BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
295
rileva i gravi mancamenti. Ciò dà occasione al critico inglese
di dir la propria opinione sul valore relativo che si può ancora
attribuire a Vitruvio, c sulle principali questioni critiche che
sorgono nell'interpretazione del testo antico. Manca però
ogni riflessione sul valore storico-estetico delle affermazioni
puramente teoretiche di Vitruvio. (r. I.)
103. Pottier (C.), L'origine des Musées et leur
róle. (Gaz. d. B. A., gennaio-marzo, 1917).
Un'insigne raccolta di truismi a prova di bomba; enorme-
mente assennati. (r. I.)
104. Cust (Lionel), A French Artist in Iialy
in the i8th Centurv. (Buri. Mag., aprile 1916).
Alcune noterelle a matita sul Voyage di Monsieur Cochin
in Italia e sull'importanza delle sue critiche. Le osservazioni
del C. sul valore « storicamente relativo », ma appunto per ciò
tanto più saporoso, della critica del Cochin, impossibilitato
dal suo personale e inevitabile « settecentismo » a giungere a
un apprezzamento compiuto, poniamo, dei primitivi italiani,
sono perfettamente esatte; e tornano assai care a noi, vecchi
ammiratori di Moristi Cochin. (/'. /.)
TI. - Arte europea fino all'XI secolo.
105. Kingsley-Porter (A.), The Chronology of
Carlovingian Ornament in Italy (Buri. Mag., marzo
I9I7)-
L'eccellente storico americano dell' architettura risolve
in due pagine una importante questione di storia dell'arte
medievale.
Il Cattaneo, nello zelo di stabilire la sua fondamentale, distin-
zione tra l'ornamento «lombardo» (dopo il 1000) e il Caro-
lingio (prima), diede a quest'ultimo una determinazione un
po' frettolosa, e, fondandosi essenzialmente sull'esame del-
l'archivolto di San Giorgio di Valpolicella (Liutprarido), con-
cluse che l'ornamento carolingio ■ dall'estrema rozzezza di
quel monumento s'era a poco a poco raffilato fino a raggiun-
gere una specie di rinascenza nell'xi secolo; nell'ornamento
lombardo.
Ma ecco che il Kingsley Porter pubblica un marmo inedito
del più grande valore, la pietra tombale di San Cumiano nella
cripta di San Colombano a Bobbio. L'iscrizione riporta
quei monumento all'vin secolo, allo stesso tempo del ciborio
di San Giorgio, eppure noi vediamo quella lastra esser lavorata
con delicatezza e sensibilità notevolissime; e altrettanto —
osservali Kingsley Porter, uomo di sicuro intuito e di palato
sicuro ed esente da snobismi nel giudicare del « primitivo » —
altrettanto si può dire dei capitelli del primo San Pietro in
Celdoro nel Musco di Pavia, e del sarcofago di Teodota, opere
dello stesso tempo.
E poiché, procedendo nell'vni, ix e x secolo, da San Sal-
vatore di Brescia (750), ai capitelli di Villanuova, Porcile,
Verona (Cattedrale), Ciborio di S. Apollinare in Classe, S. Sa-
tiro, San Savino a Piacenza (903), si nota in essi via via un
progressivo impoverimento, il K. P. ne conclude che le afferma-
zioni del Cattaneo si debbono semplicemente capovolgere.
Il periodo classico dell'ornamento carolingio è l'viil secolo;
e a questa convinzione si giunge di sull'esame di monumenti
creati in eentri artistici di prim'ordine nell'alto medio-evo,
come Bobbio e Pavia, e non in piccole agenzie di provincia,
come Valpolicella, e simili. La decadenza invece, aumenta fino
all'xi secolo, quando s'inizia la nuova affermazione medievale
lombarda.
Il K. P., poiché i contatti fra l'arte celtica e l'arte caro-
lingia dell'Italia settentrionale sono stati spesso osservati,
chiude il suo bell'articolo osservando rapidamente la possibi-
lità di relazioni tra Bobbio e la civiltà celtica; ma senza voler
concludere. (r. I.)
III. - Arte romanica.
106. Conway (Sir Martin), The Bamberg Trea-
sury. (Buri. Magazine, ottobre-novembre 1914).
Il tesoro della Cattedrale di Bamberga (1007), legato ai
nomi di Enrico II e di Cunegonda, ebbe inizio eolla Cattedrale
stessa; poi subì arricchimenti, diminuzioni, mutazioni finche
sui primi del secolo xix fu secolarizzato e disperso tra il
tesoro reale di Monaco, e la biblioteca di Bamberga.
