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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 20.1917

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Fasc. 1
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Pittaluga, Mary: Eugène Fromentin e le origini de la moderna critica d'arte, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17337#0035

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EU GÈ NE FROMENT1N

E LE ORIGINI DE LA MODERNA CRITICA D' ARTE

NON crediamo si possano riferire a la critica d'arte le ben note parole del Goethe,
ch'essa sia, cioè «bewundert vici und viel gescholten », poiché la bella disciplina con-
seguì, nel tempo, scarsa ammirazione e fu infinitamente avversata.

Fu avversata, é non senza ragione; essa si atteggiò ad arbitra de l'arte d'ogni tempo,
attaccò con tono saccente gli artisti, si sdegnò con essi, fu parziale e incoerente, prestandosi
a la maggior diversità di dottrine e di sentimenti.

Di essa B. Croce scrive: « I residui del vecchio indirizzo accademico si mescolano ai
nuovi e sterili conati di tendenza positivistica, evoluzionistica e naturalistica; e, per
salvarsi da l'uno e da l'altro male, non si trova, di solito, altro rimedio, che. quello
di rifugiarsi in un incoerente dilettantismo o in un retorico estetismo »; 1 e soggiunge
che la via del progresso non può essere altra se non quella del « pensarci su », costrin-
gendo sè medesimi e gli altri ad elaborare con chiarezza tutti i concetti, che si adoperano
confusamente, non escluso il concetto stesso de l'arte, del quale la maggior parte dei
critici e storici, anche dottissimi, se ne fossero invitati a dare una definizione, sareb-
bero assai imbarazzati, e se la caverebbero con enunciati superficiali e contradditori,
attinti a le opinioni comuni e a la comune conversazione.

« Un sussidio indispensabile per questo esame di coscienza, che urge iniziare, è la
storia de la storiografia artistica, de le varie concezioni di essa e de le varie difficoltà,
cui ha dato luogo ».2

Ogni critica, effettivamente, esige una teoria — ognuno che si accinga a un giu-
dizio su opere d'arte non può mancare di una teoria (sia pure imperfetta) circa l'es-
senza, il compito, gli scopi de l'arte—la critica pratica, forse, la modificherà; ma il
fondamento teorico deve preesistere. E, qualora anche non preesistesse, quando il cri-
tico abbia imparato ad usare i mezzi, che gli facilitino l'orientamento, ne la confusa
abbondanza e ne la copiosa produzione de l'arte, quando incominci a distinguere i tipi,
le analogie, le filiazioni, ecc., non può non essere costretto a raggruppare, sistematica-
mente, le sue esperienze pratiche, a sottoporle a nuova prova, ad organizzarle, secondo il
piano di una teoria artistica.

Anche lo spirito meno ben disposto a la critica deve assumere una posizione rispetto
a certe fondamentali questioni artistiche. Quella posizione lo induce ad accettare un com-
plesso di teorie, le quali entrano in opera (ne abbia il critico, o no, coscienza) ogni volta,
in cui egli si accinge a formulare un nuovo giudizio — esse l'aiutano ne la sua valuta-
zione— esse l'aiutano a risolvere quesiti e a fissare gli scopi, che crede di dovere porre, a
l'evoluzione artistica — esse dànno modo, per dire come il Dresdner, al critico teoriciz-

1 Atti Acad. pont., voi. XXXVI, serie TI, voi. XI cairice premio Tenore, pag. lì
Napoli, 1906; Relazione de la Commissione giudi- 2 Atti Acad. pont., voi. cit., art. cit., pag. i.

L'Arte. XX, I
 
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