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MATTEO MARANGONI
si esprimessero così elementarmente ; clie mentre
Giotto, il grande maestà o di semplicità, sembra
dare alle sue forme l'aspetto di massi rupestri,
Paolo Uccello, per il primo, pare voler cogliere la
relazione misteriosa esistente tra le forme della
vita e le geometriche, e affermare la necessità stili-
stica di sintetizzare il mondo entro di queste, più
elementari e più universali.1
# * *
E oia si ossetvi questo disegno (fig. i): non si
direbbe fatto piuttosto con un compasso che a
mano libera?2
La parte posteriore del cavallo è un semicerchio
perfetto che si continua in una sinuosa regolare
a S nelle coscio dell'animale. 11 profilo esterno de!
collo e quello del muso si direbbero iscritti in un
altro semicerchio che ha per corda le redini; e cosi
il petto e parte del ventre, come la parte interna
dell'estrema gamba posteriore, hanno profili di
semplicità geometrica: persino la coda consiste di
tante sinuose regolari e parallele.
Questa ricorrenza di contorni idealmente geo-
metrici la si ritrova nell'altro stupendo disegno,
assai più noto, di un Cavaliere in atto di precipi-
tarsi colla lancia in avanti.3
Le tre tavole di Battaglie della National Gal-
lery, del Louvre e degli Uffizi, sebbene non offrano
così perfetti esempi di stile, bastano a confer-
marci nella nostra idea. In quella di Firenze,
per esempio, ecco l'enorme ventre del cavallo,
che scalcia contro il cielo in maniera così parados-
sale, fatto di una sola curva semicircolare — come
l'ultimo cavallo di sinistra; —■ la parte posteriore
di quello di mezzo, le cervici dei due cavalli bian-
chi e gli scudi per terra imbaicati a perfetta cilin-
dratili a.
E in questo breve particolare della stessa ta-
vola quante alti e prove d'una volontà d'espri-
mersi colla più schietta concisione (fig. 3): il pro-
filo di tre quarti dell'estremo viso di destra, ri-
dotto ad una sola curva, le robuste balestre dove
l'arco ha perduto l'eleganza elastica per raggiun-
gere la solidità di uno spicchio di sfera; i pollici
compressi sulla corda tesa delle tre balestre col-
l'ultima falange ricurva in fuori — segmento di
cerchio ideale? — e la carnosa base del dito in
1 II I.onehi nel suo studio sopracitato dà la spiegazione,
originalissima e convincente, di questa caratteristica dell'arte
di Paolo Uccello con ciò che egli chiama il sintetismo prospet-
tico eli forma luce.
2 H il n. 3117 del Catalogo dei disegni degli Uffizi.
3 È il n. 14502 del Catalogo sopra citato ed è riprodotto
dal Berenson in op. cit, tavola XI.
tensione, motivo per ben tre volte ripetuto colla
convinzione e il gusto di una trovata.
E così nella Battaglia del Louvre il cavaliere
centrale e il fante fra i due cavalli a man dritta
che carica la balestia non paiono volersi, coi loro
visi rotondi, intonare agli elmetti e agli ornamenti
delle bardature, come nella Battaglia di S. Egidio
le rose e i pomi, perfetti, alle rotonde borchie or
namentali ?
Dove anche bene apparisce la stessa ricerca di
Paolo Uccello è nell'affresco sottostante al Diluvio
nel Chiostro Verde di S. Maria Novella. Quest'af-
fresco, come è noto, rappresenta due storie di Noè:
in quella di destra l'Ebbrezza e nell'altra il Sacri-
ficio in ringraziamento del cessato diluvio.
Già nella prima vien fatto di notare la testa di
uno dei figli di Noè — quello di mezzo —- iscritta
in un cerchio, ma è nell'altra storia di sinistra che
colpisce come una rivelazione la testa dell'ultimo
dei figli di Noè, camuffata di quel gigantesco berret-
tone ovoidale che si innesta alla palla del viso come
la ghianda al suo calice.
* * #
Chi dicesse poi che Paolo Uccello deriva, dopo
tutto, questa sua caratteristica da Masaccio 1
mostrerebbe di non afferrale la diversa intenzione
dei due ai fisti: Masaccio, e dietro di lui Fra Filippo
ed altri, segnano visi rotondi come una interessante
notazione realistica, Paolo Uccello invece per la
simpatia intuitiva di avvicinare la rotondità del
viso alla forma elementare del circolo.
Paolo Uccello ci appare dùnque il primo audace
esaltatore della forma come sola sorgente di go-
dimento, poiché Giotto amò altrettanto l'azione.
Basterebbe, ripeto, guatdare con che indifferenza
del dramma ei tratta nell'affiesco del Chiostio
Verde il Diluvio. Persino il Vasari, che per pro-
varci, alle solite, che il pittore « dimostrovvi an-
cora vari affetti umani », è costretto a svisare i
fatti sino a vedere in quella rappresentazione
« l'estrema paura del morire in una femmina e in
un maschio che sono a cavallo in su una bufola. »,
figure, al contrario, perfettamente impassibili,
persino il Vasari, dicevo, è costretto poi a confes-
sare il « poco timore dell'acqua in due che a
cavallo combattono » e ad accorgersi di « un putto
1 Masaccio, sin dalla Madonna con S. Anna già all'Acca-
demia ed ora agli Uffizi, arrotonda il corpo e la testa del bam-
bino Gesù come più tardi !a testa di giovine presso quella di
S. Pietro che resuscita il fanciullo nell'affresco del Cannine, o
l'altra dell'ultimo a destra dei Quattro Santi Monaci di Berlino,
fratello carnale del frate che incrocia le mani sul ventre nel
S. Pietro in cattedra della Cappella Brancacci.
MATTEO MARANGONI
si esprimessero così elementarmente ; clie mentre
Giotto, il grande maestà o di semplicità, sembra
dare alle sue forme l'aspetto di massi rupestri,
Paolo Uccello, per il primo, pare voler cogliere la
relazione misteriosa esistente tra le forme della
vita e le geometriche, e affermare la necessità stili-
stica di sintetizzare il mondo entro di queste, più
elementari e più universali.1
# * *
E oia si ossetvi questo disegno (fig. i): non si
direbbe fatto piuttosto con un compasso che a
mano libera?2
La parte posteriore del cavallo è un semicerchio
perfetto che si continua in una sinuosa regolare
a S nelle coscio dell'animale. 11 profilo esterno de!
