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Hulin de Loo, Georges [Honoree]
Mélanges Hulin de Loo — Bruxelles [u.a.], 1931

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https://doi.org/10.11588/diglit.42068#0070

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LA VETRATA DI HENDRICK VAN DEN BROECK
NELLA CATTEDRALE DI PERUGI A

Giorgio Vasari ricorda Arrigo Fiammingo in una sua
lettera del 5 febbraio 1573 fra i pittori che hanno collabo-
rato alla decorazione délia Sala Regia in Vaticano. Il
grande storiografo dell’Arte Italiana désigna cosi, indi-
candone la nazionalità, quell’Hendrick van den Broeck
che in Italia, traducendo alla lettera il cognome (in Fiam-
mingo broeck vuol dire palude), i contemporanei chiama-
vano anche Arrigo Paludano.
A questo pittore, nato a Matines probabilmente fra il
1520 e il 1530, è toccato un onore troppo più grande vera-
mente dei snoi meriti, quello di terminare, ridipingendo
a destra délia porta d’ingresso la Resurrezione, il ciclo
degli affreschi délia Cappella Sistina, dove in una gara
titanica s’erano cimentati artisti di ben altra statura. Sco-
laro in patria di Franz Floris viene ancor giovane in
Italia, e alterna il suo soggiorno tra Firenze dove lavora
alla corte di Cosimo I, e Orvieto, e Perugia dove nel 1579
riceve la cittadinanza, e altri luoghi dell’Umbria, e Roma.
Non è stato un gran pittore. Già a Firenze è attratto
nelborbita deirinflusso Michelangiolesco si che di buon’ora
perde press ’a poco interamente le sue caratteristiche Fiam-
minghe; in Umbria si trova ad avéré per compagno di
lavoro il manierista Nicolo Circignani; a Roma abbiam
 
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