Il Conway ne esamina i pezzi più rari in vasi, legature,
dittici, corone. A proposito delle legature di libri, osteggia
le opinioni degli autori di una monografia speciale sul tesoro
di Bamberga (Bassemann-Jordan u. Schmid, Der Bambcvgcr
Domschatz, Munich, 1914) che insistono per la paternità ger-
manica di molte di quelle legature; il C. ammette semplice-
mente che come gli artefici romani che lavoravano per i bar-
bari, risentivano alquanto del gusto di quelli, così avvenne
verso il 1000 per gli artisti greci chiamati alla corte degli Ot-
toni. Come ricorda il C, le legature di libri dell'Europa occi-
dentale dal ix all'xi secolo si dividono in due gruppi. 11 primo
che comprende come esempio canonico gli Evangeli di Carlo
il Calvo, ha caratteri « barbarici » nella composizione tozza e
rozza. Il secondo si rivela dapprima nel Codex-Aureus di S. Em-
merano (980-990) (Libro di Monaco), e con le nuove tendenze
alla raffinatezza e alla simmetria manifesta l'apparire in Ger-
mania di artefici Greci.
Il Conway studia poi alcuni dei dittici bizantini contenuti
nel tesoro, Ì reliquari fra cui bellissimo quello della Croce
per ('ui rifiuta l'attribuzione proposta ad artista germanico.
Delle parecchie corone un tempo conservate nel tesoro,
tre ancora sussistono; il C. studia quella di Santa Cunegonda,
di carattere veramente » nordico » ma con aggiunte del '300;
e quella che sebbene sia detta di Sant'Enrico, tuttavia appare
in un aspetto quasi completamente trecentesco; un pezzo mi-
rabile di gioielleria gotica.
Anche più raro è lo scrigno di Santa Cunegonda, che si po-
trebbe dire quasi un pendant di quello famoso di Santa Cor-
onila, conservato- a Cammin in Pomerania. L'uno e l'altro
sono fra gli esempi più belli e affascinanti che ci abbia lasciato
l'arte scandinava, che dominava artisticamente anche la
Pomerania nella prima metà del xn secolo; epoca cui risale
con ogni approssimazione il mirabile cofanetto di Santa Cu-
negonda, decorato di originalissimi fermagli zoomorfìci, e di
inestricabili intagli in osso. /.)
295
rileva i gravi mancamenti. Ciò dà occasione al critico inglese
di dir la propria opinione sul valore relativo che si può ancora
attribuire a Vitruvio, c sulle principali questioni critiche che
sorgono nell'interpretazione del testo antico. Manca però
ogni riflessione sul valore storico-estetico delle affermazioni
puramente teoretiche di Vitruvio. (r. I.)
103. Pottier (C.), L'origine des Musées et leur
róle. (Gaz. d. B. A., gennaio-marzo, 1917).
Un'insigne raccolta di truismi a prova di bomba; enorme-
mente assennati. (r. I.)
104. Cust (Lionel), A French Artist in Iialy
in the i8th Centurv. (Buri. Mag., aprile 1916).
Alcune noterelle a matita sul Voyage di Monsieur Cochin
in Italia e sull'importanza delle sue critiche. Le osservazioni
del C. sul valore « storicamente relativo », ma appunto per ciò
tanto più saporoso, della critica del Cochin, impossibilitato
dal suo personale e inevitabile « settecentismo » a giungere a
un apprezzamento compiuto, poniamo, dei primitivi italiani,
sono perfettamente esatte; e tornano assai care a noi, vecchi
ammiratori di Moristi Cochin. (/'. /.)
TI. - Arte europea fino all'XI secolo.
105. Kingsley-Porter (A.), The Chronology of
Carlovingian Ornament in Italy (Buri. Mag., marzo
I9I7)-
L'eccellente storico americano dell' architettura risolve
in due pagine una importante questione di storia dell'arte
medievale.
Il Cattaneo, nello zelo di stabilire la sua fondamentale, distin-
zione tra l'ornamento «lombardo» (dopo il 1000) e il Caro-
lingio (prima), diede a quest'ultimo una determinazione un
po' frettolosa, e, fondandosi essenzialmente sull'esame del-
l'archivolto di San Giorgio di Valpolicella (Liutprarido), con-
cluse che l'ornamento carolingio ■ dall'estrema rozzezza di
quel monumento s'era a poco a poco raffilato fino a raggiun-
gere una specie di rinascenza nell'xi secolo; nell'ornamento
lombardo.
