L'AMBIENTE ARTISTICO URBINATE NELLA SECONDA METÀ DEL >o 283
Le porte del pianterreno sono squadrate, ampie, il l.aurana, nella facciata a ponente del palazzo di
chiuse solidamente tra i bei pilastri dorici, vere Urbino, otterrà, come nessun altro mai, euritmia
cariatidi; quadre le piccole finestre, allineate, come di rapporti nella scala ascendente delle tre loggette
tabelle votive, a filo dell'incorniciatura delle porte; auree. E non più il bugnato, ma pietre lisce inse-
a rombi lo zoccolo di greca purezza, con la sua ni- rite nel piano della facciata regolarmente, e largo
tida e spianata predella. E i pilastri, ossatura del- uso dello stiacciato invece che dell'aggetto roma-
l'edificio, dividon per la prima volta la facciata ili no; tendenza a superfici levigate, chiare, distese, si-
Fig. 23 - Firenze, Musco Nazionale.
Bruiiellesco: bronzo del «Sacrificio d'Isacco».
una casa fiorentina in pause regolari, chiudendo
nei loro intervalli le finestre dei piani superiori,
ampie, maestose, destinate a avvolger di sole le
stanze, che Leon Battista Alberti voleva lumino-
sissime. Le cornici ampie di pietre regolari attorno
gli stipiti si appoggiano agli alti pilastri, con soli-
dità perfetta; la raggiera, ad arco riposa, dignito-
samente, su quelle cornici equivalenti anch'esse a
pilastri, come i due archetti minori sulla chiara e
semplice trabeazione delle finestre: le raggiere ela-
stiche del Brunellesco diventano archi prementi.
Al primo piano, ordine dorico; al secondo, ionico;
al terzo, corinzio, secondo logica costruttiva che
vuole effetto di peso, di gra vità, maggiore nel basso,
un lento successivo alleggerimento verso l'alto;
gnorile calma accompagnata da purezza inalterata
di linee. Rossellijro, imitando l'Alberti nel palazzo
di Pienza, muta involontariamente i rapporti pro-
porzionali dei membri, e con ciò perde lo spirito
classico del prototipo, riposato e grave.
Lo stesso spirito di nobiltà e di forza vive
nella facciata di Santa Maria Novella a Firenze
(fig. 27). Rimanevano, nell'ordine inferiore, gli
antichi archetti gotici con lo loro esili sagomature;
l'Alberti, non curante di adattamenti alle forme
sopravvissute, le assoggetta e quasi le sopprime
per mezzo di una nuova e salda ossatura: l'archi-
tettura del Rinascimento trionfa su quella del
medioevo. Due potenti pilastri fasciati di bianco
e nero, quattro colonne di marmo verde compiono
Le porte del pianterreno sono squadrate, ampie, il l.aurana, nella facciata a ponente del palazzo di
chiuse solidamente tra i bei pilastri dorici, vere Urbino, otterrà, come nessun altro mai, euritmia
cariatidi; quadre le piccole finestre, allineate, come di rapporti nella scala ascendente delle tre loggette
tabelle votive, a filo dell'incorniciatura delle porte; auree. E non più il bugnato, ma pietre lisce inse-
a rombi lo zoccolo di greca purezza, con la sua ni- rite nel piano della facciata regolarmente, e largo
tida e spianata predella. E i pilastri, ossatura del- uso dello stiacciato invece che dell'aggetto roma-
l'edificio, dividon per la prima volta la facciata ili no; tendenza a superfici levigate, chiare, distese, si-
Fig. 23 - Firenze, Musco Nazionale.
Bruiiellesco: bronzo del «Sacrificio d'Isacco».
una casa fiorentina in pause regolari, chiudendo
nei loro intervalli le finestre dei piani superiori,
ampie, maestose, destinate a avvolger di sole le
stanze, che Leon Battista Alberti voleva lumino-
sissime. Le cornici ampie di pietre regolari attorno
gli stipiti si appoggiano agli alti pilastri, con soli-
dità perfetta; la raggiera, ad arco riposa, dignito-
samente, su quelle cornici equivalenti anch'esse a
pilastri, come i due archetti minori sulla chiara e
semplice trabeazione delle finestre: le raggiere ela-
stiche del Brunellesco diventano archi prementi.
Al primo piano, ordine dorico; al secondo, ionico;
al terzo, corinzio, secondo logica costruttiva che
vuole effetto di peso, di gra vità, maggiore nel basso,
un lento successivo alleggerimento verso l'alto;
gnorile calma accompagnata da purezza inalterata
di linee. Rossellijro, imitando l'Alberti nel palazzo
di Pienza, muta involontariamente i rapporti pro-
porzionali dei membri, e con ciò perde lo spirito
classico del prototipo, riposato e grave.
Lo stesso spirito di nobiltà e di forza vive
nella facciata di Santa Maria Novella a Firenze
(fig. 27). Rimanevano, nell'ordine inferiore, gli
antichi archetti gotici con lo loro esili sagomature;
l'Alberti, non curante di adattamenti alle forme
sopravvissute, le assoggetta e quasi le sopprime
per mezzo di una nuova e salda ossatura: l'archi-
tettura del Rinascimento trionfa su quella del
medioevo. Due potenti pilastri fasciati di bianco
e nero, quattro colonne di marmo verde compiono