collo e quello del muso si direbbero iscritti in un
altro semicerchio che ha per corda le redini; e cosi
il petto e parte del ventre, come la parte interna
dell'estrema gamba posteriore, hanno profili di
semplicità geometrica: persino la coda consiste di
tante sinuose regolari e parallele.
Questa ricorrenza di contorni idealmente geo-
metrici la si ritrova nell'altro stupendo disegno,
assai più noto, di un Cavaliere in atto di precipi-
tarsi colla lancia in avanti.3
Le tre tavole di Battaglie della National Gal-
lery, del Louvre e degli Uffizi, sebbene non offrano
così perfetti esempi di stile, bastano a confer-
marci nella nostra idea. In quella di Firenze,
per esempio, ecco l'enorme ventre del cavallo,
che scalcia contro il cielo in maniera così parados-
sale, fatto di una sola curva semicircolare — come
l'ultimo cavallo di sinistra; —■ la parte posteriore
di quello di mezzo, le cervici dei due cavalli bian-
chi e gli scudi per terra imbaicati a perfetta cilin-
dratili a.
E in questo breve particolare della stessa ta-
vola quante alti e prove d'una volontà d'espri-
mersi colla più schietta concisione (fig. 3): il pro-
filo di tre quarti dell'estremo viso di destra, ri-
dotto ad una sola curva, le robuste balestre dove
l'arco ha perduto l'eleganza elastica per raggiun-
gere la solidità di uno spicchio di sfera; i pollici
compressi sulla corda tesa delle tre balestre col-
l'ultima falange ricurva in fuori — segmento di
cerchio ideale? — e la carnosa base del dito in
1 II I.onehi nel suo studio sopracitato dà la spiegazione,
originalissima e convincente, di questa caratteristica dell'arte
di Paolo Uccello con ciò che egli chiama il sintetismo prospet-
tico eli forma luce.
2 H il n. 3117 del Catalogo dei disegni degli Uffizi.
3 È il n. 14502 del Catalogo sopra citato ed è riprodotto
dal Berenson in op. cit, tavola XI.
tensione, motivo per ben tre volte ripetuto colla
convinzione e il gusto di una trovata.
E così nella Battaglia del Louvre il cavaliere
centrale e il fante fra i due cavalli a man dritta
che carica la balestia non paiono volersi, coi loro
visi rotondi, intonare agli elmetti e agli ornamenti
delle bardature, come nella Battaglia di S. Egidio
le rose e i pomi, perfetti, alle rotonde borchie or
namentali ?
Dove anche bene apparisce la stessa ricerca di
Paolo Uccello è nell'affresco sottostante al Diluvio
nel Chiostro Verde di S. Maria Novella. Quest'af-
fresco, come è noto, rappresenta due storie di Noè:
in quella di destra l'Ebbrezza e nell'altra il Sacri-
ficio in ringraziamento del cessato diluvio.
Già nella prima vien fatto di notare la testa di
uno dei figli di Noè — quello di mezzo —- iscritta
in un cerchio, ma è nell'altra storia di sinistra che
colpisce come una rivelazione la testa dell'ultimo
dei figli di Noè, camuffata di quel gigantesco berret-
tone ovoidale che si innesta alla palla del viso come
la ghianda al suo calice.
* * #
Chi dicesse poi che Paolo Uccello deriva, dopo
tutto, questa sua caratteristica da Masaccio 1
mostrerebbe di non afferrale la diversa intenzione
dei due ai fisti: Masaccio, e dietro di lui Fra Filippo
ed altri, segnano visi rotondi come una interessante
notazione realistica, Paolo Uccello invece per la
simpatia intuitiva di avvicinare la rotondità del
viso alla forma elementare del circolo.
Paolo Uccello ci appare dùnque il primo audace
esaltatore della forma come sola sorgente di go-
dimento, poiché Giotto amò altrettanto l'azione.
Basterebbe, ripeto, guatdare con che indifferenza
del dramma ei tratta nell'affiesco del Chiostio
Verde il Diluvio. Persino il Vasari, che per pro-
varci, alle solite, che il pittore « dimostrovvi an-
cora vari affetti umani », è costretto a svisare i
fatti sino a vedere in quella rappresentazione
« l'estrema paura del morire in una femmina e in
un maschio che sono a cavallo in su una bufola. »,
figure, al contrario, perfettamente impassibili,
persino il Vasari, dicevo, è costretto poi a confes-
sare il « poco timore dell'acqua in due che a
cavallo combattono » e ad accorgersi di « un putto
1 Masaccio, sin dalla Madonna con S. Anna già all'Acca-
demia ed ora agli Uffizi, arrotonda il corpo e la testa del bam-
bino Gesù come più tardi !a testa di giovine presso quella di
S. Pietro che resuscita il fanciullo nell'affresco del Cannine, o
l'altra dell'ultimo a destra dei Quattro Santi Monaci di Berlino,
fratello carnale del frate che incrocia le mani sul ventre nel
S. Pietro in cattedra della Cappella Brancacci.