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MISCELLANEA
mente il dorso, spinge Io sguardo attraverso il varco
delle sue gambe.
Berlino, agosto 1901.
Dott. Paul Schubring.
Notizie di Venezia.
I dipinti del Tintoretto alla Scuoladi SanRocco.
— Le notizie allarmanti che si diffusero qualche tempo
fa sullo stato dei dipinti del Tintoretto alla Scuola di
San Rocco hanno tenuto agitati gli artisti e gli amanti
dell’arte. È noto che quest’edificio, uno dei più in-
signi monumenti di Venezia, è all’ interno decorato
con grande profusione da tele del Tintoretto, fra le
quali primeggia per bellezza e per vastità La Croci-
fissione. I quadri del Tintoretto in genere, e questi
in modo speciale, sono stati più degli altri facili a
deperire, soprattutto ad annerirsi, perchè il pittore,
sempre troppo ansioso di far presto, raramente attese
a preparare tela e colori che fossero durevoli. I locali,
poi, della Scuola di San Rocco in tempi addietro stet-
tero a lungo mal riparati dalla pioggia e dall’umidità,
cosicché il deperimento dei dipinti si è accelerato,
tanto più che non era stato preso alcun provvedimento
per arrestarlo. Perciò, or non ha molto, la Gazzetta
degli Artisti richiamò vivamente l’attenzione del pub-
blico sullo stato dei quadri del Tintoretto, chiedendo
che vi si provvedesse con sollecitudine. A seguito di
ciò ebbe luogo un’interpellanza del dottor Bordiga
nel Consiglio comunale, poi una tempestosa adunanza
della Confraternita di San Rocco, mentre per incarico
del Ministero della istruzione due funzionari compie-
rono un’ispezione sui quadri, e da ultimo una co-
spicua adunanza di artisti e di studiosi, indetta dal-
l’Accademia di Belle Arti e presieduta dall’onorevole
Molmenti, nei locali stessi della Scuola, esaminò e
discusse animatamente le condizioni dei dipinti e il
modo più opportuno di provvedere alla loro conser-
vazione. Ivi l’allarme parve esagerato, poiché lo stato
dei dipinti, pur tutt’altro che consolante, non era peg-
giore di quel che fosse molti anni fa ; si riconobbe
tuttavia che l’azione demolitrice del tempo non tar-
derà a manifestarsi in modo più sensibile, e che quindi
è dovere prevenirla nella miglior maniera. Sul metodo
vi fu discordanza, richiedendosi da alcuni la lavatura
e la verniciatura, e ritenendo altri che si debba limi-
tarsi alla rintelaiatura.
Da ultimo, una nobile lettera del ministro della
istruzione ha posto termine a questa lodevole agita-
zione, invitando il cav. Frattin, Guardian Grande della
Scuola di San Rocco, a provvedere con sollecitudine
alla rinfoderatura e rintelaiatura dei quadri : lavoro a
cui, si assicura, in breve sarà dato principio.
Al Museo Civico. — Tra le ultime accessioni di
questo Museo, abbiamo notato con molta compiacenza
due pregevoli quadri, pervenuti da un recente legato
dell’antiquario Vincenzo Favenza.
L’uno è una Madonna di Bartolomeo Montagna.
La Vergine è seduta ed ha le mani giunte in atto di
preghiera ; le sta sulle ginocchia, in piedi e affatto
nudo il Bambino che con una mano l’accarezza in segno
di tenera sollecitudine, mentre tocca con l’altra il capo
di un devoto. Il colorito caldo e robusto, il disegno
eccellente, la composizione armoniosissima, e singo-
larmente l’attitudine e l’espressione del Bambino stu-
penda e la faccia del divoto piena di carattere e di
sentimento, fanno di questo quadro, nel suo genere,
un’opera di grande valore.
L’altro è ascritto a Bartoloméo Vivarini, e verosi-
milmente costituiva la parte centrale di un polittico,
simile a quello che lo stesso pittore ha nella galleria
dell’Accademia. Anche il soggetto ne è poco diffe-
rente, perchè anche questo del Museo Civico raffigura
la Madonna, assisa in un trono semplicissimo, col Bam-
bino, vestito d’una breve tunica, seduto sulle ginocchia.
