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Gesellschaft für Vervielfältigende Kunst [Hrsg.]
Die Graphischen Künste — N.F. 1.1936

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Calabi, Augusto: Note sulla storia economico-sociale degli incisori, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.6336#0126

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A Parigi come a Roma come a Londra come in ogni altro centro importante gli artisti
incisori avevano una vita egualmente facile e prosperosa, in questo secolo, pur attendendo
a generi di lavoro assai diversi tra di loro come erano gli ambienti sociali delle varie cittä.

In Italia non vi fu quasi incisione di ritratti ed a Parigi non vi fu quasi incisione di vedute;
la produzione di un Piranesi si spargeva in tutta Europa in cerca di mercanti e di amatori,
Bartolozzi andava egli stesso fuori d'Italia; Drevet et Le Bas et Saint Aubin esaurivano tutto
il loro ciclo entro il raggio della Parigi ufficiale, da cui ritraevano massima parte dei loro
guadagni.

Se nel secolo precedente i grandi ritrattisti erano pagati qualchevolta dai personaggi raf-
figurati, ma piü spesso da coloro che a quei personaggi dedicavano le loro tesi di dottorato,
ed in minima parte dal pubblico anonimo degli acquirenti, ora sono i personaggi stessi che
assicurano gli artisti delle spese e del compenso iniziale: Wille riceve seicento lire una volta
tanto come gratificazione speciale dal maresciallo di Belle Isle di cui aveva fatto il ritratto,
piü trecento lire per trecento copie dello stesso, e conserva la proprieta del rame e dell'edizione;
Schmidt per un altro ritratto riceve tremila lire e una tabacchiera d'oro; Balechou cinque-
mila lire.

Per una grande composizione disegnata da Moreau le jeune abbiamo uno dei contratti
piü particolareggiati rimasti a lumeggiarci i rapporti tra artisti ed editori del tempo, a Parigi;
un contratto che impone l'obbligo di esclusivitä all'artista, che prevede penali e premi per
ritardo od anticipo nella consegna, che stabilisce una progressione nei lavori parallela a quella
dei pagamenti, e che stipula tremilatrecento lire di retribuzione a Malbeste per dieciotto
mesi circa di lavoro.

In Inghilterra vi era una grande varietä di produzione e di mercato, le tipiche mezzotinte
si vendevano al dettaglio a mezza Corona ciascuna, equivalente ai due paoli e mezzo delle
vedute di Piranesi a Roma, ed i prezzi delle grandi lastre non erano inferiori a quelli di Parigi.
Qualchevolta Ii superarono giungendo ad alcuni eccezionali massimi come le duemila sterline
date dal pittore Copley a Bartolozzi per la incisione della sua morte di Lord Chatham, e per
la quäle si raccolsero ben 1720 sottoscrizioni, in due anni, prima della edizione avvenuta
nel 1784.

10. Prezzi e retribuzioni nel secolo XIX

A Madrid nel 1799 Goya vendette la sue Serie degli ottanta Capricci ad una oncia d'oro,
cioe a poco piü di una lira d'oro ciascun foglio, e la tiratura pare esser stata di soli duecento-
cinquanta esemplari.

I prezzi delle stampe di mera riproduzione bulinistica salirono ancora di piü e le prime
prove dei grandi rami di Raffaello Morghen erano vendute a quattro zecchini (L'Aurora
del Reni) e persino a dieci nel caso eccezionale della Cena di Leonardo. II Longhi a Milano
vendeva i suoi rami con tutti i diritti a trenta, cinquanta, sessanta, e perfino novanta due
mila (Le delizie materne di Reynolds); raccoglieva persino millequatrocento sotto-
scrittori prima della pubblicazione; ed i suoi allievi ottenevano contratti per sedici mila (Jesi)
e ventiquattro mila franchi (Anderloni).

I prezzi poi si contrassero rapidamente per la mancata domanda da parte del pubblico,
sviato dall'apparire delle procedimenti riproduttivi derivati dalla fotografia, che uccise la
incisione riproduttiva in Italia e la stremö in Francia ed in Inghilterra.

II procedimento litografico apparso al principio delP ottocento creö in Francia un mercato
artistico importante, che ebbe peraltro caratteristiche tutte sue proprie: i contratti piü rap-
presentativi che conosciamo sono quelli che legano artista ed editore con una forma di pre-

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