L'AMBIENTE ARTISTICO URBINATE NELLA SECONDA METÀ DEL '400 269
La terza tavoletta, nella raccolta Walter di
Baltimora, già in quella Massarenti di Roma,
è la sola che presenti macchiette di carattere
umbro-signorelliano. Essa ci dà la ricostruzione
di una piazza secondo il sogno d'un umanista.
Un alto zoccolo, al quale guidano tre ampie sca-
linate, sopraeleva dal piano marmoreo della piazza
due palazzi, un tempio, un circo romano, un arco
di trionfo, come sopra un altare: attraverso le
arcate, si vede la massa scura di una chiesa, i
colli, il cielo limpido. 1 palazzi son dadi alaba-
strini, come ad Urbino, con finestre rettangolari
sormontate da archi: il tempietto, di tipo classico,
ben ci ricorda, nonostante la sua pianta ottagonale,
il puro ciborio che segna il centro della, prospet-
tiva urbinate. L'anfiteatro può dirsi una copia
dell'antico, ma una copia ridotta alle pioporzioni
per città ideale, che il grande teorico evoca nelle
pagine del suo trattato. Accanto al molo della
città ideale, le piazze con templi e archi: lo stesso
sogno di solitudini incontaminate invase dal
sole, di superfici lisce non macchiate dall'ombra,
di alta organica simmetria, di forme elette com-
poste in sostanza preziosa.
* * *
L'astrazione formale portata da Piero della
Francesca in Urbino ha riscontro, in scultura,
con l'arte del dalmata Francesco Laurana chia-
mato da Federigo da Montefeltro ad arricchire
il palazzo che il più a.rmonico tra gli architetti
del nostro Rinascimento aveva innalzato per la
gloria d el principe e della vita artistica ni binate.
L'opera dello scultore dalmata è stata rintracciata
Fig. 9 - Baltimora, Collezione Walter. Scuola di Piero della Francesca : prospettiva.
del Rinascimento, un Colosseo con archi slanciati,
e sottili pilastri divisori: l'arco trionfale è imitato
da quello di Costantino, ma anch'esso impicciolito,
livellato, sormontato da timpani a triangolo o
a lunetta, come le finestre dei palazzi del Rina-
scimento, profilato finemente. Sulla piazza, lastre
di marmo ciliare lipetono il gioco di specchi
variati di tinta, prediletto da Piero, con un mera-
viglioso nitore geometrico: da un piedistallo
chiaro trasparente — due lastre sovrapposte di
marmo, un poligono sopra un rettangolo — sorge
la bella tazza seni a della fontana, che per acco-
stamento prospettico, sembra continuarsi nella
losanga di marmo scuro più lontana. Le formi-
chette umane, che si accostano alla fonte per
riempire anfore, o passeggiano a crocchi presso
gli edifici lontani, scompaiono; ondeggiamenti
di vesti e di. peisone mostrano l'incapacità, nel
pittore dei quadri urbinati, di fondete in un solo
organismo architetture e figuie. F quattro nobili
colonne onorarie, con Vittorie al sommo, e ghir-
lande entro le facce delle belle basi licurve, com-
pletano questa traduzione di Roma nello stil
nuovo: inattuabile nella realtà, come i sogni di
Leon Battista Alberti, quelle visioni di piazze
nelle mostre di alcune finestre, nelle decorazioni
di porte e camini, e, come già fu notato, da per
tutto si rivela opera di artista che sdegna cura
di proporzioni, purezza di profili architettonici
pur di dar valore ad effetti fantastici di decora-
zione plastica. Quale ricchezza di effetti chiaro-
SCUiali in quei racemi gotici rampanti nell'arco
interno di una finestra dell'appartamento della
Jole (fig. 10), quale varietà di cavi racchiusi tra
le volute elastiche delle foglie di acanto gigan-
tesche! E come si snodano, si alleggeriscono,
lanciandosi verso l'alto, i rottili massicci di fo-
glie di quei eia o d'alloro, che si stipano nel cor-
nicione interno della finestra, e sono fermati da,
tondetti come borchie racchiudenti conchiglie
o rosoni o teste fantastiche rotanti, coi capelli
a fiamma, entro la scodelletta nitida del tondo!
Non ci tratterremo su tutte le opere di Francesco
Laurana nel palazzo urbinate, ma sulle due che
possono meglio illuminarci riguardo alle qualità
della sua arte in un periodo ancora di prepara-
zione: il camino della Jole (fig. 11) e la porta
della sala contigua. 11 camino gigantesco è, come
architettura, un assurdo: i pilastri scavati con le
statue di Ercole e di Jole reggono due ordini di
La terza tavoletta, nella raccolta Walter di
Baltimora, già in quella Massarenti di Roma,
è la sola che presenti macchiette di carattere
umbro-signorelliano. Essa ci dà la ricostruzione
di una piazza secondo il sogno d'un umanista.