Anche qui l’espressione della Vergine è triste, mentre il
Bambino piuttosto che un’aria di tristezza ha una mossa
sgradevole del volto che non sembra davvero degna
della squisita finezza di Bartolomeo Vivarini. Difatti
l’attribuzione non ha, ch’io sappia, documenti in suo
favore; è soltanto la più ragionevole, perchè i caratteri
di quel pittore vi si manifestano bene, e alcuni segni
d’inferiorità di fronte al quadro citato dell’Accademia
non sono forse sufficienti per ritenerla una copia o
un’ imitazione.
Un quadro di Quirizio da Murano. — È un acquisto
di particolare interesse, fatto ultimamente per queste
RR. Gallerie a cura del direttore Cantalamessa. Rap-
presenta Cristo seduto in trono (o, più precisamente,
in una cattedra, di stile lombardesco), vestito di tunica
rossa e di manto damascato, che offre con la destra
l'ostia eucaristica a una monaca inginocchiata, e con
la sinistra, per una breve apertura della tunica, mostra
la ferita del costato. In alto sono due piccoli angioli
con cartigii : nel fondo un paesaggio, assai rudimen-
tale, con colline e corsi d’acqua, e un cielo luminoso.
Il disegno è in generè^ben accurato ed il colore è
pure gustoso, sebbene le tinte siano sensibilmente
oscurate ; ma ammirabile è soprattutto la testa del
Redentore, improntata d’una così nobile dolcezza e
serenità e condotta con arte così fine da far lamentare
ancora una volta che la fama del pittore non sia dif-
fusa quanto chiari sono i meriti ch’egli palesa nelle
poche opere conosciute.
Il quadro è firmato in basso : QV1R1CIVS DE MV-
RANO. Non si hanno, credo, notizie di esso ante-
riori al secolo xvm, in cui il Zasso lo riprodusse in
incisione, insieme con altri quadri, nella sua raccolta.
Alle RR. Gallerie è stato venduto dalla Società The
Venice Art, che già lo acquistò dal cav. Guggenheim.
A. Romualdi.
MISCELLANEA
mente il dorso, spinge Io sguardo attraverso il varco
delle sue gambe.
Berlino, agosto 1901.
Dott. Paul Schubring.
Notizie di Venezia.
I dipinti del Tintoretto alla Scuoladi SanRocco.
— Le notizie allarmanti che si diffusero qualche tempo
fa sullo stato dei dipinti del Tintoretto alla Scuola di
San Rocco hanno tenuto agitati gli artisti e gli amanti
dell’arte. È noto che quest’edificio, uno dei più in-
signi monumenti di Venezia, è all’ interno decorato
con grande profusione da tele del Tintoretto, fra le
quali primeggia per bellezza e per vastità La Croci-
fissione. I quadri del Tintoretto in genere, e questi
in modo speciale, sono stati più degli altri facili a
deperire, soprattutto ad annerirsi, perchè il pittore,
sempre troppo ansioso di far presto, raramente attese
a preparare tela e colori che fossero durevoli. I locali,
poi, della Scuola di San Rocco in tempi addietro stet-
tero a lungo mal riparati dalla pioggia e dall’umidità,
cosicché il deperimento dei dipinti si è accelerato,
tanto più che non era stato preso alcun provvedimento
per arrestarlo. Perciò, or non ha molto, la Gazzetta
degli Artisti richiamò vivamente l’attenzione del pub-
blico sullo stato dei quadri del Tintoretto, chiedendo
che vi si provvedesse con sollecitudine. A seguito di
ciò ebbe luogo un’interpellanza del dottor Bordiga
nel Consiglio comunale, poi una tempestosa adunanza
della Confraternita di San Rocco, mentre per incarico
del Ministero della istruzione due funzionari compie-
rono un’ispezione sui quadri, e da ultimo una co-
spicua adunanza di artisti e di studiosi, indetta dal-
l’Accademia di Belle Arti e presieduta dall’onorevole
Molmenti, nei locali stessi della Scuola, esaminò e
discusse animatamente le condizioni dei dipinti e il
modo più opportuno di provvedere alla loro conser-
vazione. Ivi l’allarme parve esagerato, poiché lo stato
dei dipinti, pur tutt’altro che consolante, non era peg-
giore di quel che fosse molti anni fa ; si riconobbe
tuttavia che l’azione demolitrice del tempo non tar-
derà a manifestarsi in modo più sensibile, e che quindi
è dovere prevenirla nella miglior maniera. Sul metodo
vi fu discordanza, richiedendosi da alcuni la lavatura
e la verniciatura, e ritenendo altri che si debba limi-
tarsi alla rintelaiatura.
