— 42 —
esemplari variabili o variati secondo il naturale
genio degli artisti. La nozione della variazione
comprende anche la nozione di variazione con-
tinua o declinazione; ma importa, però, conside-
rare queste due nozioni come distinte, applicando
tanto la variazione a un motivo declinato quanto
a un motivo uniforme.
Dal punto di vista matematico l'idea di varia-
zione continua riassume una definizione precisa,
e i processi di misura. E questo l'oggetto prin-
cipale della geometria analitica e del calcolo in-
finitesimale. Ma, dal punto di vista estetico, nulla
giova spingersi di là dal sentimento naturale
che si ha di questa variazione. La mano obbe-
disce istintivamente a questo sentimento, una de-
finizione precisa sarebbe sempre impropria e non
aggiungerebbe nulla alla cosa essenziale: la forma
per gli occhi.
Non bisogna confondere l'idea di varietà colla
nozione eli variazione. Quando si dice, sotto forma
aforistica, che è necessaria l'unità nelle varietà o
varietà neh' unità , si traduce in modo vago e
ampio un bisogno evidentissimo e di primo i-
stinto che riunisce due appetiti, quello della sem-
plicità e quello della complessità. Appunto perchè
sono bisogni e appetiti, possono benissimo esi-
stere inegualmente sviluppati in un medesimo
artista dal fatto del suo temperamento individuale
o dal fatto del genio della razza alla quale egli
appartiene. Queste forinole comode, che tendono
alla conciliazione o piuttosto alla neutralizzazione
delle une colle altre, delle manifestazioni differenti
del genio umano, sono di poca utilità e ador-
nano solamente un ingegno colto senza aiutare
il genio o il potere d'invenzione.
La nozione di variazione è essenzialmente at-
tiva, e, come tutte le nozioni di quest'ordine, ha
questa virtù: di essere chiara e immediatamente
intelligibile. L'idea di varietà , invece, esprime
un risultamelo e non può esser compresa se
non è specificata e limitata da definizioni ade-
quate.
La regolarità, che risulta dalla variazione, non
è una regolarità apparente o geometrica, e che
faccia immagine; è una regolarità, invece, tutta
intellettuale, che risulta, espressamente, dalla con-
formità di ciascuno degli esemplari, per quanto
variati e distinti essi siano, e attenendosi all'im-
pronta del tipo che li appresta. In mancanza di
questa nozione superiore del tipo, possono solo
esistere le due regolarità attuali della simmetria
e della declinazione.
Questa variazione, dunque, sulla figurazione del-
lo schema o del tipo della forma, e sugli elementi
integranti della disposizione, può modificare la
simmetria e la declinazione, conservando, però,
sempre il diagramma di composizione o l'unità
o l'individualità del tipo, cioè a dire, la forma es-
senziale.
Un. motivo pari come a, diventa impari come
a', se è variato; un motivo diagonale come b, di-
venta impari come b'; un motivo inquartato come
c, diventa pari come e'; un rosone raggiato d, di-
venta grembiato d!se le parti componenti si posano
successivamente l'ima sull'altra, etc. etc. Delle tre
ripetizioni contraddette, la prima è uniforme, la
seconda è declinata, la terza è variata. Di cinque
disposizioni palmate, la prima, A, è uniforme, la
seconda, B, è declinata, le ultime tre sono variate
e costituiscono un ornamento perfetto; questi sono
tre esemplari fra tanti altri tipi di palmette. Fi-
gura 155, Tav. XXIV.
I disegni delle nostre tavole sono derivazioni
di circoli o di rette variamente collocate che de-
terminano poligoni; per rendere avveduto lo stu-
dioso della specie di simmetria e dell'ordine rit-
mico e della disposizione dei motivi di detti di-
segni, determiniamo le combinazioni che quattro
archi di quadrante possono formare tra loro in
tutte le diverse contingenze, e quindi facciamo ri-
saltare la specie dei motivi, che ne derivano, e le
posizioni che ognuno di questi può avere rispetto
alla croce di orientamento formata dalla orizzon-
tale e dalla verticale. Ciò è l'argomento della le-
zione che segue.
esemplari variabili o variati secondo il naturale
genio degli artisti. La nozione della variazione
comprende anche la nozione di variazione con-
tinua o declinazione; ma importa, però, conside-
rare queste due nozioni come distinte, applicando
tanto la variazione a un motivo declinato quanto
a un motivo uniforme.
