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SOGETTI STORICI.
CAP. XXI.
BATTAGLIA DI ALESSANDRO MAGNO.
Su sei rilievi di urne perugine, due de' quali già pubblicati dal Dempster
e dal Gori, gli altri quattro trovati ai tempi del Vermiglioli e del Conestabile nella
necropoli del Palazzone, circostante al sepolcro dei Volunni, si vede rappresentata
una battaglia fra Greci e Persi, questi ultimi facilmente riconoscibili al loro costume
nazionale, cioè ai pantaloni (anaxyrides), alle maniche strette, ed alla copertura
di capo (tiara). Confrontando questi rilievi con il celebre mosaico rappresentante
una battaglia di Alessandro Magno e Dario, trovato nella Casa del Fauno in Pompei
ed ora asservato nel Museo Nazionale di Napoli, si nota una tale rassomiglianza
frai concetti principali, che si è obbligati d' ammettere non solamente 1' identità
del soggetto rappresentato, ma anche un nesso di dipendenza, che collega il capo-
lavoro dell' arte musiva con le opere meschine degli scalpellini di Perugia. Se dunque
non v' ha dubbio che i nostri rilievi si riferiscano in sostanza a quella stessa vittoria
di Alessandro Magno sopra il re Dario, che il mosaico Pompeiano rappresenta con
mirabile arte, purtuttavia in essi la composizione originale è talmente contraffatta
con omissioni ed aggiunte arbitrarie, che si deve dubitare seriamente se gli operai di
Perugia siano o no stati consapevoli del suo vero significato. Essi certamente non
1' hanno copiata sul mosaico pompeiano, ma su modelli dipendenti dall' originale
di quello, cioè da una pittura monumentale greca eseguita nel quarto secolo av.
Cr. Riproduzioni di questa pittura, o meglio di alcuni concetti principali, tolti da
essa, erano stati propagati in Italia già in sul finire del terzo secolo av. Cr. ; ce lo
attesta una coppa in terracotta, opera di C. Popilio(I), che in quell' epoca, o poco
dopo, esercitava 1' arte figulina a Mevania ed Ocriculum in Umbria. Allo stesso
tempo incirca tali riproduzioni saranno venute pure nella vicina Perugia, ove furono
così goffamente utilizzate dagli scalpellini locali. Si noti che tre dei nostri rilievi,
nn. i —3, per la goffaggine quasi infantile dell' esecuzione si direbbero usciti dallo
stesso studio e forse opere dello stesso artefice, mentre gli altri tre, di lavoro al-
quanto migliore, possono provenire da un' officina diversa. Tutti poi attualmente
sono in uno stato deplorabile di conservazione, essendo stati esposti per lungo
tempo (ed in parte lo sono tuttora) alle intemperie.
Non è qui il luogo di discutere a lungo la quistione controversa, a quale delle
(') s. v. P. Hartwig, Jiòm, Mitt. XIII, 1898, p. 399 ss., tav. Il, ed il mio articolo ib. XXII, 1907, p. 20 s.
SOGETTI STORICI.
CAP. XXI.
BATTAGLIA DI ALESSANDRO MAGNO.
Su sei rilievi di urne perugine, due de' quali già pubblicati dal Dempster
e dal Gori, gli altri quattro trovati ai tempi del Vermiglioli e del Conestabile nella
necropoli del Palazzone, circostante al sepolcro dei Volunni, si vede rappresentata
una battaglia fra Greci e Persi, questi ultimi facilmente riconoscibili al loro costume
nazionale, cioè ai pantaloni (anaxyrides), alle maniche strette, ed alla copertura
di capo (tiara). Confrontando questi rilievi con il celebre mosaico rappresentante
una battaglia di Alessandro Magno e Dario, trovato nella Casa del Fauno in Pompei
ed ora asservato nel Museo Nazionale di Napoli, si nota una tale rassomiglianza
frai concetti principali, che si è obbligati d' ammettere non solamente 1' identità
del soggetto rappresentato, ma anche un nesso di dipendenza, che collega il capo-
lavoro dell' arte musiva con le opere meschine degli scalpellini di Perugia. Se dunque
non v' ha dubbio che i nostri rilievi si riferiscano in sostanza a quella stessa vittoria
di Alessandro Magno sopra il re Dario, che il mosaico Pompeiano rappresenta con
mirabile arte, purtuttavia in essi la composizione originale è talmente contraffatta
con omissioni ed aggiunte arbitrarie, che si deve dubitare seriamente se gli operai di
Perugia siano o no stati consapevoli del suo vero significato. Essi certamente non
1' hanno copiata sul mosaico pompeiano, ma su modelli dipendenti dall' originale
di quello, cioè da una pittura monumentale greca eseguita nel quarto secolo av.
Cr. Riproduzioni di questa pittura, o meglio di alcuni concetti principali, tolti da
essa, erano stati propagati in Italia già in sul finire del terzo secolo av. Cr. ; ce lo
attesta una coppa in terracotta, opera di C. Popilio(I), che in quell' epoca, o poco
dopo, esercitava 1' arte figulina a Mevania ed Ocriculum in Umbria. Allo stesso
tempo incirca tali riproduzioni saranno venute pure nella vicina Perugia, ove furono
così goffamente utilizzate dagli scalpellini locali. Si noti che tre dei nostri rilievi,
nn. i —3, per la goffaggine quasi infantile dell' esecuzione si direbbero usciti dallo
stesso studio e forse opere dello stesso artefice, mentre gli altri tre, di lavoro al-
quanto migliore, possono provenire da un' officina diversa. Tutti poi attualmente
sono in uno stato deplorabile di conservazione, essendo stati esposti per lungo
tempo (ed in parte lo sono tuttora) alle intemperie.
Non è qui il luogo di discutere a lungo la quistione controversa, a quale delle
(') s. v. P. Hartwig, Jiòm, Mitt. XIII, 1898, p. 399 ss., tav. Il, ed il mio articolo ib. XXII, 1907, p. 20 s.