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Gesellschaft für Vervielfältigende Kunst [Hrsg.]
Die Graphischen Künste — N.F. 1.1936

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Calabi, Augusto: Le Acqueforti di Giuseppe Diamantino
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https://doi.org/10.11588/diglit.6336#0035

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non sono rettangolari, ma ottagonali (13) ovali (6) centinate (2): le superfici determinate
da queste figure sono piü facili a riempire cd i loro perimetri gli offrono piü facüe appoggio
alla costruzione geometrica interna.

La composizione e infatti sempre meramente di superficie; anche quando esiste una molte-
plicitä di piani, essi sono sempre ottenuti per mezzo di opportune diminuzioni di grandezze
e di forza chiaroscurale di elementi accostati: la sovrapposizione e raramente tentata e per
lo piü con cattivo esito.

Eassai felice sempre nella composizione della scena aerea, poiche colloca il punto di vista
nell'aria, all'altezza del personaggio, che vien cosi veduto da vicino e con direzione parallela:
sa far vivere le sue figure sulle nuvolette, eompiacenti al loro servizio, o addirittura nell'aria,
che attraversano a volo librato con una naturalezza singolare. La famigliaritä con la danza
(aveva due fratelli calligraf'i, suonatori e ballerini) e con la scenografia teatrale potrebbe in
parte spiegarla.

Non e il Dio imaginato dalla formica umana, ma l'uomo alato che vede l'eguale; piccola,
unita nelle sue masse che poche linee possono esprimere e la terra, quando essa e veduta sotto,
nei fondi di queste semplici composizioni. Ciö ha un qualche interesse per noi, che cominciamo
a vedere la terra dall'areoplano, come non I'avevamo mai veduta ne dalle piü alte torri ne
dalla cima dei monti.

II disegno e nettamente chiaroscurale, e quando qualche linea di contorno si vede essa non
ha altro ufficio che quello di limitare un campo di determinata ombra. E sempre sommario,
anche nel chiaroscuro, a zone piatte, nette; e in genere tanto piü efficace quanto piü e im-
mediato. La trascuratezza dei particolari non si avverte facilmente per la felicita dell'insieme,
che appaga senza che si chieda di piü dalle semplici composizioni efficaci. E se osservando
ulteriormente si scoprono degli errori veri e propri di modellatura, essi sono dovuti alla fretto-
losa incisione che ha male interpretato il concetto disegnatorio, e che non e stata corretta.

II Diamantino non correggeva mai, non riprendeva mai le sue acqueforti fatte di un sol
getto, in un tempo certamente brevissimo, con pochi tratti prima per segnare le masse, e con
un unico tratteggio poi di piccole linee parallele tra loro, oblique secondo una naturale in-
clinazione della puiita sulla lastra, per ogni genere di oggetti. ogni tipo di modellatura, nudi
e roccie, nuvole e alberi . . . e macchie indefinibili, necessarie alPequilibro della composizione
chiaroscurale.

Qualche rarissimo e brevissimo incrocio per Faddensamento deli'ombra nei sottosquadra
del corpo umano non da che raramente buoni risultati: subito si sente uno sforzo ed un eccesso.

II tratto piü o meno calcato sulla cera sembra esser stato Punico medio di diff'erenziazione
usato, un bagno unico per ogni lastra fornendo Fincisione. E quando l'incisione non e ben
riuscita l'artista non se ne e troppo doluto ed ha stampato quelle prove chiare che noi vediamo
e che non sono cattive impressioni, sono impressioni di cattive lastre. L'artista si limitava
ad abbandonare l'opera dopo averne stampato poche prove, sieche si spiega la loro grande
rarita attuale, comune del resto, molto e molto piü di quanto non si pensi, alla maggior parte
della produzione degli artisti incisori originali italiani.

Guardando queste stampe del Diamantino si e indotti a ricordare da un lato Castiglioni
ed il Carpiom. dall'altro Tiepolo e Boucher. Le reminiscenze iconografiche del primo e gli
insegnamenti teenici del secondo sono ben naturali essendo essi nel gruppo degli immediati
suoi predecessori, per una generazione, ed avendo il Carpioni coabitato Venezia col Diamantino
per una trentina di anni. Nato infatti a Fossombrone nel 1625, recatosi giovane (ignoro la
data esatta) a Venezia vi rimase sino al 98, anno in cui tornö in patria, per morirvi sette
anni dopo nel 1705. II Carpioni mori in Venezia nel 1674.

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