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Belvedere: Monatsschrift für Sammler und Kunstfreunde — Band 3.1923

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Casella, Giorgio: Dante ed i maestri Comacini, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.52317#0341

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11 22 dicembre 1396 la repubblica fiorentina decretava fossero domandate.
Nel 1429 Firenze fece uguale istanza ad Ostasio da Polenta affermando voler
innalzare un monumento a Dante ed a Petrarca.
Altre domande partirono da uomini illustri. Lo stesso Bernardo Bembo, tro-
vandosi ambasciatore a Firenze ne promise il trasporto a Lorenzo dei Medici,
ma, ironia della sorte, lo stesso Bembo sette anni dopo fa costruire da Pietro
Lombardo il sacello dantesco. Nel 1515 l’Accademia medicea si rivolge a Papa
Leone X. Costui sembra desse speranze ai Fiorentini. Il Papa era dei Medici
e fiorentino e nello stesso tempo Signore di Ravenna essendo questa cittä
passato al governo pontificio sino dal 1509 per la Lega di Cambray. Una
concessione poteva diventare pei Ravennati assai pericolosa. Ma Ravenna
nicchiö, protestö, lavorö a Roma perche il trasporto non avvenisse. Del resto
gli avvenimenti storici favorirono un ritardo. Fu allora ehe ad una nuova
domanda dei Fiorentini a Leone X anche Michelangelo cosi sottoscrivesse:
„Io Michelangelo scultore il medesimo (affermo) e supplico Vostra Santitä
oferendomi al Divin Poeta fare la sepoltura sua condecente e in loco onorevole
in questa cittä.“
Venne il giorno in cui Leone X cedette.
Per timore dei Ravennati si tentö allora dai fiorentini una specie di trafuga-
mento. Nel cuor di una notte scoperchiarono l’arca lapidea, ma vana tornö
la fatica di alzare il pesante marmo. Il sepolcro di Dante era vuoto: non
rimanevano ehe pochi frammenti di ossa e poche foglie di alloro disseccate
e intorno a ciö si fece silenzio.
Quando lo scheletro del Poeta fu tolto dal sarcofago? Fra il 1515 e il 1519.
Nel 1483 allorche i Solari costruivano il sacello dantesco e riscolpivano il
sarcofago questo non venne aperto e dentro vi stavano i resti preziosi. Ma
quando i messi fiorentini lo trovarono vuoto il foro praticato nella parete
posteriore del sarcofago dovette essere osservato, ma di quanto era avvenuto
se ne fece un secreto. Änche piü tardi nel 1780 quando il Cardinale Valeni
Gonzaga fa scoperchiare l’urna in forma pubblica il notajo tace la veritä e
ricorre a frasi ambigue. Fu allora ehe il sagrestano, fra Tommaso Mazzadi,
dietro il cartone di un registro di messe scrisse: „La cassa di Dante fu aperta
e non si ritrovö alcuna cosa: fu di nuovo suggellata col sigillo di detto
Cardinale e fu messo ogni cosa sotto silenzio, restando la medesima opinione.“
Quindi la fräse dubitativa del Bertos ehe aveva ripulita la cella dantesca:
si e sempre cercato celare il ratto delle ossa di Dante per quanto lo si
sospettasse.
E chi asportö queste preziose reliquie? I francescani, conosciuta la concessione
di Leone X.

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