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BOLLETTINO BIBLIOGRATIC0
escludere, come vorrebbe il Male, l'esistenza di ateliers mi-
nori in altre cattedrali.
Il vetro tradizionalmente detto Le Roi de Bourges (Colle-
zione Lawrence, N. York) appartiene certamente alla scuola di
S. Denis; ciò è dimostrato più che da rilievi tecnici e d'ese-
cuzione dalla qualità cromatica, sopratutto dall'azzurro <r"of a
peculiar celestial limpid quality» che la scuoia eli Chartres
non eguagliò più, e da altre relazioni di stile con vetri come
quelli della finestra di S. Gei*vaso e Protaso a Le Mans, e
la Madonna di Vendòme che appartengono certamente alla
scuola dì S. Dionigi. Il Re di Bourges non proviene proba-
bilmente da Bourges ina da Poitiers o da Vendòme e fece
probabilmente parte d'una finestra figurante l'albero di Jesse.
5. Màle (Emile), L'architecture e la sculpture
en Lombardie à l'epoque romane. A propos d'un
livre récent (Gaz. des B. A., gennaio-marzo T918).
Il libro è quello di A. Kingsley Porter (Lombard archi-
tectufe, New Haven, London, 1017) che attende ancora su
queste colonne una degna discussione.
L'articolo del Màle tende ad impugnare quasi tutte le
principali affermazioni storielle del Porter e ad avvertirne
le manchevolezze. La principale di queste ultime sarebbe,
a detta del Màle, il non aver neppur posto, nonché risolto,
il problema delle possibili origini dell'arte lombarda non
già nell'arte bizantina ina nell'arte cristiana dell'Asia (Siria,
Armenia, Persia, ecc.).
Il Màle è poi sistematicamente tenace nel respingere ogn1
affermazione del Porter che possa esser intesa ad affermare
l'originalità e l'autoctoni a dell'architettura lombarda.
L'idea che i Lombardi avessero usato la volta dalla prima
metà dell'xi secolo (che il Porter riprende dal Rivoìra) non
incontra grazie presso il Màle; e tanto meno l'altra che dal
1040 a San Nazzaro Sesia (che lo pregheremmo di non scri-
vere Sanazzaro Sessia) essi abbiano usato la volta a crocerà
d'ogive, ciò che sarebbe quanto lasciarle il merito di aver
trovato il principio generatore dell'architettura gotica. Noi
veramente non ci affanneremo troppo a prender partito per
questo problema che, se appartiene alla storia, non riguarda
tuttavia la storia dell'arte architettonica, ma solo dell'inge-
gneria.
Ci dispiace assai più che il Màle per la deliziosa voluttà
di trovare a Saint Denis, a Tolosa, a Arles, a Saint Gilles
e a Chartres dei modelli superiori alla grande scultura lom-
barda di Ferrara, di Cremona, di Modena, di Parma, rischi
di negare individualità artistica e facoltà creativa a Gu-
glielmo, a Nicolao, a Benedetto Antelami. Nessuno s'è mai
sognato di chiudere gli occhi alle relazioni d'influenza tra
la scultura francese e la scultura lombarda del xn secolo;
ma affermare come fa il Màle che « la scultura lombarda è
nata e s'è sviluppata sotto l'influenza della Francia...»; che
essa non vi si è sviluppata regolarmente, perchè non
vi «è indigena...», che infine essa non fa altro che riflettere
(i come uno specchio » leggermente deformatore, t diversi
aspetti della scultura francese, ci pare veramente ingiusto,
e quel ch'è peggio insensibile alla dissimilazione profonda
che si manifesta tra i capolavori della scultura lombarda e le
belle cose della scultura francese, dei tempi romanzi.
Non mancherebbe che qualche ripieno politico per fare
di questo articolo il pendant del noto recente scritto dello
stesso autore Vart allemand et Vari francais aa moyen Age
(Paris, Colin, 1918); soltanto là si perdonava al libro di guerra
la oltranza di certe dimostrazioni, sostanzialmente superflue:
mentre qui non si comprende la necessità di così prepotenti
affermazioni.
IV. - Arte gotica.
6. Mason Per^kins (F.),', Alcune opere d'arte
ignorate (Rass. d'Arte, luglio-agosto 1918).
A Fiesole, nella Pinacoteca Bandini, due tavole di .S". 'Ni-
colo e .S*. Procolo sembrano al M. P. òpera di Ambrogio Lo-
renzetti: suggerisce si possa trattare di parti del polittico
che Ambrogio fece per S. Procolo a Firenze come ricordano
il Ghiberti, l'anonimo Magliabechiano, il Vasari e il Ciucili.