Ma ecco che il Kingsley Porter pubblica un marmo inedito
del più grande valore, la pietra tombale di San Cumiano nella
cripta di San Colombano a Bobbio. L'iscrizione riporta
quei monumento all'vin secolo, allo stesso tempo del ciborio
di San Giorgio, eppure noi vediamo quella lastra esser lavorata
con delicatezza e sensibilità notevolissime; e altrettanto —
osservali Kingsley Porter, uomo di sicuro intuito e di palato
sicuro ed esente da snobismi nel giudicare del « primitivo » —
altrettanto si può dire dei capitelli del primo San Pietro in
Celdoro nel Musco di Pavia, e del sarcofago di Teodota, opere
dello stesso tempo.
E poiché, procedendo nell'vni, ix e x secolo, da San Sal-
vatore di Brescia (750), ai capitelli di Villanuova, Porcile,
Verona (Cattedrale), Ciborio di S. Apollinare in Classe, S. Sa-
tiro, San Savino a Piacenza (903), si nota in essi via via un
progressivo impoverimento, il K. P. ne conclude che le afferma-
zioni del Cattaneo si debbono semplicemente capovolgere.
Il periodo classico dell'ornamento carolingio è l'viil secolo;
e a questa convinzione si giunge di sull'esame di monumenti
creati in eentri artistici di prim'ordine nell'alto medio-evo,
come Bobbio e Pavia, e non in piccole agenzie di provincia,
come Valpolicella, e simili. La decadenza invece, aumenta fino
all'xi secolo, quando s'inizia la nuova affermazione medievale
lombarda.
Il K. P., poiché i contatti fra l'arte celtica e l'arte caro-
lingia dell'Italia settentrionale sono stati spesso osservati,
chiude il suo bell'articolo osservando rapidamente la possibi-
lità di relazioni tra Bobbio e la civiltà celtica; ma senza voler
concludere. (r. I.)
III. - Arte romanica.
106. Conway (Sir Martin), The Bamberg Trea-
sury. (Buri. Magazine, ottobre-novembre 1914).
Il tesoro della Cattedrale di Bamberga (1007), legato ai
nomi di Enrico II e di Cunegonda, ebbe inizio eolla Cattedrale
stessa; poi subì arricchimenti, diminuzioni, mutazioni finche
sui primi del secolo xix fu secolarizzato e disperso tra il
tesoro reale di Monaco, e la biblioteca di Bamberga.
Il Conway ne esamina i pezzi più rari in vasi, legature,
dittici, corone. A proposito delle legature di libri, osteggia
le opinioni degli autori di una monografia speciale sul tesoro
di Bamberga (Bassemann-Jordan u. Schmid, Der Bambcvgcr
Domschatz, Munich, 1914) che insistono per la paternità ger-
manica di molte di quelle legature; il C. ammette semplice-
mente che come gli artefici romani che lavoravano per i bar-
bari, risentivano alquanto del gusto di quelli, così avvenne
verso il 1000 per gli artisti greci chiamati alla corte degli Ot-
toni. Come ricorda il C, le legature di libri dell'Europa occi-
dentale dal ix all'xi secolo si dividono in due gruppi. 11 primo
che comprende come esempio canonico gli Evangeli di Carlo
il Calvo, ha caratteri « barbarici » nella composizione tozza e
rozza. Il secondo si rivela dapprima nel Codex-Aureus di S. Em-
merano (980-990) (Libro di Monaco), e con le nuove tendenze
alla raffinatezza e alla simmetria manifesta l'apparire in Ger-
mania di artefici Greci.
Il Conway studia poi alcuni dei dittici bizantini contenuti
nel tesoro, Ì reliquari fra cui bellissimo quello della Croce
per ('ui rifiuta l'attribuzione proposta ad artista germanico.
Delle parecchie corone un tempo conservate nel tesoro,
tre ancora sussistono; il C. studia quella di Santa Cunegonda,
di carattere veramente » nordico » ma con aggiunte del '300;
e quella che sebbene sia detta di Sant'Enrico, tuttavia appare
in un aspetto quasi completamente trecentesco; un pezzo mi-
rabile di gioielleria gotica.
Anche più raro è lo scrigno di Santa Cunegonda, che si po-
trebbe dire quasi un pendant di quello famoso di Santa Cor-
onila, conservato- a Cammin in Pomerania. L'uno e l'altro
sono fra gli esempi più belli e affascinanti che ci abbia lasciato
l'arte scandinava, che dominava artisticamente anche la
Pomerania nella prima metà del xn secolo; epoca cui risale
con ogni approssimazione il mirabile cofanetto di Santa Cu-
negonda, decorato di originalissimi fermagli zoomorfìci, e di
inestricabili intagli in osso. /.)