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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 3
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Tea, Eva: La mostra delle opere d'arte tornate da Vienna
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LA MOSTRA DELLE OPERE D'ARTE TORNATE DA VIENNA

119

Una delusione, per l'estremo deperimento, ag-
gravato dalla ridipintura.

Altra gioia perduta è la Trasfigurazione, già
sull'altare di Casa Nani a S. Pietro di Castello,
dove la ricorda il Boschini (1664).1 Alquanto più
tarda di quella di Montagnana, rappresentava una
nobile semplificazione di quel motivo giovanile;
ma qual fosse, appena s'intravede di sotto i restauri
e le vernici, che volentieri rimanderemmo in pro-
prietà dell'ex-governo austro-ungarico.

Le altre opere Annunciazione e Natività di San
Pietro di Tòrcerlo,2 si tolgono volentieri a Paolo,
nè partiremmo, con l'ottimo Boschini, « da Venezia
per andare a vederle ».

Il seicento si presenta con il Padovanino, il Fiu-
mani, il Piazza, e altri artisti di valore men noti,
come lo Zanimberti, che tanto piaceva al Boschini,
c il Molinari, che scavalca il secolo, con qualche
sentore di gusto settecentesco.

Ticpolo. Non poteva mancare, in questa mo-
stra di guerra.

Il Tiepolo vi aveva raggiunto una libertà di
movimento, la cui meditazione era possibile se-
guire dal bozzetto (proprietà Dal Zotto) al fresco.

Nei soffitti anteriori dei Gesuati (1737) e del
Carmine (1739), la composizione poggia sopra un
piano base, e lo scorcio possente non cancella,
specie ai Gesuati, la concezione iniziale, il punto di
partenza dalla pala d'altare. Non ne è libero nem-
meno il bozzetto Dal Zotto, dove la base si spande
in cornice circolare, necessaria alla pittura per
sfondare nel cielo.

La balaustra del Colonna semplificò il tema, co-
struendo un' apertura prospetticamente effettiva,
donde le farfalle tiepolesche poteron spiccare il
lor volo. Esse si levarono alte, aggirando il fulcro
centrale, e ricaddero in pesanti coreografie oltre
la cornice, determinando molteplici piani d'aria
di qua c di là del gran vacuo. L'importanza di tale
conquista non ha bisogno di commento. Tiepolo
aveva trovato il suo genere. Di questa mirabile
idea, perita con poca zona di fragile muro, nessuna
vittoria d'armi, nessun compenso venale ci potrà
consolare mai.

La Direzione delle Gallerie ha trasportato in una
sala della mostra, con le informi reliquie, due
pennacchi superstiti, che si guardano con molto
frutto.3

Ad una finta balaustra s'affacciano devoti, ado-
rando la visione della Santa Casa. Un fanciullo in
serico abito alza le mani e il volto: dietro a lui s'in-

china, in ombra, un adulto: il paggetto sbircia sot-
tecchi. Nell'altro pennacchio si protende un genti-
luomo in abito damascato sanguigno; mendicanti
curvano sul parapetto le fronti irsute, le grigie
chiome. Il colore non è punto brillante, come pareva
dal basso, ma opaco e fermo: splendono i bianchi,
con valore cromatico. Dell'educazione accademica,
manifesta nelle prime opere, non rimane che l'agile
correttezza del disegno, a punti di pennello. Se
dovessi indicare la qualità più cara in Tiepolo,
sopra il chiaroscuro, di cui già dissi, sopra il colo-
rito, sopra la grazia, sopra la novità romantica
(non Goldoni, ma Gozzi) metterei il suo pregio di
disegnatore.

La mostra ospitò per qualche giorno anche la
Madonna della Purità di Udine,1 asportata dagli
austriaci durante l'invasione: opera più tarda d'un
decennio, mirabilmente equilibrata per l'ufficio
e il luogo ove oggi ritorna, sotto il soffitto di grande
ispirazione che ne ripete i toni.

Una saletta è dedicata ai dipinti stranieri e alle
oreficerie.

Singolare questa rivendicazione di un fiammingo
e di un tedesco! Ma la proprietà è incontestabile.
[ due quadretti di Girolamo Bosch 2 ornarono qual
rarità esotica la Camera del Capo del Consiglio dei
Dieci. Come ben dice il catalogo, sono due pezzi
d'eccellente colorito. A ragione i nostri vecchi,
buoni intenditori, se ne deliziavano.

L'altro quadro, Cristo deposto fra Giovanni e le
Marie,! proveniente dalla Scuola di S. Giovanni
Evangelista, fu attribuito a molti, e l'incertezza
permane fra Cranach e Dùrer. E buona cosa.

Interessante esemplare di scultura rustica, in-
fluenzata dal Nord, è il gruppo della Pietà, che
ornava la rotonda delle mummie presso il Duomo
di Venzone.

Le argenterie di Gorizia, originarie in gran parte
d'Aquileja, hanno pezzi di valore: un busto di
santa, argenteo, con qualche ricordo dal Rizzo:
un S. F.rmagora, del principio del secolo xv; una
Madonnina e una croce stazionale del secolo xiv;
opere adorne del carattere proprio all'ufficio e alla
materia loro; tali da poter ispirare anche oggi con
frutto l'oreficeria sacra, intristita da pervertimenti
esotici, contro cui protestava, or son molti anni c
ieri, il nobile gusto di Giacomo Boni.

* * *

Tutte queste opere d'arte (meno quelle delle
terre redente), tornaron dall'Austria per un diritto

1 Numero di catalogo 27.

2 Numeri di catalogo 2.1-25.

3 Numeri di catalogo 122-125.

1 Numero di catalogo 2.

2 Numeri di catalogo 101-102.

3 Numero di catalogo 103.
 
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