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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 20.1917

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Fasc. 4
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Bollettino bibliografico
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https://doi.org/10.11588/diglit.17337#0399

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Bollettino bibliografico

365

sione é del sopralluogo: noia che trapela non di rado da le parti
già compiute di questa Guida.

La quale così com'è, è di già, senza dubbio, la più utile
Guida Generale apparsa finora in Italia; la quale senza dubbio
sostituirà il Baedeker, perchè è di tanto più ricca del Baedeker
in notizie, e perchè imita il Baedeker; la quale vorremmo però
sostituisse in seguito più intimamente il Baedeker, per essere
dal Baedeker molto diversa.

Ouanto ai giudizi generali da noi recati sulle introduzioni,
alle bellezze di natura e d'arte, essi sono troppo generali per
l'appunto per sperare di essere ascoltati in un prossimo avve-
nire; riguardano rivolgimenti troppo essenziali di forme men-
tali per potere sperare una rapida attuazione. No, meglio ac-
contentarsi di una guida come quella che il Touring oggi ci
offre, migliorata soltanto in que' particolari che abbiamo r.olto
in fallo; e tutt'al più scrivere sul frontespizio con desolata con-
discendenza: « Ma vìva la statistica, vivano le scienze econo-
miche, morali e politiche, le enciclopedie portatili, i manuali,
[le guide], e le tante beile creazioni del nostro secolo ».

Dove soltanto [le guide] è giunta mia, il resto di Leopardi.

(f. h).

180. «Faenza» Bollettino del Museo Internazio-
nale delle Ceramiche. — Roma, 1913-1917.

S'è indugiato a far parola di questa Rivista, che si pub-
blica già da quattr'anni, per dire più compiutamente del suo
carattere e del suo ufficio.

Unico fra i repertori italiani per lo studio della ceramica,
« Faenza » è singolare anche pei il suo programma, scien-
tifico a un tempo e fattivo: a bene giudicarne converrebbe
illustrare (e ci sarebbe caro) l'organismo d'istituti che la
città manfrediana ha fondato o prepara per la sua nuova
civiltà figulina: il museo internazionale, la scuola, il labora-
torio, la stanza commerciale.

La rivista ne è organo o voce propugnatrice: e come il
museo con le sue collezioni tipo-cronologiche ha valore
storico e didattico, s'accordano nel periodico gli intenti dello
studioso e del produttore, ispirati a quel medesimo con-
cetto armonico che presiede il laboratorio e la scuola: gli
esordi dell'insegnamento (e della produzione quindi) sono
gli esordi storici.

Oltre gli articoli di carattere tecnico-scientifico (vedi:
Vincenzo Savini, Le stoviglie comuni di Faenza rispetto al-
l'igiene, fase. Ili, 1916) servono alle necessità dell'industria
distinte e copiose rubriche, dove si tratta d'un po' tutto
lo scibile figulino: dai nuovi sistemi dei forni alle fiere nazio-
nali e straniere ai bollettini delle Camere di commercio;
dai dati statistici alle ricette per promuovere utili esperienze
fra gli « orzolari » moderni.

Anche il profano ci può imparale molte cose interessanti
l'arte del fuoco: e, se non altro, ammirare la probità della
gente di mestiere, a cui' la precisione tecnica è un rito.

Per la parte storico-scientifica ricordiamo, come più im-
portanti, gli articoli che seguono.

B alla t*d ini G. (1913. Fase. IV). Marche di fabbri-
che. È una revisione alla ristampa del Graesse fatta dallo
Ziiumcrmann. Si rivedono le bucce al capitolo delle marche

faentine e si tocca la delicata questione delle' Somiglianze
tra fabbriche faentine e fiorentine, che attingevano ad una
medesima fonte o influivano le une sulle altre.

I d. I d. (1914. Fase. I). Un boccale faentino del 500
col Leone di S. Marco. Precede un cenno sulla produzione
faentina fuor di Faenza.

I d. I d. (1914. Fase. III). Sulle origini dell'arte della,
maiolica. L una recensione pazientissima dell'opera del
Bodè: Le origini dell'opera, majolicaria toscana con speciale
riguardo alle majoliehe faentine (Bard., Berlin lyn). Il
commento e la confutazione, che seguiranno, si pievedono
da chi conosca anche solo un poco le storiche battaglie
ballar di ni ane.

I d. I d. (1915, Fase. II)* Pace in tempo di guerra.
Per la nomenclatura ceramica. È una spiritosa denuncia
delle incongruenze verbali de' ',eramisti. L'autore promette
di darci ben presto, in collaborazione con G. 15. Lacchini,
un vocabolario tecnico tetraglotta.

Iti. I d. (1915. Fase. IV). Una targa votiva di Cufag-
giolo. Sperduta nelle bandite del Marchese Gerini c'è una
piccola Annunciazione a majolica, del tardo 500. L'autore
delle polemiche cafaggiolesche l'addita agli studiosi fioren-
tini e ne sollecita il trasporto in Bargello.

I d. I d. (1915, • Fase IV-). Vacchetta dei conti di Mae-
stro Gentile di Antonio Fornarini pittore e majolicaro faen-
tino nella seconda metà del'400. Illustrazione breve e saporosa
del documento, eh*è pubblicato per intero in appendice.

I d. I d. (tyi6. Fase. I). L'arte della maiolica in
Faenza: suoi ordinamenti e sue relazioni con i poteri pub-
blici. È uno studio retrospettivo del commercio figulino,
sulla scorta di copiosi documenti d'archivio. Fin dal '300
si fa menzione degli « orzolari » ma le prime disposizioni
pubbliche conservatesi sono gli statuti vecchi di G. Ga-
leazzo Manfredi (1410-14) dov'è il curioso obbligo del giu-
ramento « perchè ogni ramo di artefici debba far bene il
suo mestiere ». Più tardi comincia l'esodo dei produttori
faentini e le proteste dei mercati stranieri e i concordati
(notevole quello con Venezia nel 1504). Sempre il Comune
si dà attorno per proteggere l'industria prediletta: e anti-
chissimo è l'uso eli acquistar dai majolicari preziosi servizi,
per regalarne ufficialmente gli ambasciatori e i principi.

I d. I d. (1916. Fase. III). Faenze danesi. Espone il
nobile sforzo della fabbrica Delgas-Joachim, che si assunse
il compito di creare una ceramica nazionale. La finezza degli
intenti è espressa in queste parole del direttore citate dal B.:
« a ogni tipo tecnico corrisponde un tipo decorativo proprio »,

Barber Edwin A. (1914. Fase. I). Mexican majolica.
Introdotta dagli spaglinoli nel ró^o, nella città di P-nebla
presso Messico, presenta notevoli influenze spagnuole e cinesi.

Baroni L a u r o (1914. Fase. IV). / forni di ceramica
scoperti durante gli scavi nell'antica città di Fostdb (Cairo
Vecchio). Vi si impara come gli antichi Arabi e Persiani
cuocevan le ceramiche: che non era poi un modo diverso
dal nostro: con i soliti treppiedi, le colonuct e per le pile,
gli anelli. Per la cottura a fuoco nudo s'usava Vkalfa o paglia
di riso.
 
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