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IGNAZIO CARLO GAVI NI
tano qualche parola. Il cranio di San Franco è rinchiuso in un vaso cilindrico d’argento
con piede e coperchio terminato da una piccola croce, ma è lavoro di un’altra epoca e di
un altro gusto. La parte più bella è la lamiera cilindrica di cui l’elegante disegno a traforo
lascia vedere nell’interno la preziosa reliquia, e di cui la composizione non tarda a farci
comprendere che il lavoro appartiene al xvi secolo. È rimarchevole sul davanti una figura
in piedi che rappresenta il santo vestito della pianeta su cui è scolpita la croce benedettina.
Le due custodie a forma di avambraccio sono alla grandezza del vero ed hanno le maniche
adornate con vario disegno, pure di stile del 1500 ; ma la loro autenticità mi sembra dubbia
giacché nell’avambraccio sinistro, che è mancante della basetta, si legge CDCG 1745, forse
data di un qualche restauro.
* * *
Nel Rinascimento la nostra chiesa di Assergi subì notevoli modificazioni, secondo il gusto
del tempo, e mentre l’interno rimase pressoché intatto, la facciata trasformò le sue linee
zza**
Reliquiari di San Franco. L’urna d’argento; faccia posteriore
organiche in una grande muraglia di pietra squadrata, non interrotta che da una porta e da
una finestra circolare. Tutte le facciate di questo periodo nell’Italia media s’ispiravano ad
una grande semplicità, ed anche quando l’importanza del monumento e i mezzi di cui si
disponeva, permettevano un certo sfoggio d’ornamentazioni, il genio dell’artista si limitava,
tutt’al più, alla decorazione di porte e finestre ricchissime. Quali fossero le ragioni di ciò
vedremo in altra occasione, se un più largo studio sui monumenti abruzzesi ci darà modo
di venire a conclusioni d’indole generale. Qui basti affermare che i maestri comacini o lom-
bardi erano per lo più gli artefici destinati all’abbellimento degli edifici del Rinascimento,
che essi davano ad ogni opera l’impronta della loro architettura nazionale e che a uno di
essi probabilmente dovette affidarsi il lavoro della nuova facciata di Santa Maria Assunta.
IGNAZIO CARLO GAVI NI
tano qualche parola. Il cranio di San Franco è rinchiuso in un vaso cilindrico d’argento
con piede e coperchio terminato da una piccola croce, ma è lavoro di un’altra epoca e di
un altro gusto. La parte più bella è la lamiera cilindrica di cui l’elegante disegno a traforo
lascia vedere nell’interno la preziosa reliquia, e di cui la composizione non tarda a farci
comprendere che il lavoro appartiene al xvi secolo. È rimarchevole sul davanti una figura
in piedi che rappresenta il santo vestito della pianeta su cui è scolpita la croce benedettina.
Le due custodie a forma di avambraccio sono alla grandezza del vero ed hanno le maniche
adornate con vario disegno, pure di stile del 1500 ; ma la loro autenticità mi sembra dubbia
giacché nell’avambraccio sinistro, che è mancante della basetta, si legge CDCG 1745, forse
data di un qualche restauro.
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Nel Rinascimento la nostra chiesa di Assergi subì notevoli modificazioni, secondo il gusto
del tempo, e mentre l’interno rimase pressoché intatto, la facciata trasformò le sue linee
zza**
Reliquiari di San Franco. L’urna d’argento; faccia posteriore
organiche in una grande muraglia di pietra squadrata, non interrotta che da una porta e da
una finestra circolare. Tutte le facciate di questo periodo nell’Italia media s’ispiravano ad
una grande semplicità, ed anche quando l’importanza del monumento e i mezzi di cui si
disponeva, permettevano un certo sfoggio d’ornamentazioni, il genio dell’artista si limitava,
tutt’al più, alla decorazione di porte e finestre ricchissime. Quali fossero le ragioni di ciò
vedremo in altra occasione, se un più largo studio sui monumenti abruzzesi ci darà modo
di venire a conclusioni d’indole generale. Qui basti affermare che i maestri comacini o lom-
bardi erano per lo più gli artefici destinati all’abbellimento degli edifici del Rinascimento,
che essi davano ad ogni opera l’impronta della loro architettura nazionale e che a uno di
essi probabilmente dovette affidarsi il lavoro della nuova facciata di Santa Maria Assunta.