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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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Venturi, Lionello: Il gusto e l'arte - i primitivi e i classici
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https://doi.org/10.11588/diglit.55192#0108

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IL GUSTO E L’ARTE - I PRIMITIVI E I CLASSICI

viva all'oggetto principale, hanno acquistato il Correggio il gusto del grato e del dilet-
tevole, e Tiziano quello della verità ».
L’Enciclopedia francese mantenne distinti i due termini che il Mengs aveva, unito: 1 2
« Le goùt, dans les beaux arts et par conséquent dans la peinture, est un sentiment
délicat et souvent très-prompt, des convenances, ou des conventions.
« Il faut distinguer le goùt qui jouit, du goùt qui opère; non qu’ils soient essen-
tiellement différents, mais parce que l’un agit avec promptitude et l’autre avec réflection.
Du reste tous deux ont également pour base ce sentiment délicat dont je viens de
parler, qui (je le répète) se décide d’après les convenances, ou d’après les conventions.
...Le goùt appuié sur les conventions est plus restraint; parce que les conventions
n’embrassent pas les choses ni les hommes en général, et ne s’établissent le plus ordinai-
rement qu’entre un certain nombre d’hommes: aussi les conventions diffèrent entre
elles dans les différents clirnats, dans les tems divers, dans les diverses sociétés et
jusque dans les plus petites portions des sociétés ».
E il Milizia diffuse in Italia le idee deH’encielopedia metodica anche sul gusto.
Comunque, malgrado la distinzione, è da rilevare che l’enciclopedia francese riportava
a un sentimento e non alla ragione anche il concetto di gusto basato sulle convenienze,
come se fosse non proprio un giudizio, ma uria tendenza al giudizio.
* * *
Nella tradizione letteraria invece gusto e giudizio intellettuale s’identificarono
presto.4 E l’uso amplissimo che il Kant fece di quella parola tolse i residui d’incertezza.
Gusto è la facoltà di giudicare mediante il piacere che è necessariamente congiunto
con la rappresentazione. 3 Contro le infiltrazioni razionalistiche, contro le regole dell’arte,
contro la dimostrabilità della bellezza, il Kant notoriamente si eleva opponendo il gusto
alla ragione. Tuttavia egli non seppe sottrarsi ai pregiudizi neo-classici del suo tempo,
nè quando distinse il disegno degno dell’intuizione dal colorito degno appena della
sensazione, nè quando oppose gusto (giudizio) a genio (immaginazione) per sostenere
che la condizione indispensabile dell’arte è il giudizio e non l’immaginazione.4
Nella prima Estetica, sotto l’influsso diretto del pensiero kantiano, il Croce si occupò
del concetto di gusto, non per opporlo, anzi per identificarlo col genio.5 L’attività pro-
duttrice e l’attività riproduttrice debbono essere infatti identiche, altrimenti non è
possibile riprodurre il prodotto. E poiché giudicare un’opera d’arte significa riprodurla
in sè, giudizio (o gusto) è uguale a genio o attività produttrice. Sembrerebbe che quella
identificazione dovesse essere stata abbandonata dal Croce, quando la storia (giudizio =
= critica) non fu più considerata un’arte, come al tempo della prima Estetica. Se infatti
il giudizio s’identifica col gusto e il gusto cól genio, si dovrebbe dedurre che il critico
è artifex additus artifici non philosophus adctfttys artifici; e cioè l’atto essenziale del critico
— il giudizio — verrebbe svuotato del suo contenuto logico. Sta di fatto che il Croce
ribadì la sua identificazione nelle polemiche derivate dalla prima Estetica 6; ma dopo
non si occupò più del concetto di gusto, nemmeno quando l’occasione gli si sarebbe
presentata.7 Ed era ben naturale: il concetto di gusto era sorto per una necessità di
critica e di storia; trasferito in sede di estetica, esso diventava un sinonimo inutile di
«giudizio» e di « critica». Restava tuttavia da prendere in considerazione il contenuto di

1 Watelet et Levesque, Dictionnaire des arts
de -peinture, sculpture et gravure. Paris, 1792, 1. II,
pag. 435 e seg.
2 Croce, Estetica, 4a ed., p. 230 e seg.
3 Critica del giudizio. Ed. Laterza, p. 30.

4 Op. cit., pp. 66, 166, 176.
5 Estetica, 4a edizione, pp. 141-142. Cfr. anche
Pag. 230.
6 Problemi di estetica, p. 469.
7 La Critica, XX, 1922, p. 55 e seg.
 
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