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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 4
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Vesco, Giacomo: Leon Battista Alberti e la critica d'arte in sul principio del Rinascimento, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0158

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LEON BATTISTA ALBERTI

E LA CRITICA D'ARTE IN SUL PRINCIPIO DEL RINASCIMENTO

(Continuaz. e fine, vedi fascicolo precedente)

Col procedere della Rinascenza cresceva sempre
più la riflessione critica. Segno ne sono le numerose
definizioni delle arti figurative. Numerose, diverse
ed opposte; se non che, per fortuna nostra! esse non
definiscono nè la pittura, nè la scultura, ma sì le
varie personalità artistiche; e così possono, nel
ricco mondo dell'arte, che non conosce nè una
sola corona, nè una sola verità, tutte essere alte,
tutte essere vere.

La prospettiva, figliuola della geometria, come
la dice il Lomazzo, andò acquistando sempre mag-
giore importanza, tanto più che sembrava un ter-
reno vergine, una conquista propria di quell'età.
Gli antichi, dice il Filarete, « benché usassino buona
discrezione, pur non con queste vie e ragioni pone-
vano le cose in sul piano».1 E anche l'Alberti:
« agli antiqui sculptori et pictori forse perchè era
obscura, loro fu ascosa et incognita. Appena ve-
drai alcuna storia antiqua attamente composta ».
Se poi ad alcuni appariva come una ragione di di-
pigniere, per altri era l'unica. In nome della pro-
spettiva si giunse a condannare Giotto e altri
grandissimi. Il Ghiberti è ben lontano dal cadere
in simile errore, ma fa notare come, tra le sue opere,
la seconda porta del Battistero, dove « si veggono
le figure che sono propinque apparire maggiori e le
rimote minori, come adimostra il vero... è la più
singolare opera che abbia prodotta ».2 Anche per
Lorenzo Ghiberti la prospettiva doveva essere la
caratteristica dell'arte di quell'età.

Con Giotto la pittura aveva acquistato il disegno,
ora acquista la prospettiva. Ma altri non s'accon-
tentarono di questo e pervennero al concetto del
Doni che « la pittura è tutta prospettiva ».3 Così
a Piero della Francesca la pittura sembra da divi-
dere in tre parti: « disegno, commensuratio et co-

1 Filarete, Tractat Uber die Baukunst, Wien, 1896,
pag. 620.

1 Ghiberti, / commentarti, ed. Schlosser; Berlino,
1912, C. II, 22.

3 F. Doni, Disegno partito in più ragionamenti, Ve-
nezia, 1540, pag. 13.

lorare. Disegno intendiamo essere profili et con-
torni che nella cosa se coirtene. Commensuratio
diciamo essere essi profili et contorni proportio-
nalmente posti ne' luoghi loro. Colorare intendiamo
dire i colori commo nelle cose se demostrano ».*
Adunque tutto si riduce alla prospettiva. Il dise-
gno sarebbe morta calligrafia, senza una legge da
seguire, senza uno spazio dove riposare, se non
fosse investito dalla commensuratio e dappertutto
animato. E il colore sarebbe un fiume senza sponde,
e però senza forze utili, se non fosse sorretto e
guidato dalle linee prospettiche. Se non che, solo
«profili proportionalmente posti ne' luoghi loro »,
solo linee arginanti il colore, son pittura ? No certo.
Ma appunto perchè così esclusivista e prepotente,
chi non vede, dietro tale definizione, stendersi
tutta serrata nella maglia della commensuratio
qualcuna delle pitture di Piero ? La disfatta di
Cosroe, ad esempio, dipinta ad Arezzo, dove i
cavalli che s'impennano non solo frenano la
generosa ribellione, ma stanno, sospesi in un attimo
di irrealtà matematica.

Nè meno vere, nè meno singolari sono le parole
dell'Alberti: sempre la sua fantasia è desta, sempre
le sue visioni alate.

La definizione e divisione, che egli dice d'aver
presta dalla natura, non ha nulla di astratto: si
riduce ad una enumerazione degli elementi, ad
una descrizione della desiderata opera d'arte. Per
l'Alberti la pittura è « circumscriptione, compo-
sitione et ricevere di lumi. Et dove la pictura
studia representare cose vedute, notiamo in che
modo le cose si veggono ». Questo suo notare in che
modo le cose si vedono, mentre sembra una profes-
sione di realismo, è indice invece della sua veduta
da artista che si posa solo su alcuni elementi dei
corpi che si vedono e, su altri prima, su altri dopo, e
dimostra com'egli più si preoccupi del soggetto e del
modo con cui si percepisce che non dell'oggetto per-
cepito. Un mondo di bellezza è in ogni fiore e in

1 Piero della Francesca, Prospectiva pingendi,
Strassburg, 1899, p. I.
 
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