ADOLFO VENTURI
sionc di faville ne) mistero dell'ombra, che manca al quadro degli Uffizi, e che accentua
10 sfarzo cromatico dell'arte di Bernardo Cavallino.
Distribuzione affine di elementi compositivi e di velarti d'ombra e luce nell'ultimo
quadro della preziosa serie: David e Sanile (fig. 5). Lo strascico lento di una tenda dietro
11 gruppo che attornia il Re, l'obbliquo fascio di penombra dietro David, circoscrivono il
centro della scena, isolano gli attori del dramma dagli spettatori, che si ritraggono ai
margini del quadro: due cavalieri in colloquio, a sinistra, colpiti, fra le tenebre, da un
accentrato fascio di raggi sull'argento delle terse corazze — effetto consueto a Bernardo,
di luce sprigionata con improvvisa violenza, da un invisibile potente riflettore; — due
vecchi personaggi, due savi, al margine opposto, contro un velario di fievole chiarore, dai
trapassi misteriosi come il sussurro che si scambiano i due tolti accostati: un lampo nelle
tenebre, a sinistra, una cascata civettuola d'argenti a destra, ad avvivare la malinconia
della semispenta luce. Un calcolo evidente regola la distribuzione simmetrica dei contrap-
posti di luce e d'ombra, che, non più determinatrici di spazio, eseguiscono su una mor-
bida superficie preziose variazioni, delicati arpeggi di tono. In quest'opera, il sentimentale
pittore si serve della luce come di mezzo patetico: fissa e (piasi gelida sulla figura eretta
di David, fa del giovine plebeo dal fermo sguardo il dominatore della scena; vacillante
e interrotta nei suoi gemmati bagliori, descrive l'abisso di malinconia in cui si sprofonda la
figura dolorosa del Re, l'affanno di quel volto da cui sembra fuggire, nell'emozione del
suono, la vita. E la greve cortina di velluto accompagna con le sue lente curve il mor-
tale abbandono di Saul, nel cui occhio smorto l'affranto sguardo si spegne. Come nel
Banchetto di Assalonne, in questo quadro, l'arte di Bernardo Cavallino, col suo raffinato
sentimentalismo, la magia delle luci erranti nell'ombra, vive, circa la metà del Seicento,
in pieno romanticismo.
Adolfi i Ven ruRi.
sionc di faville ne) mistero dell'ombra, che manca al quadro degli Uffizi, e che accentua
10 sfarzo cromatico dell'arte di Bernardo Cavallino.
Distribuzione affine di elementi compositivi e di velarti d'ombra e luce nell'ultimo
quadro della preziosa serie: David e Sanile (fig. 5). Lo strascico lento di una tenda dietro
11 gruppo che attornia il Re, l'obbliquo fascio di penombra dietro David, circoscrivono il
centro della scena, isolano gli attori del dramma dagli spettatori, che si ritraggono ai
margini del quadro: due cavalieri in colloquio, a sinistra, colpiti, fra le tenebre, da un
accentrato fascio di raggi sull'argento delle terse corazze — effetto consueto a Bernardo,
di luce sprigionata con improvvisa violenza, da un invisibile potente riflettore; — due
vecchi personaggi, due savi, al margine opposto, contro un velario di fievole chiarore, dai
trapassi misteriosi come il sussurro che si scambiano i due tolti accostati: un lampo nelle
tenebre, a sinistra, una cascata civettuola d'argenti a destra, ad avvivare la malinconia
della semispenta luce. Un calcolo evidente regola la distribuzione simmetrica dei contrap-
posti di luce e d'ombra, che, non più determinatrici di spazio, eseguiscono su una mor-
bida superficie preziose variazioni, delicati arpeggi di tono. In quest'opera, il sentimentale
pittore si serve della luce come di mezzo patetico: fissa e (piasi gelida sulla figura eretta
di David, fa del giovine plebeo dal fermo sguardo il dominatore della scena; vacillante
e interrotta nei suoi gemmati bagliori, descrive l'abisso di malinconia in cui si sprofonda la
figura dolorosa del Re, l'affanno di quel volto da cui sembra fuggire, nell'emozione del
suono, la vita. E la greve cortina di velluto accompagna con le sue lente curve il mor-
tale abbandono di Saul, nel cui occhio smorto l'affranto sguardo si spegne. Come nel
Banchetto di Assalonne, in questo quadro, l'arte di Bernardo Cavallino, col suo raffinato
sentimentalismo, la magia delle luci erranti nell'ombra, vive, circa la metà del Seicento,
in pieno romanticismo.
Adolfi i Ven ruRi.