PARTE SECONDA
35
DESCRIZIONE Vili
ESTERNO DELL’ ARSENALE
Chiunque voglia visitar utilmente questo Arsena-
le uopo è si provveda la Guida che pubblicò recen-
temente l’ingegnere Casoni; Guida che lo prende
in esame per ogni sua parte, e che mette desiderio
di vederci data dall’autore medesimo la istoria di
questo luogo, che lo stesso Dante ebbe si bellamen-
te a ricordare. E' questo un vastissimo ricinto della
circonferenza di oltre due miglia, chiuso da fortis-
sime mura e da torri ad uso militare-marittimo, e
composto di circa 24 Officine e Darsene, ed ampie
Fonderie e Canlieri, e grandi Sale di modelli d’ar-
mi e navi d’ogni guisa. La Piazzetta olire nel suo
prospetto un piacevole insieme: primo in essa è il
Pilo in bronzo fuso da Gio. Francesco Alberghetti
(an. i6p3) con alcuni fatti allusivi alla potenza in
mare dei Veneziani, eretto al doge Francesco NLo-
resini, detto il Peloponnesiaco per il suo conquisto
della Morea; uno di quegli Eroi che di luce im-
mortale irradiò e quasi suggellò i fasti della veneta
gloria, e che solo basterebbe a segnar 1’ epoca più
famosa di una nazione. Lateralmente s’inalzano
due Torri, di carattere semplice ed elegante , che
danno ivi ingresso per la parte di acqua : furono ri-
costruite nel 1685. Quella a destra ricorda in una
iscrizione alcune vittorie della Repubblica. A’ fian-
chi, e dritto ai gradini che conducono entro la ba-
laustrata, si presentano quattro Leoni di marmo pen-
telico, tradotti a noi dalla Grecia dal lodato Moro-
sini l’anno 1687. Molte questioni insorsero fra i
dotti antiquarii sulla interpretazione delle sigle del
primo, a destra, che dalla giubba lungo le spalle lo
attortigliano. Il Guilletiere, il Wheler, lo Spon, e
il sig. Akerblad nel Museo Scandinavo, fra gli stra-
nieri; e il Fanelli, il P. Coronelli ed il Magni, tra
i nostri, ne parlarono. Ma che quelle iscrizioni non
sieno runiche , ma prelasge , il cav. Bossi, il sig.
d’Hancarville, il Rink e il cav. Canova concordaro-
no tutti nell’ egual parere, affermando quel Leone
di greco lavoro. Sulla balaustrata, ricca di decora-
zioni e metalli, ma pur troppo eretti in tempo al
buon gusto dell’arti infestissimo, s’inalzano otto sta-
tue che figurano divinità mitologiche: più pregiate
sono Marte e Nettuno di Giovanni Coìnino, e Bel-
lona di Francesco Penso ; due fra quegli artefici i
quali sagrificando al desiderio del secolo, non peral-
tro lasciavano travedere che avrebbero voluto opera-
re secondo migliori principii. Sopra la porta maggio- |
re d’ingresso, opera grandiosa e di nobile carattere,
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DESCRIZIONE Vili
ESTERNO DELL’ ARSENALE
Chiunque voglia visitar utilmente questo Arsena-
le uopo è si provveda la Guida che pubblicò recen-
temente l’ingegnere Casoni; Guida che lo prende
in esame per ogni sua parte, e che mette desiderio
di vederci data dall’autore medesimo la istoria di
questo luogo, che lo stesso Dante ebbe si bellamen-
te a ricordare. E' questo un vastissimo ricinto della
circonferenza di oltre due miglia, chiuso da fortis-
sime mura e da torri ad uso militare-marittimo, e
composto di circa 24 Officine e Darsene, ed ampie
Fonderie e Canlieri, e grandi Sale di modelli d’ar-
mi e navi d’ogni guisa. La Piazzetta olire nel suo
prospetto un piacevole insieme: primo in essa è il
Pilo in bronzo fuso da Gio. Francesco Alberghetti
(an. i6p3) con alcuni fatti allusivi alla potenza in
mare dei Veneziani, eretto al doge Francesco NLo-
resini, detto il Peloponnesiaco per il suo conquisto
della Morea; uno di quegli Eroi che di luce im-
mortale irradiò e quasi suggellò i fasti della veneta
gloria, e che solo basterebbe a segnar 1’ epoca più
famosa di una nazione. Lateralmente s’inalzano
due Torri, di carattere semplice ed elegante , che
danno ivi ingresso per la parte di acqua : furono ri-
costruite nel 1685. Quella a destra ricorda in una
iscrizione alcune vittorie della Repubblica. A’ fian-
chi, e dritto ai gradini che conducono entro la ba-
laustrata, si presentano quattro Leoni di marmo pen-
telico, tradotti a noi dalla Grecia dal lodato Moro-
sini l’anno 1687. Molte questioni insorsero fra i
dotti antiquarii sulla interpretazione delle sigle del
primo, a destra, che dalla giubba lungo le spalle lo
attortigliano. Il Guilletiere, il Wheler, lo Spon, e
il sig. Akerblad nel Museo Scandinavo, fra gli stra-
nieri; e il Fanelli, il P. Coronelli ed il Magni, tra
i nostri, ne parlarono. Ma che quelle iscrizioni non
sieno runiche , ma prelasge , il cav. Bossi, il sig.
d’Hancarville, il Rink e il cav. Canova concordaro-
no tutti nell’ egual parere, affermando quel Leone
di greco lavoro. Sulla balaustrata, ricca di decora-
zioni e metalli, ma pur troppo eretti in tempo al
buon gusto dell’arti infestissimo, s’inalzano otto sta-
tue che figurano divinità mitologiche: più pregiate
sono Marte e Nettuno di Giovanni Coìnino, e Bel-
lona di Francesco Penso ; due fra quegli artefici i
quali sagrificando al desiderio del secolo, non peral-
tro lasciavano travedere che avrebbero voluto opera-
re secondo migliori principii. Sopra la porta maggio- |
re d’ingresso, opera grandiosa e di nobile carattere,