiene anche la cassa del-
l'organo (Vedi Caffi, Dell'arte lodigìana, op. cit.,
pp. 140-41 e [A. Timoi.ati I, La famìglia artìstica dei
Gamberìni in Archìvio storico lodigiano, X, T891.
pp. 125-27), e quella a sinistra, che ne è una pa-
lese imitazione, è di Ciò. Maria Fossati. TJn appunto
franteso del Cf.rnuscoio fece confondere gli au-
tori delle imperfettissime gnide (Cfr. p. es., San-
t'Ambrogio, op. cit., p. 9 e II tempio dedicato alla
B. V. Incoronata in Lodi, Lodi, 1911, pp. 16-17).
2 Si veda la lettera di Carlo Fontana a F. De
Lemene (2 febbraio 1689), pubblicata dal BEL-
TRAME in Archivio storico lombardo, XX (1893),
pp. 997-1001. Fra le Minute dì lettere diverse del
S.re Francesco De Lemene (Bibl. Laudense,
Arni. XXf, A. 37) ne rinvenimmo una, sconosciuta,
con che il poeta ringrazia l'architetto della sua
«ricognizione » fatta all'Incoronata, e si scusa del
meschino compenso che gli può offrire la fabbri-
ceria del tempio. Cfr. A. Forat i t, L'r. De Lemene
e l'arte del suo tempo, in Arch. storico lodigiano,
XXXVI (1917) fase, I).
3 Oltre alla dedica del fregio, sopra l'arco della
cappella maggiore (Locus pubblicae olim Veneri
damnatus Virgini maximae | erecto tempio con-
secrataque ara castus religiose salutatur | I.auden.
populi impensis anno salutis MCCCCLXXXVIl), tutti
gli altri lati avevano richiami biblici; due ne ri-
copiò il Bergognone, ma il Bkltrami non li cita
esattamente (Ambr. Possano, op. cit., p. 87) e
non riconosce nel testo delle iscrizioni, simili per
i carati evi Ialini alla prima, un passo del Vangelo
di S. Luca (II, 29-32).
L'Arte. XX, 31
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i Piazza s'imponessero come ornatisti nell'opera complessiva, che assurge dalle debolezze
dell'eclettismo provinciale ai criteri estetici di una indipendente assimilazione — ed i
vani delle cantorie colmati da stupendi intagli in legno 1 (fig. 10). Tutto obbedisce ad un
ritmo convergente e, se pensiamo chiusa la cavità mostruosa del coro (della quale si pos-
sono incolpare l'architetto del papa, Carlo Fontana, e l'arcade Francesco De Lemene 2),
niente di più maestoso e di più raccolto colpisce meglio la nostra fantasia.
Fig, 8 — Disegno per S. Malia di Canepanova in Pavia
Milano: Archivio de'Barnabiti
Per discorrere dell'illuminazione, bisogna riportarci al complesso decorativo stabilito
dal primo architetto.3 Ogni cappella era rischiarata da una finestra circolare, tangente
1 La cantoria a destra fu condotta da Daniele
Ciani bari no, a cui appartiene anche la cassa del-
l'organo (Vedi Caffi, Dell'arte lodigìana, op. cit.,
pp. 140-41 e [A. Timoi.ati I, La famìglia artìstica dei
Gamberìni in Archìvio storico lodigiano, X, T891.
pp. 125-27), e quella a sinistra, che ne è una pa-
lese imitazione, è di Ciò. Maria Fossati. TJn appunto
franteso del Cf.rnuscoio fece confondere gli au-
tori delle imperfettissime gnide (Cfr. p. es., San-
t'Ambrogio, op. cit., p. 9 e II tempio dedicato alla
B. V. Incoronata in Lodi, Lodi, 1911, pp. 16-17).
2 Si veda la lettera di Carlo Fontana a F. De
Lemene (2 febbraio 1689), pubblicata dal BEL-
TRAME in Archivio storico lombardo, XX (1893),
pp. 997-1001. Fra le Minute dì lettere diverse del
S.re Francesco De Lemene (Bibl. Laudense,
Arni. XXf, A. 37) ne rinvenimmo una, sconosciuta,
con che il poeta ringrazia l'architetto della sua
«ricognizione » fatta all'Incoronata, e si scusa del
meschino compenso che gli può offrire la fabbri-
ceria del tempio. Cfr. A. Forat i t, L'r. De Lemene
e l'arte del suo tempo, in Arch. storico lodigiano,
XXXVI (1917) fase, I).
3 Oltre alla dedica del fregio, sopra l'arco della
cappella maggiore (Locus pubblicae olim Veneri
damnatus Virgini maximae | erecto tempio con-
secrataque ara castus religiose salutatur | I.auden.
populi impensis anno salutis MCCCCLXXXVIl), tutti
gli altri lati avevano richiami biblici; due ne ri-
copiò il Bergognone, ma il Bkltrami non li cita
esattamente (Ambr. Possano, op. cit., p. 87) e
non riconosce nel testo delle iscrizioni, simili per
i carati evi Ialini alla prima, un passo del Vangelo
di S. Luca (II, 29-32).
L'Arte. XX, 31