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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 1-2
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Vesco, Giacomo: Leon Battista Alberti e la critica d'arte in sul principio del Rinascimento, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0079

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LEON BATTISTA ALBERTI

E LA CRITICA D'ARTE IN SUL PRINCIPIO DEL RINASCIMENTO

Quali siano state le aspirazioni artistiche del-
l'anima medioevale e come poi, mutando, abbiano
segnato un'età nuova noi possiamo vedere, non solo
nelle opere d'arte, ma anche negli scritti che —
frutto di riflessione e di critica, accompagnano la
spontanea fioritura artistica.;

La bellezza plastica, che nella serena Grecia
aveva trionfato del colore, dominò anche a Roma,
ma per breve tempo: nei giorni di Plinio già veniva
meno. « Nur.c et purpuris in parietes migrantibus
et Lidia conferente fluminum suorum limum et
diaconum et clephantorum saniem, nulla nobilis
pictura est L'onda del colore tornava a cullare
il mondo che si trovava bambino dinanzi alla
nuova vita spirituale rivelatasi in Oriente. Era
l'apparizione, ricca di conseguenze, d'un altro
ideale artistico. La scultura, come quella che più
vive della forma plastica, s'andò abbandonando
e la pittura subì una forte trasformazione: ai
colori moderati degli antichi si sostituirono i più
accesi. Il minio, che prima « nimis acic existima-
batur »,2 prese facilmente il posto della sinopia.
Ma si era ben lungi dall'essere paghi. Solo dove
la luce si raccoglie, ardendo, sino a farsi scintilla,
solo negli sfavillanti mosaici potè tanta sete final-
mente saziarsi.

Era veramente la sete de' nuovi tempi. Quando
avvenne l'urto tra l'impero romano e i barbari,
non soltanto l'unità politica, ma la società stessa
si sfasciò: l'individuo si sentì disperso nel mondo:
si smarrì la. personalità che fu così viva e combat-
tente nei giorni febbrili della repubblica greca e
nei giorni gloriosi di Roma. Come non essere al-
lora per l'arte che conciliava al sogno e all'oblio?
Nel mare infinito del colore l'anima, da tanti ri-
volgimenti stanca, si sperdeva disiosa di pace e di
annientamento.

Ben diversa l'antica plastica greca: lo spirito,
compreso in sè il mondo esterno, lo proiettava
al di fuori con una visione che era la sua delizia
e insieme il suo trionfo. Era un'arte che si volgeva

1 Plinio, Naturalis historia, XXXV, 32.
* Plinio, Nat. hist., XXXV, 13.

direttamente all'intelletto e richiedeva riflessione.
Perciò accanto ad essa sorse sino dai primi tempi,
come sorella, la critica. E Plinio avrebbe potuto
prevedere che, col venir meno dell'arte da lui rim-
pianta, anche la critica si sarebbe spenta. Con
la nuova arte infatti « nulla chiedente alla co-
scienza n,1 tutta volta ad inebbriare i sensi, la
critica non ebbe più stimolo: spontaneamente
venne a mancare. Così l'artista come il contempla-
tore sparivano innanzi all'opera d'arte: l'uomo, an-
ziché dominare, era dominato. Ond'è che nel Medio
Evo non vi fu propriamente una critica dell'arte
medioevale. Filosofi ed eruditi parlano ancora
d'arte, ma di un'arte che ormai non è più, come se
vivessero in un'altra civiltà artistica. Nelle enci-
clopedie si raccoglie e si sunteggia quello che fu
scritto nell'antichità: ma se poco valse il patri-
monio scientifico ivi conservato, fu muto quello
che si riferiva all'arte e alla critica, che vive del-
l'ispirazione del momento.

Chi adunque nel Medio Evo scrisse dell'arte
medioevalc? — Quasi nessuno. Chi poteva mai to-
gliersi alla dolcezza di quell'abbandono per guar-
dare entro la propria coscienza e riflettere?

Fu invece un affanno di fermare le ricette come
preparare i colori e la pasta vitrea, con un sacro
timore non si perdessero nelle tenebre dell'età.
E le raccolte furono chiamate Segreti, parola molto
espressiva, una delle poche che ci parli d'arte.
Viene dal cuore di quegli artisti che amavano sino
allo spasimo un bell'azzurro, un bel rosso e custo-
divano gelosamente il segreto della preparazione:
con questo sembrava loro di perdere l'essenza
stessa della loro individualità artistica. Tali rac-
colte, generalmente, dicono adunque solo della
maniera di preparare i colori e della tecnica; ma
hanno importanza sotto vari aspetti. Anzitutto
furono scritte da artisti che vivevano dell' arte
del loro tempo; poi (e questa è la loro massima im-
portanza) segnano il distaccarsi della trattazione
artistica dal sapere enciclopedico ed aprono al-

1 L. Venturi, La critica nei sec. XIV c XV. L'Arte.
1917, p. 2.

L'Arte. XXII, 8.
 
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