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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 24.1921

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Fasc. 2
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La Ferla, Clelia: Saggio sull'abbigliamento femminile del Trecento
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SAGGIO SULL'ABBIGLIAMENTO FEMMINILE DEI TRECENTO

63

Lo-( nz?.tti 1 c nella Vergine del Soccorso di Ljrpo
Meni mi.2

Lievi coprivano il capo, si aggiravano molle-
mente intorno al collo, sul seno, come n°lle Ma-
donne di Lippo Menimi ed; Ambrogio Lorenzétti.

I lembi del velo erano talora lasciati liberi, ma
più spesso aderivano al volto a guisa di soggolo,
senza che una sola ciocca di capelli sfuggisse da
quell'austèro candore e il viso, così racchiuso nella
bianca cornice triangolare, si affinava e si immelan-
coniva nel fascino di una ieratica bellezza.

Calzatiti!. Le scarpette erano molte volte di
stoffa, raramente di cuoio, il (piale era stimato da
poco; infatti Francesco da Barberino dice a pro-
posito di una =posa:

« Chi la discalza, beata colei

Li suoi cai/cari non son sia di cuoio ».2

I sse aderivano perfettamente al piede, ne com
montavano, con grazia, la linea, assottigliandola,
poiché terminavano in una punta acuta. Anche le
scarpe erano ricamate in oro, in argento, incrostate
di perle, secondo l'attestazione di Fiancesco da
Barberino che vede: « il bel piede calzato in seta e
pietre preziose ».

Graziosamente calzato è il piede di una Madonna
di Coppo di Marcovaldo: le scarpette sono rosse or-
nate, presso la punta di un cerchio d'oro dal quale si
diramano filamenti aurei che si dirigono alla estre-
mità del piede, sulla cui punta tutti convergono.

Ho sempre parlato di scarpette, ma molto spesso
non si può fare una netta distinzione fra scarpe e
calze: le calze, la sui stoffa era per lo più intonata
al colore dell'abito, si trasformavano d'un tratto,
per la semplice applicazione d'una suola, in iscarpe.

Spessii, però, si avevano vere e proprie scarpette
basse, se pure di stoffa, fermate da lacci .0 da fib-
bie; dapprima aderenti in modo perfetto, sia ri-
spetto alla larghezza che alla lunghezza, al piede, si
scostarono da esso, con un certa violenza, sulla
fine del secolo, allungandosi in una punta sottile,
ornamento che ora viene chiamato rostro, come nel
1340 da Galvano Fiamma, ora becchetto, come
sulla fine del secolo, dal De Mussis. Nelle giornate
piovose venivano calzati graziosi zoccoli, solle-
vati sul tacco altissimo e l'uso si diffuse tanto a
Venezia, che l'arte degli zocco'ari divenne ben
presto fiorentissima: la moda delle calzature di
stoffa imponeva l'uso degli zoccoli, ciò che del resto
attesta il Boccaccio, quando dice di un tale: « che
egli voleva andare in zoccoli per l'asciutto ».*

1 Siena, S. Francesco, Cappella del Seminario.

2 Siena, Pai. Pubblico (fine del 300).

3 F. da Barberino, op. cit., p. 123.
* Decamcr., Giornata 5», Nov. 10».

Concludendo, dopo aver considerato gli elementi
singoli dell'abbigliamento, si pud affermare che il
costume femminile è, all'inizio del secolo e versola
metà di esso, veramente bello nella sua semplice
eleganza, nobile nell'insieme, se pur non tanto
austero da disdegnare una certa grazia vivace,
nella quale si fondono il mistero e il candore con
la più civettuola eleganza mondana e si può as-
serire che la moda risente ancora profondamente

Fig. 8 — Scuola di Simone Martini:
Madonna con Bambino. Pisa, Museo Civico.

dell'influsso orientale.il quale si palesa nelle stoffe,
nei colori, negli ornamenti, nei ricami.

Di ciò è testimone il Boccaccio che non sa avva-
lorare la bellezza di una stoffa, senza dirla orien-
tale: i cavalieri della corte di Giovanna d'Angiò
vestivano, difatti « di porpora e di drappi dalle
indiane mani tessuti, con lavori di vari colori e
d'oro intermisti ed oltre a ciò sopraposti di perle e
di care pietre »' e Adiona era vestita di « sottilis-
simo drappo sanguigno, spargo di piccioli uccelletti
d'oro, composto dalle mani turche ».2

1 Fiammetta, p. 199.

2 Amf.to, p. 38.
 
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