PARTE QUARTA
9$
Periini, il quale nel 1200 destinò questo lembo di ter-
ra, di sua proprietà, all’erezione d’uno Spedale e
d’una Chiesetta, onde offerire pietoso ricovero a co-
loro che redivano dall’Asia infetti dalla lebbra, dalla
qual malattia ottenne appunto il nome di san Laz-
zaro. Ma la difficoltà del tragitto, che separa que-
st’ Isola da Venezia, quando i venti fremeano bur-
rascosi, decise a mutar di sito i ricoverati, a’ quali
l’instante pericolo non permetteva indugio di me-
dicanti e di rimedii. Così giacque per molto tempo
negletto quest’ Ospizio inalzato a beneficio dell’uma-
nità; quando nel 1717, dopo quattro secoli di si-
lenzio e di oblio, fu qui spinto dall’Asia il celebre
monaco Mechitar, ed egli incominciò dall’instituir-
vi Un’Accademia. L’architetto Francesco Chezia
inalzò il Convento: i cinque altari in Chiesa han-
no pitture dedXAstolfoni, dell’ Emir e del Zugno
Nell’ atrio incontri due monumenti, 1’ uno antico,
1’ altro moderno eretto al cav. Raphael armeno. Nel
refettorio la Cena di Nostro Signore è del Novelli,
opera di buon sapore condotta dal pittore nel tempo
che viveva e studiava in Roma. Nelle stanze supe-
riori puoi vedere un quadro di Palma il giovine,
che mostra G. Cristo : una copia tratta da Giorgione
della Deposizione di Croce, deW Astolfoni, e alcuni
quadri del Magiotto. Vi ha in oltre una scelta e
sontuosa Libreria di pregevolissime opere e di co-
dici armeni e orientali; un gabinetto di Fisica, ed
un’antichissima mummia, di forse duemille anni,
la quale, oltre all’intatta conservazione ha , cosa
singolarissima, una camicia tutta lavorata a can-
nette di vetro colorate che desta sorpresa. E la po-
lita tipografia serve a pubblicare delle opere clas-
siche, o nella propria, o in altre lingue, mentre a
queste s’istruiscono i giovani alunni, che, forniti
gli studii, e giunti al grado di Dottori, vengono
mandati poi missionarii nella Giorgia, nella Persia
e nell’ Indie.
Il silenzio austero del chiostro, il sito solitario,
la religione dell’ Istituto sembrano imprimere una
reverenza che distolga da turbar la pace di questa
Isoletta, quasiché le acque, da cui è accerchiata,
sieno gelose che alcuno vi approdi : pure il fore-
stiero troverà la più ospitale accoglienza da chi la
scelse a ritiro, e ricorderà anche lontano con sod-
disfazione il momento che visitò questo sacro Ritiro.
E in effetto osservando le tante opere scritte dai
solitarii abitatori di questa isoletta, udendone pa-
rola della santità e del sapere di alcuni che ci vis-
sero, conversando con parecchi! di quelli che tut-
tavia ci vivono, si riconoscerà quanto è grande il
vantaggio di questi monastici istituti, specialmente
se sono piantati lungi dal consorzio clamoroso degli
uomini.
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Periini, il quale nel 1200 destinò questo lembo di ter-
ra, di sua proprietà, all’erezione d’uno Spedale e
d’una Chiesetta, onde offerire pietoso ricovero a co-
loro che redivano dall’Asia infetti dalla lebbra, dalla
qual malattia ottenne appunto il nome di san Laz-
zaro. Ma la difficoltà del tragitto, che separa que-
st’ Isola da Venezia, quando i venti fremeano bur-
rascosi, decise a mutar di sito i ricoverati, a’ quali
l’instante pericolo non permetteva indugio di me-
dicanti e di rimedii. Così giacque per molto tempo
negletto quest’ Ospizio inalzato a beneficio dell’uma-
nità; quando nel 1717, dopo quattro secoli di si-
lenzio e di oblio, fu qui spinto dall’Asia il celebre
monaco Mechitar, ed egli incominciò dall’instituir-
vi Un’Accademia. L’architetto Francesco Chezia
inalzò il Convento: i cinque altari in Chiesa han-
no pitture dedXAstolfoni, dell’ Emir e del Zugno
Nell’ atrio incontri due monumenti, 1’ uno antico,
1’ altro moderno eretto al cav. Raphael armeno. Nel
refettorio la Cena di Nostro Signore è del Novelli,
opera di buon sapore condotta dal pittore nel tempo
che viveva e studiava in Roma. Nelle stanze supe-
riori puoi vedere un quadro di Palma il giovine,
che mostra G. Cristo : una copia tratta da Giorgione
della Deposizione di Croce, deW Astolfoni, e alcuni
quadri del Magiotto. Vi ha in oltre una scelta e
sontuosa Libreria di pregevolissime opere e di co-
dici armeni e orientali; un gabinetto di Fisica, ed
un’antichissima mummia, di forse duemille anni,
la quale, oltre all’intatta conservazione ha , cosa
singolarissima, una camicia tutta lavorata a can-
nette di vetro colorate che desta sorpresa. E la po-
lita tipografia serve a pubblicare delle opere clas-
siche, o nella propria, o in altre lingue, mentre a
queste s’istruiscono i giovani alunni, che, forniti
gli studii, e giunti al grado di Dottori, vengono
mandati poi missionarii nella Giorgia, nella Persia
e nell’ Indie.
Il silenzio austero del chiostro, il sito solitario,
la religione dell’ Istituto sembrano imprimere una
reverenza che distolga da turbar la pace di questa
Isoletta, quasiché le acque, da cui è accerchiata,
sieno gelose che alcuno vi approdi : pure il fore-
stiero troverà la più ospitale accoglienza da chi la
scelse a ritiro, e ricorderà anche lontano con sod-
disfazione il momento che visitò questo sacro Ritiro.
E in effetto osservando le tante opere scritte dai
solitarii abitatori di questa isoletta, udendone pa-
rola della santità e del sapere di alcuni che ci vis-
sero, conversando con parecchi! di quelli che tut-
tavia ci vivono, si riconoscerà quanto è grande il
vantaggio di questi monastici istituti, specialmente
se sono piantati lungi dal consorzio clamoroso degli
uomini.