Da ultimo, una nobile lettera del ministro della
istruzione ha posto termine a questa lodevole agita-
zione, invitando il cav. Frattin, Guardian Grande della
Scuola di San Rocco, a provvedere con sollecitudine
alla rinfoderatura e rintelaiatura dei quadri : lavoro a
cui, si assicura, in breve sarà dato principio.
Al Museo Civico. — Tra le ultime accessioni di
questo Museo, abbiamo notato con molta compiacenza
due pregevoli quadri, pervenuti da un recente legato
dell’antiquario Vincenzo Favenza.
L’uno è una Madonna di Bartolomeo Montagna.
La Vergine è seduta ed ha le mani giunte in atto di
preghiera ; le sta sulle ginocchia, in piedi e affatto
nudo il Bambino che con una mano l’accarezza in segno
di tenera sollecitudine, mentre tocca con l’altra il capo
di un devoto. Il colorito caldo e robusto, il disegno
eccellente, la composizione armoniosissima, e singo-
larmente l’attitudine e l’espressione del Bambino stu-
penda e la faccia del divoto piena di carattere e di
sentimento, fanno di questo quadro, nel suo genere,
un’opera di grande valore.
L’altro è ascritto a Bartoloméo Vivarini, e verosi-
milmente costituiva la parte centrale di un polittico,
simile a quello che lo stesso pittore ha nella galleria
dell’Accademia. Anche il soggetto ne è poco diffe-
rente, perchè anche questo del Museo Civico raffigura
la Madonna, assisa in un trono semplicissimo, col Bam-
bino, vestito d’una breve tunica, seduto sulle ginocchia.
Anche qui l’espressione della Vergine è triste, mentre il
Bambino piuttosto che un’aria di tristezza ha una mossa
sgradevole del volto che non sembra davvero degna
della squisita finezza di Bartolomeo Vivarini. Difatti
l’attribuzione non ha, ch’io sappia, documenti in suo
favore; è soltanto la più ragionevole, perchè i caratteri
di quel pittore vi si manifestano bene, e alcuni segni
d’inferiorità di fronte al quadro citato dell’Accademia
non sono forse sufficienti per ritenerla una copia o
un’ imitazione.
Un quadro di Quirizio da Murano. — È un acquisto
di particolare interesse, fatto ultimamente per queste
RR. Gallerie a cura del direttore Cantalamessa. Rap-
presenta Cristo seduto in trono (o, più precisamente,
in una cattedra, di stile lombardesco), vestito di tunica
rossa e di manto damascato, che offre con la destra
l'ostia eucaristica a una monaca inginocchiata, e con
la sinistra, per una breve apertura della tunica, mostra
la ferita del costato. In alto sono due piccoli angioli
con cartigii : nel fondo un paesaggio, assai rudimen-
tale, con colline e corsi d’acqua, e un cielo luminoso.
Il disegno è in generè^ben accurato ed il colore è
pure gustoso, sebbene le tinte siano sensibilmente
oscurate ; ma ammirabile è soprattutto la testa del
Redentore, improntata d’una così nobile dolcezza e
serenità e condotta con arte così fine da far lamentare
ancora una volta che la fama del pittore non sia dif-
fusa quanto chiari sono i meriti ch’egli palesa nelle
poche opere conosciute.
Il quadro è firmato in basso : QV1R1CIVS DE MV-
RANO. Non si hanno, credo, notizie di esso ante-
riori al secolo xvm, in cui il Zasso lo riprodusse in
incisione, insieme con altri quadri, nella sua raccolta.
Alle RR. Gallerie è stato venduto dalla Società The
Venice Art, che già lo acquistò dal cav. Guggenheim.
A. Romualdi.