Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

DOI Heft:
Fasc. 4
DOI Artikel:
Venturi, Adolfo: Un' opera di Antonio e Bartolomeo Vivarini nell'isola d'Arbe
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0248

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
UN'OPERA DI ANTONIO E BARTOLOMEO VIVARINI

NELL'ISOLA D' ARBE

I due fratelli muranesi lavorarono insieme al grande polittico della pinacoteca di
Bologna, segnato coi loro nomi nel 1450, a un trittico del 1452 nella collezione Gagnola
a Milano, ai polittici del Museo di Berlino, della collegiata di Pausola e di S. Francesco
di Osimo. La collaborazione dei due fratelli continuò per pochi anni, dal 1450 al 1458
forse, perchè nel 1459 troviamo il dipinto con il Beato Giovanni da Capistrano nel museo
del Louvre e la Madonna del museo vetrario di Murano con la sola firma di Bartolomeo.
Continuarono ciascuno per proprio conto a diffondere pitture per le coste adriatiche,
a portare sulle due sponde il segno splendente dell'arte veneziana-.

II convento di Sant'Eufemia in Arbe, l'italiana isola dell'Adriatico, dove la lingua
dell'arte nostra si esprime nei più svariati dialetti, dal romano al toscano, al veneto,
e tutte le nostre civiltà lasciarono impronte, custodisce un polittico dipinto in collabora-
zione da Antonio e Bartolomeo Vivarini, con San Bernardino nella tavola mediana del
piano inferiore, la Vergine col Bambino tra le braccia nel piano superiore, due coppie
di Santi ai lati (fig. 1), così come nel polittico di Bologna.

La disposizione generale è la stessa, ma le forme mostrano nell'ancona et'Arbe, firmata
dai due fratelli, un grado di sviluppo alquanto maggiore. Mentre nell'ancona bolognese
le forme di Bartolomeo Vivarini si adattano a quelle di Antonio, qui esse appaiono deter-
minate nella loro ruvida e lignea struttura: si vedano la squadrata testa di San Pietro
con le rughe marcate, i lineamenti scolpiti, lo sguardo cruccioso; gli occhi a bulbo spor-
gente dell'affilato Bernardino, lo squadro della testa ossuta di Antonio, la ruvida energia
della barbuta testa di Cristoforo. E mentre nel quadro di Bologna le figure sono tutte
rigide entro i vani, qui cominciano a muoversi ; nel passo, la persona di Antonio s'inarca
e si disegna sotto le vesti.

Opera d'Antonio si possono pensare i Santi dell'ordine superiore, ove il muranese
cammina a sua volta sulle orme del fratello: qualche accenno di struttura ossea appare,
ad esempio, nel delicato, curvo, tremulo Santo vescovo, col volto roseo non maculato dalle
ombre scalpellatrici del più ligneo e forte Bartolomeo. Poche figure di Antonio ugua-
gliano per delicatezza di atteggiamento l'esile Santo, vicino al quale Santa Giustina,
tenendo tra due dita lo stelo arcuato della palma, nella tradizionale posa ieratica, si
affaccia, ad occhi socchiusi, al breve adorno parapetto. Si arrotonda, sulle orme di
Bartolomeo, la volta cranica della Vergine, si arricchiscono e prendon corpo le pieghe
vellutate del manto, ma l'espressione timida, i contorni lisci, la soave superficie rosea,
indicano ancora Antonio nel gentilissimo gruppo, dove il gesto di Maria, che delicata-
mente chiude tra due dita il piedino del figlio, e la carezza del putto al malinconico
volto materno, parlano di grazia prebelliniana.

Adolfo Venturi.
 
Annotationen