Nella stessa Pinacoteca è anche un bel dittico rappre-
sentante VA nmtnciazione, opera certa del raro Niccolò di
Buonaccorso. Nella piccola raccolta dell'ex-refettorio di
S. Croce a Firenze una Madonna col Bambino viene attribuita
al Maestro del codice di S. Giorgio: sarebbe questa l'unica
opera di grandi dimensioni dello squisito miniaturista di
cui il Perkins si occupò nella stessa Rassegna (maggio 1917).
Altre opere dì quell'artista sono le tavolette della Raccolta
Benson, quelle del Museo Nazionale di Firenze, e la Madonna
col Bambino e santi i\e\]a sagrestia della chiesa del Carmine
V - Arte settentrionale del '400.
7. Mather (Frank Jewett), Two aitar wings
by Memling {Art in America, ottobre 1918).
Riprende in esame questi due mirabili sportelli di trittico,
della Collezione Morgan, rappresentanti S. Anna e S.Guglielmo
con due donatori; la parte centrale perduta — rappresen-
tante una Crocefìssione — si conosce tuttavia attraverso la co-
pia della Galleria di Vicenza e l'altra dell'Accademia di Ve-
nezia. Poiché vi sì rivela chiara l'influenza del van der Weyden
il Mather conclude che i due sportelli debbano attribuirsi
alla primissima attività di Jean Memling, come starebbe a
dimostrare anche la delicatezza un po' tàtonnante della loro
esecuzione.
Vf. - Rinascimento italiano.
a) Quattrocento.
8. Alazard (J.), Mino da Fiesole a Rome
(Gaz. d. B. A., gennaio-marzo 1918).
Le date dell'attività romana di Mino son queste: 1463
primo soggiorno: un secondo dopo il 1474 fino al 1480.
L'autore esamina i frammenti dell'altare di San Gerolamo
già a S. Maria Maggiore ora al Museo artistico industriale
di Roma, poi quelli del monumento a Paolo II nelle grotte
vaticane e la parte dovuta a Mino nel tabernacolo della
sagrestia di S. Marco; infine la tomba di Francesco Toma-
BOLLETTINO BIBLIOGRATIC0
escludere, come vorrebbe il Male, l'esistenza di ateliers mi-
nori in altre cattedrali.
Il vetro tradizionalmente detto Le Roi de Bourges (Colle-
zione Lawrence, N. York) appartiene certamente alla scuola di
S. Denis; ciò è dimostrato più che da rilievi tecnici e d'ese-
cuzione dalla qualità cromatica, sopratutto dall'azzurro <r"of a
peculiar celestial limpid quality» che la scuoia eli Chartres
non eguagliò più, e da altre relazioni di stile con vetri come
quelli della finestra di S. Gei*vaso e Protaso a Le Mans, e
la Madonna di Vendòme che appartengono certamente alla
scuola dì S. Dionigi. Il Re di Bourges non proviene proba-
bilmente da Bourges ina da Poitiers o da Vendòme e fece
probabilmente parte d'una finestra figurante l'albero di Jesse.
5. Màle (Emile), L'architecture e la sculpture
en Lombardie à l'epoque romane. A propos d'un
livre récent (Gaz. des B. A., gennaio-marzo T918).
Il libro è quello di A. Kingsley Porter (Lombard archi-
tectufe, New Haven, London, 1017) che attende ancora su
queste colonne una degna discussione.
L'articolo del Màle tende ad impugnare quasi tutte le
principali affermazioni storielle del Porter e ad avvertirne
le manchevolezze. La principale di queste ultime sarebbe,
a detta del Màle, il non aver neppur posto, nonché risolto,
il problema delle possibili origini dell'arte lombarda non
già nell'arte bizantina ina nell'arte cristiana dell'Asia (Siria,
Armenia, Persia, ecc.).
Il Màle è poi sistematicamente tenace nel respingere ogn1
affermazione del Porter che possa esser intesa ad affermare
l'originalità e l'autoctoni a dell'architettura lombarda.
L'idea che i Lombardi avessero usato la volta dalla prima
metà dell'xi secolo (che il Porter riprende dal Rivoìra) non
incontra grazie presso il Màle; e tanto meno l'altra che dal
1040 a San Nazzaro Sesia (che lo pregheremmo di non scri-
vere Sanazzaro Sessia) essi abbiano usato la volta a crocerà
d'ogive, ciò che sarebbe quanto lasciarle il merito di aver
trovato il principio generatore dell'architettura gotica. Noi
veramente non ci affanneremo troppo a prender partito per
questo problema che, se appartiene alla storia, non riguarda
tuttavia la storia dell'arte architettonica, ma solo dell'inge-
gneria.
