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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 22.1919

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Fasc. 4
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Venturi, Adolfo: Un' anconetta ignota del Correggio
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https://doi.org/10.11588/diglit.17339#0252

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UN'ANCONETTA IGNOTA DEL CORREGGIO

A Roma, nella raccolta di un amatore, Franco Moroli, esiste un dipinto da noi rico-
nosciuto per opera di Antonio Allegri (tig. i). Il quadro fu eseguito probabilmente per
Modena, vedendosi in esso il santo patrono Gemighano, offerente la città dominata dalla
« Ghirlandina ». Più volte il Correggio fu a Modena, dov'ebbe i primi rudimenti dell'arte
da Francesco Bianchi Ferrari, ed eseguì pitture per famiglie cittadine e per confrater-
nite. Di questa nuova opera non si ha notizia di sorta, all'infuori della sua provenienza
da Bologna, che pure vantò sin dal secolo xvi, a detta del Lamo, un quadro del « pittor
delle Grazie » in casa Ercolani, dove si vedeva a riscontro della Trinità di Raffaello.

L'anconetta sembra rispondere, per quanto si può giudicare traverso le perdute vela-
ture del colore e i restauri del fondo, che alterano il carattere del paese, all'arte gio-
vanile del Correggio, alla prima impressione della Santa Cecilia di Raffaello. L'atteggia-
mento dell'angelo in primo piano, a testa china e arco della persona forzato, ricorda la sta-
tuaria posa del meditabondo San Paolo, come la ricordava, nel quadro di Lord Ashburton,
la figura di Pietro. Ma, come sempre, le qualità del modello mutano passando nell'opera
del pittore emiliano: l'arco della persona perde di solidità massiccia, e sembra creato dal-
l'impeto del vento, che sospinge la bionda adolescente, come un arcangelo Gabriele pros-
simo a fermare il volo: il fremito delle vesti di velo scivolanti dalle nude spalle nulla
più ricorda dei grevi tessuti di Raffaello. La Vergine ha per isfondo in parte una grigia
colonna, in parte il paese, dal quale giunge una luce diafana a bagnar le carni lattee, la
spumosa veste bianca del fanciullo, i capelli di lino, il delicato grigio viola della tunica,
vaporosa tinta di nuvola tanto cara al Correggio negli ultimi anni del secondo decennio
del '500; sul basamento grigio traspare il rosa periato di un piede: le morbide armonie
coloristiche, le tenui note correggesche si ripetono in tutto il quadro, rialzate dal fulgore
di oro vecchio del piviale di Gemignano e dal rubino fiammante del volume, che l'angelo
cantore spiega con mani indolenti, mentre la nebulosa testina bionda si volge, e i grandi
occhi, i fauneschi occhi dei putti di Antonio Lieto, guardano altrove, sembrano seguire il
voluttuoso sogno del canto che inarca la bocca preziosetta. Il volto si tinge di sangue
nel riverbero della rossa tenda, e s'imperla sulla fronte, sotto i lievi capelli biondo-rossi;
vaporose tinte veston la Vergine, come le pietre del duomo modenese e la fragile guglia
della Ghirlandina: rosa, azzurri, grigi inumiditi dalla luce. E la disposizione stessa del
vescovo e dei due biondi paggi, a scala, è la prediletta del Correggio, la più consona a
creare tenere melodie di luci velate, di umidi chiarori filtranti.

Adolfo Venturi.
 
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