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CAP. IX.
CONGEDO.
Uno dei soggetti favoriti dagli scalpellini volterrani, non tanto in voga negli
studi di scultura chiusini ed estraneo affatto a quelli di Perugia, si è 1' ultimo congedo
che il defunto dà al superstite prima di mettersi in viaggio per il mondo degl' inferi.
Cominciamo dai rilievi volterrani.
Il tipo artistico di gran lunga più frequente è dei più semplici: 1' uomo e la
donna, in piedi, si scambiano una stretta di mano, ovvero (più di rado) si porgono la
destra. Sono presenti uomini e donne in vario numero, tutte ammantate, le dorme
distinte dagli uomini per il chitone lungo che appare sotto il manto; rara-
mente oltre gli adulti sono rappresentati anche fanciulli. Che in realtà si debba inten-
dere 1' ultimo congedo, 1' accennano alcune volte con chiarezza taluni particolari
come uno o più cippi sepolcrali, una porta (del sepolcro, oppure dell' inferno) o una
tomba (tav. LII, 15), non di rado anche 1' intervento di demoni infernali d' ambo i
sessi. Chi dei due sposi sia il morto, si può riconoscere talvolta alla testa che è in-
volta nel manto, ma questo distintivo in altri casi o manca affatto, o si ritrova
senza eccezione in tutte le figure, o finalmente appartiene ad una figura evidente-
mente secondaria, con quella certa trascuratezza tutta propria dell' arte etrusca in
genere. Né sempre questo dubbio può sciogliersi confrontando il sesso della figura
del coperchio perchè non di rado la pertinenza del coperchio all' urna cui è sovrap-
posto presentemente rimane incerta. Per altro questi sarcofaghetti con i loro co-
perchi di solito, così pare, non erano ordinati apposta, bensì lavorati in provvisione
dagli scalpellini e poi comprati a scelta secondo il gusto dell' acquirente e le esigenze
del caso. E ciò vale massimamente della roba andante, e tale sono da ritenersi
quasi tutte le urne decorate di soggetti funebri; esse, eccettuate ben poche, sono
lavorate in tufo, materiale più comune dell' alabastro e che meno si presta ad una
esecuzione fina e dettagliata. In effetto tutte quelle della nostra serie debbono
qualificarsi opere dozzinali, giacché hanno certi dettagli più accennati che eseguiti
e però sono d' interpretazione incerta.
XLV, 2. Museo di Volterra n. 84; 1. 0,53; tufo. Nel bel mezzo la coppia matri-
moniale; ambedue, così pare, col capo involto nel manto, davanti ad un cippo sepol-
crale con capitello ionico e sormontato da una specie di pigna. A sin. donna col
capo involto, a d. uomo; agli angoli due altri cippi identici. Sul coperchio donna.
2 a. Firenze, Museo archeologico; 1. 0,55; tufo. Coppia matrimoniale davanti
ad un cippo (capitello dorico) ; a d. uomo, a sin. donna ed uomo. Nessuna delle figure
ha il capo involto. Al margine superiore due file di denti. Sul coperchio donna.
CAP. IX.
CONGEDO.
Uno dei soggetti favoriti dagli scalpellini volterrani, non tanto in voga negli
studi di scultura chiusini ed estraneo affatto a quelli di Perugia, si è 1' ultimo congedo
che il defunto dà al superstite prima di mettersi in viaggio per il mondo degl' inferi.
Cominciamo dai rilievi volterrani.
Il tipo artistico di gran lunga più frequente è dei più semplici: 1' uomo e la
donna, in piedi, si scambiano una stretta di mano, ovvero (più di rado) si porgono la
destra. Sono presenti uomini e donne in vario numero, tutte ammantate, le dorme
distinte dagli uomini per il chitone lungo che appare sotto il manto; rara-
mente oltre gli adulti sono rappresentati anche fanciulli. Che in realtà si debba inten-
dere 1' ultimo congedo, 1' accennano alcune volte con chiarezza taluni particolari
come uno o più cippi sepolcrali, una porta (del sepolcro, oppure dell' inferno) o una
tomba (tav. LII, 15), non di rado anche 1' intervento di demoni infernali d' ambo i
sessi. Chi dei due sposi sia il morto, si può riconoscere talvolta alla testa che è in-
volta nel manto, ma questo distintivo in altri casi o manca affatto, o si ritrova
senza eccezione in tutte le figure, o finalmente appartiene ad una figura evidente-
mente secondaria, con quella certa trascuratezza tutta propria dell' arte etrusca in
genere. Né sempre questo dubbio può sciogliersi confrontando il sesso della figura
del coperchio perchè non di rado la pertinenza del coperchio all' urna cui è sovrap-
posto presentemente rimane incerta. Per altro questi sarcofaghetti con i loro co-
perchi di solito, così pare, non erano ordinati apposta, bensì lavorati in provvisione
dagli scalpellini e poi comprati a scelta secondo il gusto dell' acquirente e le esigenze
del caso. E ciò vale massimamente della roba andante, e tale sono da ritenersi
quasi tutte le urne decorate di soggetti funebri; esse, eccettuate ben poche, sono
lavorate in tufo, materiale più comune dell' alabastro e che meno si presta ad una
esecuzione fina e dettagliata. In effetto tutte quelle della nostra serie debbono
qualificarsi opere dozzinali, giacché hanno certi dettagli più accennati che eseguiti
e però sono d' interpretazione incerta.
XLV, 2. Museo di Volterra n. 84; 1. 0,53; tufo. Nel bel mezzo la coppia matri-
moniale; ambedue, così pare, col capo involto nel manto, davanti ad un cippo sepol-
crale con capitello ionico e sormontato da una specie di pigna. A sin. donna col
capo involto, a d. uomo; agli angoli due altri cippi identici. Sul coperchio donna.
2 a. Firenze, Museo archeologico; 1. 0,55; tufo. Coppia matrimoniale davanti
ad un cippo (capitello dorico) ; a d. uomo, a sin. donna ed uomo. Nessuna delle figure
ha il capo involto. Al margine superiore due file di denti. Sul coperchio donna.