Ci dispiace assai più che il Màle per la deliziosa voluttà
di trovare a Saint Denis, a Tolosa, a Arles, a Saint Gilles
e a Chartres dei modelli superiori alla grande scultura lom-
barda di Ferrara, di Cremona, di Modena, di Parma, rischi
di negare individualità artistica e facoltà creativa a Gu-
glielmo, a Nicolao, a Benedetto Antelami. Nessuno s'è mai
sognato di chiudere gli occhi alle relazioni d'influenza tra
la scultura francese e la scultura lombarda del xn secolo;
ma affermare come fa il Màle che « la scultura lombarda è
nata e s'è sviluppata sotto l'influenza della Francia...»; che
essa non vi si è sviluppata regolarmente, perchè non
vi «è indigena...», che infine essa non fa altro che riflettere
(i come uno specchio » leggermente deformatore, t diversi
aspetti della scultura francese, ci pare veramente ingiusto,
e quel ch'è peggio insensibile alla dissimilazione profonda
che si manifesta tra i capolavori della scultura lombarda e le
belle cose della scultura francese, dei tempi romanzi.
Non mancherebbe che qualche ripieno politico per fare
di questo articolo il pendant del noto recente scritto dello
stesso autore Vart allemand et Vari francais aa moyen Age
(Paris, Colin, 1918); soltanto là si perdonava al libro di guerra
la oltranza di certe dimostrazioni, sostanzialmente superflue:
mentre qui non si comprende la necessità di così prepotenti
affermazioni.
IV. - Arte gotica.
6. Mason Per^kins (F.),', Alcune opere d'arte
ignorate (Rass. d'Arte, luglio-agosto 1918).
A Fiesole, nella Pinacoteca Bandini, due tavole di .S". 'Ni-
colo e .S*. Procolo sembrano al M. P. òpera di Ambrogio Lo-
renzetti: suggerisce si possa trattare di parti del polittico
che Ambrogio fece per S. Procolo a Firenze come ricordano
il Ghiberti, l'anonimo Magliabechiano, il Vasari e il Ciucili.
Nella stessa Pinacoteca è anche un bel dittico rappre-
sentante VA nmtnciazione, opera certa del raro Niccolò di
Buonaccorso. Nella piccola raccolta dell'ex-refettorio di
S. Croce a Firenze una Madonna col Bambino viene attribuita
al Maestro del codice di S. Giorgio: sarebbe questa l'unica
opera di grandi dimensioni dello squisito miniaturista di
cui il Perkins si occupò nella stessa Rassegna (maggio 1917).
Altre opere dì quell'artista sono le tavolette della Raccolta
Benson, quelle del Museo Nazionale di Firenze, e la Madonna
col Bambino e santi i\e\]a sagrestia della chiesa del Carmine
V - Arte settentrionale del '400.
7. Mather (Frank Jewett), Two aitar wings
by Memling {Art in America, ottobre 1918).
Riprende in esame questi due mirabili sportelli di trittico,
della Collezione Morgan, rappresentanti S. Anna e S.Guglielmo
con due donatori; la parte centrale perduta — rappresen-
tante una Crocefìssione — si conosce tuttavia attraverso la co-
pia della Galleria di Vicenza e l'altra dell'Accademia di Ve-
nezia. Poiché vi sì rivela chiara l'influenza del van der Weyden
il Mather conclude che i due sportelli debbano attribuirsi
alla primissima attività di Jean Memling, come starebbe a
dimostrare anche la delicatezza un po' tàtonnante della loro
esecuzione.
Vf. - Rinascimento italiano.
a) Quattrocento.
8. Alazard (J.), Mino da Fiesole a Rome
(Gaz. d. B. A., gennaio-marzo 1918).
Le date dell'attività romana di Mino son queste: 1463
primo soggiorno: un secondo dopo il 1474 fino al 1480.
L'autore esamina i frammenti dell'altare di San Gerolamo
già a S. Maria Maggiore ora al Museo artistico industriale
di Roma, poi quelli del monumento a Paolo II nelle grotte
vaticane e la parte dovuta a Mino nel tabernacolo della
sagrestia di S. Marco; infine la tomba di Francesco Toma-