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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 20.1917

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Fasc. 3
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Venturi, Adolfo: L' ambiente artistico urbinate nella seconda metà del Quattrocento
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https://doi.org/10.11588/diglit.17337#0301

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L'AMBIENTE ARTISTICO URBINATE NELLA SECONDA METÀ DEL '400 267

di uno spettatore è un gran disco lucente, una
piastra luminosa sul fondo; il corpo di ("visto è
formato della stessa sostanza preziosa, della co-
lonna, con un accostamento fine di bianco a
bianco; le palpebre, le labbra, le funi dei fla-
gelli, gli ovuli delle architetture raccolgon scintille;
le dita dei piedi di Cristo e di un flagellatore, ta-
gliate a uno stesso livello dall'effetto prospettico,
son file di minuscole perle sopra il nero opaco del
marmo o il bianco spento delle carni. 11 bianco do-
mina, e le zone scure non fanno che esaltarne il
candore: il centro della scena è un accostamento di
tre zone bianche: lo stipite della finta porta, lo stelo
cereo della colonna, il coipo di Cristo. In quella de-
lizia di bianchi si smarrisce soavemente la luce,
mentre il braccio nudo di un flagellatore si profila

di fantastica successione di pilastri magnifica-
mente scalati in altezza., e trovano la loro rispon-
denza nella sottile edicola gemmata e nell'estatica
figura del Fariseo. E si ripetono, nella regolarità
delle fasce prossime, i prodigi coloristici di Piero:
una greca di cielo azzurro e di fronde verdi nel
fondo; una successione di bianco, di grigio, di
azzurro e oro a destra, dove la testa grandiosa
dell'uomo sbarbato si iileva delicatamente per
ombre chiare e profili di bianca luce sulla pa-
rete di una casa come sópra il piano di una me-
daglia; rosso nel centro, nella veste del giovane
eroico, fratello agli angeli sacerdotali di Pieio; fasce
candide e lastre brune sul pavimento di marmo,
senza barbagli; sottili fasce scure che s'incavano
entro l'alabastro puro della balaustra e della fra-

sullo specchio scuro della parete con lo stesso ful-
gore niveo di una nuvola bianca al sole di prima-
vera. Kiflessi soffocati entro il velluto, nella veste
piana dell'assistente alla scena, e nella lastra di
marmo scuro dietro la colonnetta centrale; luci di
terso cristallo, come nella statuina dell'idolo; chia-
roii nebulosi e fulgori di pelle, giocano entro la
fantastica architettura preziosa. Come sempre nel-
l'opera, di Piero, l'impressione del movimento è
esclusa; la scena violenta, che il Signorelli interpre-
teià con energia iriefrenata, si compone in monu-
mentale calma: Pilato non stende neppure lo scet-
tro; lo spettatore in piedi è immobile come un pi-
lastro; i gesti angolari, a tensione obliqua, dei fla-
gellatori non hanno altro scopo che di squadro,
e Cristo si dispone, con perfetta calma, intorno
alla colonna, e poggia il suo piede sul piede di un
flagellatore, formando con esso un sol nodo ebur-
neo: nessun gesto d'ira tuiba la pace profonda,
nascente da regolarità cristallina di spazi luminosi.

Fuori del pretorio, tra marmi e vani azzurri
di cielo, architettura e figure compongono insieme
la struttura di un altro edificio a pianta quadrata.
Le case che si allineano a destra, tagliate dal
margine della tavola a torricelle quadre, pren-
dono, con il grande personaggio di profilo, valore

gilè edicola. L'angolo della casa in fondo, con la
aperta galleria dell'ultimo piano, dà, l'idea di un or-
gano gigantesco che innalzi senza fine le sue canne
bianche verso il ciclo: il sole abbacina la facciata
candida, mentre le voci del bianco si smarriscono
tremule tra le penombre spente dell'intercolunnio.

La grandezza ieratica delle forme di Piero s'im-
prime in quella meravigliosa torre candida, come
nella colonna ideale del giovane. Edifici e figure
s'immedesimano nella geometrica impostatura del-
le forme; i tipi umani nella loro grandiosa assoluta
impersonalità si assimilano ai marmi puri e freddi;
e il sole, che involge gli aperti edifici e le forme
umane grandiose, trasforma ogni sostanza, marmi,
carni o panni, in sostanza preziosa.

* * *

Vicine all'arte di Piero della. Francesca, nono-
stante la diligenza un po' minuziosa nella defini-
zione delle forme ai chi tettoniche e nella distribu-
zione dei riflessi e delle ombre, sono le tavolette di
prospettiva destinate probabilmente a qualche ga-
binetto del duca Federigo, ora divise tra Urbino,
Berlino e Baltimora (fig. 7, 8, 9), La sola, rimasta
ad Urbino rappresenta una piazza ideale: un tem-
pietto rotondo tra due ali di case alabastrine: una
 
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