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Gesellschaft für Vervielfältigende Kunst [Hrsg.]
Die Graphischen Künste — N.F. 1.1936

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Calabi, Augusto: Note sulla storia economico-sociale degli incisori, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.6336#0081

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AUGUSTO CALABI / NOTE SULLA STORIA ECONOMICO-

SOCIALE DEGLI INCISORI

1. Incertezze circa la vita economica degli artisti figurativi

II nostro natural desiderio di conoscere la vita economica degli artisti pittori e scultori
dei secoli passati non e stato sinora che assai malamente soddisfatto, non tanto perche siano
troppo pochi i documenti ritrovati, quanto piuttosto perche essi sono qualitativamente insuf-
ficienti a servir di base a qualsiasi ragionamento induttivo.

Riguardano infatti, nei casi piü favorevoli, quei rapporti contrattuali tra artista e commit-
tente che sono di loro natura essenzialmente individuali, commisurati al merito ed alla fama
dell'uno ed alla potenzialitä economica dell'altro, determinati da circostanze di tempo e di
luogo variabilissime, e che poi anche si riferiscono spesso ad un oggetto inidentificabile e che
poi anche sono talora espressi in termini cosi oscuri da richiedere un lavoro di interpretazione
non facile e di incertissimo risultato.

Quand'anche ci siano conosciute le persone dei contraenti e la materia del contratto, il fatto
che la retribuzione sia composta oltre che di danaro di altri elementi, come la fornitura di
materiali o di aiuti umani per la produzione dell'opera. come il vitto e l'alloggio, o come esen-
zioni fiscali di vario genere, ci pone di fronte a nuovi problemi non sempre soddisfacentemente
risolvibili.

Ma nella grande maggioranza dei casi i documenti che conosciamo non illuminano che
indirettamente la vita economica degli artisti e sono anzi tali da indurre facilmente in errore
lo studioso inesperto che, quando legge di onori sovrani conferiti a quell'artista e del nero
abbandono in cui quest'altro fu lasciato languire, non sempre ricorda che si tratta di casi
sporadici. riferentisi a brevi periodi di tempo nella vita stessa dei singoli, ognuno dei quali
ha in genere navigato con alterna fortuna secondo il soffiar dei venti, in nessun altro mare cosi
impetuosi e pronti a cambiar di quadrante.

Quando si racconta di artisti che hanno vissuto tra le alte gerarchie sociali si dimentica che
vi appartennero spesso per servigi che erano capaci di rendere ai governanti in campo tutt'affato
diverso da quello della loro produzione artistica; e quando si ripete la retorica lode dell'umilta
di altri. rimasti confusi nella massa degli artigiani. e evidente che non si ricordano le carat-
teristiche essenziali di quelli ordinamenti sociali che esaltavano al di sopra della massa solamente
i pochissimi che, per possesso della ricchezza o per esercizio del potere politico, erano esenti
dalla schiavitü, e dalla grandezza, del lavoro.

Quando leggiamo di una duchessa che scrive al suo amatissimo maestro per chiedergli di
quella madonna che le aveva promesso, o del maestro pittore che si scusa di non averla potuta
compiere per la data predeterminata, e assicura di consegnarla tra breve ad uno o ad un'altro
personaggio politico perche la porti rapidamente e sicuramente a destinazione. siamo indotti
a dimenticare che la maggior parte delle madonne, e di tutti gli altri quadri religiosi e non
religiosi, erano fatti, venduti e comperati in modo molto piii simile a quello di ogni altra merce.

Quando leggiamo della fatica di un artista nello studio di una certa sua opera, o della sua
esaltazione gioiosa nella esecuzione di un'altra, siamo facilmente portati ad ingradire la dram-
maticitä della vicenda creativa che il merito singolare o la capricciosa fortuna ci ha messo
sotto gli occhi, ed a non considerare che essa non e biologicamente affatto diversa da tante
altre, da tantissime altre rimaste a noi ignote, ma non perciö meno reali e meno importanti
nella vita di quell'artista, di altri come lui grandi e di tanti minori e piccolissimi.

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