Un alto zoccolo, al quale guidano tre ampie sca-
linate, sopraeleva dal piano marmoreo della piazza
due palazzi, un tempio, un circo romano, un arco
di trionfo, come sopra un altare: attraverso le
arcate, si vede la massa scura di una chiesa, i
colli, il cielo limpido. 1 palazzi son dadi alaba-
strini, come ad Urbino, con finestre rettangolari
sormontate da archi: il tempietto, di tipo classico,
ben ci ricorda, nonostante la sua pianta ottagonale,
il puro ciborio che segna il centro della, prospet-
tiva urbinate. L'anfiteatro può dirsi una copia
dell'antico, ma una copia ridotta alle pioporzioni
per città ideale, che il grande teorico evoca nelle
pagine del suo trattato. Accanto al molo della
città ideale, le piazze con templi e archi: lo stesso
sogno di solitudini incontaminate invase dal
sole, di superfici lisce non macchiate dall'ombra,
di alta organica simmetria, di forme elette com-
poste in sostanza preziosa.
* * *
L'astrazione formale portata da Piero della
Francesca in Urbino ha riscontro, in scultura,
con l'arte del dalmata Francesco Laurana chia-
mato da Federigo da Montefeltro ad arricchire
il palazzo che il più a.rmonico tra gli architetti
del nostro Rinascimento aveva innalzato per la
gloria d el principe e della vita artistica ni binate.
L'opera dello scultore dalmata è stata rintracciata
Fig. 9 - Baltimora, Collezione Walter. Scuola di Piero della Francesca : prospettiva.
del Rinascimento, un Colosseo con archi slanciati,
e sottili pilastri divisori: l'arco trionfale è imitato
da quello di Costantino, ma anch'esso impicciolito,
livellato, sormontato da timpani a triangolo o
a lunetta, come le finestre dei palazzi del Rina-
scimento, profilato finemente. Sulla piazza, lastre
di marmo ciliare lipetono il gioco di specchi
variati di tinta, prediletto da Piero, con un mera-
viglioso nitore geometrico: da un piedistallo
chiaro trasparente — due lastre sovrapposte di
marmo, un poligono sopra un rettangolo — sorge
la bella tazza seni a della fontana, che per acco-
stamento prospettico, sembra continuarsi nella
losanga di marmo scuro più lontana. Le formi-
chette umane, che si accostano alla fonte per
riempire anfore, o passeggiano a crocchi presso
gli edifici lontani, scompaiono; ondeggiamenti
di vesti e di. peisone mostrano l'incapacità, nel
pittore dei quadri urbinati, di fondete in un solo
organismo architetture e figuie. F quattro nobili
colonne onorarie, con Vittorie al sommo, e ghir-
lande entro le facce delle belle basi licurve, com-
pletano questa traduzione di Roma nello stil
nuovo: inattuabile nella realtà, come i sogni di
Leon Battista Alberti, quelle visioni di piazze
nelle mostre di alcune finestre, nelle decorazioni
di porte e camini, e, come già fu notato, da per
tutto si rivela opera di artista che sdegna cura
di proporzioni, purezza di profili architettonici
pur di dar valore ad effetti fantastici di decora-
zione plastica. Quale ricchezza di effetti chiaro-
SCUiali in quei racemi gotici rampanti nell'arco
interno di una finestra dell'appartamento della
Jole (fig. 10), quale varietà di cavi racchiusi tra
le volute elastiche delle foglie di acanto gigan-
tesche! E come si snodano, si alleggeriscono,
lanciandosi verso l'alto, i rottili massicci di fo-
glie di quei eia o d'alloro, che si stipano nel cor-
nicione interno della finestra, e sono fermati da,
tondetti come borchie racchiudenti conchiglie
o rosoni o teste fantastiche rotanti, coi capelli
a fiamma, entro la scodelletta nitida del tondo!
Non ci tratterremo su tutte le opere di Francesco
Laurana nel palazzo urbinate, ma sulle due che
possono meglio illuminarci riguardo alle qualità
della sua arte in un periodo ancora di prepara-
zione: il camino della Jole (fig. 11) e la porta
della sala contigua. 11 camino gigantesco è, come
architettura, un assurdo: i pilastri scavati con le
statue di Ercole e di Jole reggono due ordini di