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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 30.1927

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Bertello, Mara: San Marco e la critica di Ruskin
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https://doi.org/10.11588/diglit.55192#0149

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SAN MARCO E LA CRITICA DI RUSKIN 107
primo fra tutti il D’Agincourt. Per lui all’arte antica succede, nel periodo bizantino,
la « decadenza », da cui solo saprà liberarsi il Rinascimento ritornando alle forme clas-
siche. Dice di San Marco: 1 « Gli architetti di S. Marco meno fortunati nella scelta
e nella esecuzione degli ornamenti che atti ad immaginare un maestoso insieme, non
seppero rimediare ai difetti che il cattivo gusto aveva introdotto in questa parte della
architettura ». Egli non s,a vedere nell’alterazione delle forme e delle proporzioni delle
colonne, delle loro basi e dei loro capitelli una necessaria conseguenza della nuova
visione, ma semplicemente un indizio d’inferiorità artistica, dovuta alla « decadenza »,
alla «difettosa maniera»'in contrapposizione al «buono stile», all’« antica purezza dei
principi ».
Dietro il D’Agincourt molti altri si accinsero allo studio dell’arte medioevale, ma
senza radicalmente modificare il punto di vista critico. Lo stesso può ripetersi per


Fig. 1. — Venezia: S. Marco. Particolare. (Fot. Alinari).

Leopoldo Cicognara, che continuò le opere del Winckelmann e del D’Agincourt con la
sua Storia della scultura dal suo risorgimento in Italia fino al secolo di Canova, e per
Pietro Selvatico che scrisse Sull’architettura e sulla scultura a Venezia dal Medio Evo
sino ai nostri giorni. Se questi due ultimi autori celebrano S. Marco, ciò è dovuto più
a spontanea capacità d’impressione e ad orgoglio di patria che a coerente consape-
volezza di pensiero. Per persuadersene basta leggere la « Prefazione » che il Cicognara
premette alla sua storia: « ...ognuno potrà riconoscere con una luminosa chiarezza che
se i Greci e i Bizantini lavorarono in Italia nel xn e xiii secolo e se anche vi avevano
scuole ed imitatori, allorquando poi l’Arte dovette salire in eminenza fu d’uopo imitare
una altra razza di Greci ben anteriore... ». E anch’egli chiama « debole meccanismo
dell’arte » e « traviamento » la maniera bizantina.
Ruskin invece comincia col descrivere S. Marco e l’effetto misterioso che la sua
penombra colorata produce negli animi: ma lungi dall’arrestarsi a ciò, cerca di analiz-
zare lo spirito e gli intenti di questa architettura e di metterla a confronto con i mi-
gliori sistemi architettonici dell’Europa medievale. Nel suo esame non parte da schemi

Storia dell’Arte col mezzo dei monumenti. Milano, 1814, p. 72,
 
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