262 ADOLFO
correnti luminose die s'incontrano e si rifrangono:
trema la luce nelle spesse aureole dei capelli che
includono l'ovoide della testa di un angelo come
entro un cavo medaglione architettonico, oscilla
traversando le lastre di cristallo spesso della fine-
stra, infiora i capelli del putto, steli d'erba chiari.
È tale la grandezza di quelle forme pietrificate,
est) ance alla vita, che solo il nome di Piero appare
Fig. 2 - Firenze, Galleria degli Uffizi.
Pier della Francesca: Ritratto di Battista Sforza,
VENTURI
dotto da Giusto di Gami con materialità oppri-
mente, diviene, nelle mani di Piero della Francesca,
mezzo poderoso di stilizzazione geometrica: nessun
blandimento alle deformità dei lineamenti marcati,
ma. disciplina per mezzo di squadro, di nitida, de-
finizione geometrica. L'ovulo sporgente dell'occhio,
la piramide tronca del naso, la sfeta pesante del
mento, gli uncini neri che si stringono intorno al-
Fig. 3 — Firenze, Galleria degli Uffizi.
Pier della Francesca; Ritratto di Federico da Monteleltio,
degno dell'opera conosciuta certo da Giovanni
Santi e dal Perugino, probabilmente anche da
Raffaello. E (piando Raffaello già tardi nella sua
vita, comporrà il disegno, tradotto poi da scolari
in pittura, della Madonna dei candelabri, la con-
cezione della Vergine in maestà tra le due scorte
d'onore che le si stringono attorno levando alte
le fiaccole, sembrerà un'eco lontana, della sacer-
dotale composizione di Piero.
Quando Piero della Francesca per invito di
Federigo da Montcfeltro giunse alla città natale
di Raffaello, egli era all'apogeo della sua gloria:
il dittico con i ritratti del duca, d'Urbino e di Bat-
tista Sforza, sua. moglie, (fig. 20 3) e la preziosa
tavoletta con la Flagellazione rappresentano
l'arte del grande maestro nel suo pieno fulgore.
Il profilo irregolare del magnanimo duca, ripro-
l'orecchio, e lo compiimono, i porri trasparenti,
simili a gocce congelate, intesi in prospettiva, in-
nestano, tutti, i propiii regolari volumi geometiici
al volume totale, al grande cilindro appiattito del
busto. Nel ritratto eli Giusto di Ganti il profilo gib-
boso si sviluppa a festoni, tende sempre a rita-
gliarsi sul fondo per curve capiicciose; ma nel ri-
tratto di Piero il filo a piombo riconduce inevita-
bilmente la sagoma delle forme singole entro lo
schema prefisso: la bianca luce del fondo s'ingolfa
nei solchi profondi alla radice del naso e di sopra
al mento globoso; le labbra sottili, come margini
pallidi di feiita, combaciano tra i muscoli tesi, così
esattamente come combaciano i due anelloni che
incoronano il glande berretto rosso; come comba-
ciano, nel cortile di Luciano Laurana, i nitidi orli
dei cornicioni o gli anelli di un collarino di colonna.
correnti luminose die s'incontrano e si rifrangono:
trema la luce nelle spesse aureole dei capelli che
includono l'ovoide della testa di un angelo come
entro un cavo medaglione architettonico, oscilla
traversando le lastre di cristallo spesso della fine-
stra, infiora i capelli del putto, steli d'erba chiari.
È tale la grandezza di quelle forme pietrificate,
est) ance alla vita, che solo il nome di Piero appare
Fig. 2 - Firenze, Galleria degli Uffizi.
Pier della Francesca: Ritratto di Battista Sforza,
VENTURI
dotto da Giusto di Gami con materialità oppri-
mente, diviene, nelle mani di Piero della Francesca,
mezzo poderoso di stilizzazione geometrica: nessun
blandimento alle deformità dei lineamenti marcati,
ma. disciplina per mezzo di squadro, di nitida, de-
finizione geometrica. L'ovulo sporgente dell'occhio,
la piramide tronca del naso, la sfeta pesante del
mento, gli uncini neri che si stringono intorno al-
Fig. 3 — Firenze, Galleria degli Uffizi.
Pier della Francesca; Ritratto di Federico da Monteleltio,
degno dell'opera conosciuta certo da Giovanni
Santi e dal Perugino, probabilmente anche da
Raffaello. E (piando Raffaello già tardi nella sua
vita, comporrà il disegno, tradotto poi da scolari
in pittura, della Madonna dei candelabri, la con-
cezione della Vergine in maestà tra le due scorte
d'onore che le si stringono attorno levando alte
le fiaccole, sembrerà un'eco lontana, della sacer-
dotale composizione di Piero.
Quando Piero della Francesca per invito di
Federigo da Montcfeltro giunse alla città natale
di Raffaello, egli era all'apogeo della sua gloria:
il dittico con i ritratti del duca, d'Urbino e di Bat-
tista Sforza, sua. moglie, (fig. 20 3) e la preziosa
tavoletta con la Flagellazione rappresentano
l'arte del grande maestro nel suo pieno fulgore.
Il profilo irregolare del magnanimo duca, ripro-
l'orecchio, e lo compiimono, i porri trasparenti,
simili a gocce congelate, intesi in prospettiva, in-
nestano, tutti, i propiii regolari volumi geometiici
al volume totale, al grande cilindro appiattito del
busto. Nel ritratto eli Giusto di Ganti il profilo gib-
boso si sviluppa a festoni, tende sempre a rita-
gliarsi sul fondo per curve capiicciose; ma nel ri-
tratto di Piero il filo a piombo riconduce inevita-
bilmente la sagoma delle forme singole entro lo
schema prefisso: la bianca luce del fondo s'ingolfa
nei solchi profondi alla radice del naso e di sopra
al mento globoso; le labbra sottili, come margini
pallidi di feiita, combaciano tra i muscoli tesi, così
esattamente come combaciano i due anelloni che
incoronano il glande berretto rosso; come comba-
ciano, nel cortile di Luciano Laurana, i nitidi orli
dei cornicioni o gli anelli di un collarino di colonna.