Dal punto di vista matematico l'idea di varia-
zione continua riassume una definizione precisa,
e i processi di misura. E questo l'oggetto prin-
cipale della geometria analitica e del calcolo in-
finitesimale. Ma, dal punto di vista estetico, nulla
giova spingersi di là dal sentimento naturale
che si ha di questa variazione. La mano obbe-
disce istintivamente a questo sentimento, una de-
finizione precisa sarebbe sempre impropria e non
aggiungerebbe nulla alla cosa essenziale: la forma
per gli occhi.
Non bisogna confondere l'idea di varietà colla
nozione eli variazione. Quando si dice, sotto forma
aforistica, che è necessaria l'unità nelle varietà o
varietà neh' unità , si traduce in modo vago e
ampio un bisogno evidentissimo e di primo i-
stinto che riunisce due appetiti, quello della sem-
plicità e quello della complessità. Appunto perchè
sono bisogni e appetiti, possono benissimo esi-
stere inegualmente sviluppati in un medesimo
artista dal fatto del suo temperamento individuale
o dal fatto del genio della razza alla quale egli
appartiene. Queste forinole comode, che tendono
alla conciliazione o piuttosto alla neutralizzazione
delle une colle altre, delle manifestazioni differenti
del genio umano, sono di poca utilità e ador-
nano solamente un ingegno colto senza aiutare
il genio o il potere d'invenzione.
La nozione di variazione è essenzialmente at-
tiva, e, come tutte le nozioni di quest'ordine, ha
questa virtù: di essere chiara e immediatamente
intelligibile. L'idea di varietà , invece, esprime
un risultamelo e non può esser compresa se
non è specificata e limitata da definizioni ade-
quate.
La regolarità, che risulta dalla variazione, non
è una regolarità apparente o geometrica, e che
faccia immagine; è una regolarità, invece, tutta
intellettuale, che risulta, espressamente, dalla con-
formità di ciascuno degli esemplari, per quanto
variati e distinti essi siano, e attenendosi all'im-
pronta del tipo che li appresta. In mancanza di
questa nozione superiore del tipo, possono solo
esistere le due regolarità attuali della simmetria
e della declinazione.
Questa variazione, dunque, sulla figurazione del-
lo schema o del tipo della forma, e sugli elementi
integranti della disposizione, può modificare la
simmetria e la declinazione, conservando, però,
sempre il diagramma di composizione o l'unità
o l'individualità del tipo, cioè a dire, la forma es-
senziale.
Un. motivo pari come a, diventa impari come
a', se è variato; un motivo diagonale come b, di-
venta impari come b'; un motivo inquartato come
c, diventa pari come e'; un rosone raggiato d, di-
venta grembiato d!se le parti componenti si posano
successivamente l'ima sull'altra, etc. etc. Delle tre
ripetizioni contraddette, la prima è uniforme, la
seconda è declinata, la terza è variata. Di cinque
disposizioni palmate, la prima, A, è uniforme, la
seconda, B, è declinata, le ultime tre sono variate
e costituiscono un ornamento perfetto; questi sono
tre esemplari fra tanti altri tipi di palmette. Fi-
gura 155, Tav. XXIV.
I disegni delle nostre tavole sono derivazioni
di circoli o di rette variamente collocate che de-
terminano poligoni; per rendere avveduto lo stu-
dioso della specie di simmetria e dell'ordine rit-
mico e della disposizione dei motivi di detti di-
segni, determiniamo le combinazioni che quattro
archi di quadrante possono formare tra loro in
tutte le diverse contingenze, e quindi facciamo ri-
saltare la specie dei motivi, che ne derivano, e le
posizioni che ognuno di questi può avere rispetto
alla croce di orientamento formata dalla orizzon-
tale e dalla verticale. Ciò è l'argomento della le-
zione che segue.