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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 3
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Vesco, Giacomo: Leon Battista Alberti e la critica d'arte in sul principio del rinascimento
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LEON BATTISTA ALBERTI

E LA CRITICA D'ARTE IN SUL PRINCIPIO DEL RINASCIMENTO

(Continuazione, vedi fascicolo precedente)

« Dopo noi sarà chi ti amerà se questi t'offen-
dono i).1 Chi pronunziava queste parole con la
convulsione del pianto nella gola per gli invidiosi
che tentavano impedire il Certame coronario,
ebbe davvero presso i posteri, come la coscienza
pura gli faceva presentire, non solo la vita della
gloria, ma pur quella dell'amore. Leon Battista
Alberti è certo una delle più simpatiche figure del
Rinascimento. Nato da un padre esiliato da Fi-
renze, egli seppe consolare i dolori della vita ra-
minga con le gioie dell'arte e della scienza: i suoi
anni furono primavere di studi e di opere. Nella
dotta Bologna attendeva a studiare Diritto quando
una triste infermità lo raggiunse e gli tolse l'uso
della memoria: « dimenticava il nome degli amici,
ma ricordava benissimo le cose vedute ».2 Fu allora
consigliato dai medici di lasciare lo studio delle
leggi che di tal facoltà principalmente s.'alimentano.
Così fu che le sue energie presero altra mira.

Rigettato lontano dalla patria egli trovò ospi-
talità nel móndo antico: là le scienze, le lettere
e le arti nel loro eterno fiore. E, se scrive, non può
non risentirne: ma egli non pone innanzi soffocante
ed incombente l'erudizione classica, non affolla
di morti il mondo dei vivi. Egli ama contemplare
tutto nella compostezza della lontananza: il pre-
sente dall'antico e l'antico dal presente. Per
questo le sue opere, trattino di scienza o d'arte,
lasciati sempre l'impressione come di ricordi o di
sogni. E del sogno hanno la vaghezza e la fuga.

Era, nel comporre, rapidissimo: in novanta
giorni scrisse il Governo della famiglia. La rapidità
si palesa nei periodi che, animati da quest'agile
fretta, nella loro gentile rigidezza latina, quando
non si piegano, si spezzano, ma non fermano d'un
attimo la veloce corsa del pensiero.

Sorretto dalla speranza della gloria, poiché Iddio
pose nell'animo umano « con pudore e modestia,

1 L. B. Alberti, Opere volgari, Firenze, 1844, T. II,
p. 68.

2 G. Mancini, Vita di L. B. Alberti, Firenze. 1911,
p. 5«-

desiderio di laude d,1 egli passava dalle lettere alle
matematiche, dalle scienze alle arti e la sua atti-
vità, anziché stancarsi, sembrava si rinvigorisse
e purificasse. « Lui geometra, Lui aritmetico, Lui
astrologo. Lui musico; Et nella prospettiva mara-
viglioso più che fiuomo di molti secoli »,2 riuscì
davvero, per usare una parola di quei tempi, uni-
versale. Dell'Alberti architetto rimangono le opere;
dell'Alberti pittore la testimonianza del Poliziano
e di Cristoforo Landino: « Restano nelle mani mie
corniliendatissime opere di pennello, di scalpello,
di bulino e di getto dallui fatte ».3 In mezzo a sì
fervida e varia opera anche riposò riflettendo e
contemplando le creazioni della propria e^dell'al-
trui fantasia: e fu critico d'arte. Così l'onda d'un
lago, quando s'acqueta la tempesta iiFchespende
le proprie energie e si fa pura, riflette tranquilla
le bellezze della riva che la inghirlandano.

Un giorno per opera di Martino V potè vedere
la patria. Dico patria, ma veramentejchi, vedendo
Firenze tutta maravigliosa, si commove sino alle
lacrime, non è l'uomo né il cittadino, ma l'artista.
Il resto d'Italia, dove egli aveva vissuto é peregri-
nato, era squallido inverno. «Io solea maravigliarmi
insieme et dolermi che tante optime et divine
arti et scientie, quali per loro opere et per le hi-
storie veggiamo copiose erano in quei virtuosissimi
passati antiqui, ora così siano mancate et. quasi
in tucto perdute... Onde stimai fusse quanto da
molti questo così essere udiva, che già la natura
maestra delle cose, fatta anticha et straccila,
più non produceva chome né giganti, così né in-
gegni, quali in quei suoi quasi giovanili et più glo-
riosi tempi produsse amplissimi et maravigliosi
Ma a Firenze è sole e primavexa. Già sorgono certi
e sicuri di sè, non più chiusi ne' lor sospetti, né alti

1 Alberti, Op. volg., T. II, p. 191.

2 Landino, Comento sopra la Co-media di Danthe Ali-
ghieri, Firenze. 1481, proemio.

3 Landino, opera citata.

4 Alberti, Trattato della Pittura, Lanciano, 1913,
Proemio.
 
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