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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 6
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0484

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424

MISCELLANEA

abbiamo una finezza di lavoro che spinge alla mas-
sima ammirazione. Mancano due o tre teste. Ecco la
sottostante iscrizione : « Quando Cristo fu tradito da
Giuda ».

6° riquadro. — Vi è rappresentato Cristo che va
verso un personaggio, a’ piedi del quale sta genu-

Gesù dinanzi a Erode (?)

flessa una donna. A costei manca la testa. Non so
ancora indovinare il significato di questa scena. Forse
si riferisce a Gesù condotto innanzi ad Erode. La
stessa iscrizione non è chiara verso la fine. Dice :
« Quando fo presentato da ... ».

Queste sculture fanno pensare a Benedetto da Ma-
iano e a quella pleiade contemporanea dei Sansovino,
dei Della Porta, dei Buglioni, ecc. Ma i caratteri delle
iscrizioni sono evidentemente della fine del secolo xiv
o della prima metà del xv, e somigliano a quelli della
lapide che sta sotto il portico della chiesa matrice nel
lato meridionale, dove si parla perfino di un tale amicus
de genere Bartolom. natus... summusin arte magister.

Mi auguro che qualche studioso locale riesca a iden-
tificare quest’artista e a riconnetterlo con le nostre
sculture: non sarà stato inopportuno, intanto, aver
fatto conoscere queste non indegne opere d’arte.

Antonio De Nino.

Notizie delle Marche.

Dipinti del Folchetti, di Durante Nobili, del
Pagani e deU’Alamanni. — Un pittore comunemente
tloto solo di nome, è Stefano (Francesco) Folchetti
di San Ginesio. 11 Colucci, il Lanzi e il march. Amico
Ricci di lui fecero menzione nominandone appena
qualche opera, una delle quali, detta dai due primi

del 1494, l’ultimo volle fosse invece del 1406, attri-
buendo poi allo stesso artista la tavola che nella sua
patria esiste in Sant’Agostino, figurante l’assalto dei
Fermani ai Ginesini protetti da Sant’Andrea, lavoro
assolutamente di altra mano.

Ebbi poc’anzi ad illustrare in un giornale delle Mar-
che un trittico grande del Folchetti che si conserva
polveroso nella collegiata di Urbisaglia, sfuggito alle in-
dagini altrui ed operato nell’agosto 1507, giusta una
minutissima iscrizione difficile ad interpretare, a spese
di certo Santi plebanus de Urbe Salvia una cimi obla-
tionìbus aliorum... La parte centrale del dipinto mo-
stra la Vergine seduta col Bambino che porge l’anello
a Santa Caterina, più quattro angeli oranti nell’alto.
Gli specchi laterali hanno San Lorenzo e San Pietro.

Lungo due pilastrini sei altri santi : nel basamento
Cristo fra gli Apostoli in mezze figurine allineate; infine
sopra in due triangolétti, il mistero dell’Annunciazione.
L’oro è prodigato nei fondi e nelle vesti ; sufficiente è il
disegno, debole il colorito, la conservazione mediocre.
Sotto la restante dicitura lessi la firma: « Deo/avente:
Pictor fuit Stefanus Fulchitt (sic) De San Genesio ».

Ora aggiungo che di questo autore ho riconosciuto
in modo positivo anco un affresco esistente nella chiesa
detta della Maestà, 1 nei dintorni della stessa Urbi-
saglia e sorgente sulle rovine della vetusta città, non
lunge dagli avanzi dell’anfiteatro. Si tratta di una
Pietà dipinta entro una nicchia, larga m. 1.60, alta
ni. 2.05, e salvo qualche scrostatura recente, ben con-
servata. Cristo posa supino sulle ginocchia della Madre,
che ha una mesta espressione di dolore. San Gio-
vanni con capelli ricciuti abbondanti è da un lato,
mentre dall’altro sta la Maddalena rosea, con bocca
piccolissima, occhi allungati semichiusi, capelli gialli
disciolti, espressione indefinibile.

Il disegno delle mani lascia a desiderare. Questo
è capitale difetto del pittore, che però nella sua me-
diocrità non può dispregiarsi, tanto più che le nostre
Marche non vantano una scuola pittorica distinta, e
perciò per esse i deboli artisti acquistano un’ importanza
che mancherebbe loro altrimenti. Pochissimi sono i
dipinti conosciuti del Folchetti. Due tavole studiai al
municipio di San Ginesio, la più grande del 1492, la
minore del 1498. Nello stesso paese una tela a tem-
pera, sciupata, vidi, se non erro, in San Gregorio.
Una Madonna a fresco, esistente nella chiesa del Ro-
sario in Amandola, registra il cav. Luigi Mannocchi
nella sua Guida pratica per la provincia di Ascoli,
(ed. 1900). Un Crocifisso era nell’antico convento di
Rambona presso Pollenza, ma da molti anni vi manca.
Altre còse certe non trovo nominate.

1 Mi si dice sia stata dichiarata monumento nazionale ; ma
credo si tratti d’un pio desiderio. Avendo numerosi freschi di scuola
umbra (sui quali, come su altri dello stesso pennello sto facendo
indagini), certo meriterebbe fosse dichiarata almeno monumento
regionale e se ne avesse maggior cura.
 
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