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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 1
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0096

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CORRIERI

Corriere del Belgio.

Le esposizioni artistiche del Belgio nel 1905.

— Il Belgio ha celebrato nel 1905 il 750 anniversario
della sua indipendenza Tutte le principali città della
nazione hanno fatto a gara per pararsi a festa nella
lieta solennità, inalberando il grande vessillo dell’arte,
il più bello ed il più adatto per festeggiare degnamente
una data storica di tanta importanza.

La sezione artistica della grande esposizione uni-
versale di Liegi ha offerto al pubblico una visione re-
trospettiva completa dell’arte antica della città, ed una
buona selezione delle diverse scuole della pittura con-
temporanea. Collezioni meravigliose di suppellettili
religiose e civili, di oreficerie, di reliquiari, di calici,
evangelari, pissidi, ecc , figuravano accanto ad una
serie non meno importante di rilievi policromi, di
sculture in legno ed in metallo, di avori di incisioni
di mobili di ogni specie.

Ma oltre questa esposizione, del cui successo si è
parlato in alcune riviste d’arte (V. Poi Neveux. L’Art
ancien et moderne à V exposition universelle de Liège,
in Revue de V Art anc. et mod., io sept. 1905, t. XVIII,
pag. 165 e seg.) altre esposizioni di non minore im-
portanza sono state tenute nelle altre città del Belgio.

Bruxelles, col concorso finanziario del Governo e
del Municipio, ha organizzato una grande esposizione
di arte antica locale. Quanto di più bello è stato pro-
dotto dall’antica capitale del Brabante anteriormente
al secolo xtx, in fatto di arazzi, di sculture in pietra,
in legno ed in metallo, di maioliche, ecc., ha trovato
posto negli eleganti locali del Circolo artistico e let-
terario della città, ingrandito per la circostanza.

La superba serie di arazzi che costituiva una delle
sezioni più importanti dell’esposizione attestava del
glorioso passato di un industria che raggiunse in Bru-
xelles una prosperità inaudita per l’eccellenza dei suoi
prodotti e per il mecenatismo di protettori illuminati
quali il Duca di Borgogna, Filippo il Bello, Carlo V,
Margherita d’Austria, Maria di Ungheria.

Dalle collezioni pubbliche e private, nazionali e stra-
niere, erano stati forniti gli esemplari più belli per

poter ricostruire dinanzi all’occhio del pubblico, nel
modo più completo che fosse possibile, la brillante
storia della tappezzeria brussellese.

Fra gli arazzi della più antica scuola erano note-
voli sopratutti i due prestati dal Museo dei Gobelins,
rappresentanti l’Annunciazione e l’Adorazione dei
Magi, attribuiti generalmente a Roger van derWeyden.
Il prezioso arazzo prestato da Pierpont Morgan, rap-
presentante il Trionfo di Cristo, ci apriva anch’esso
una pagina magnifica dell’industria tessile, e più par-
ticolarmente di un ramo derivato da un gruppo spe-
ciale di artisti che, verso la fine del secolo xv, amarono
arricchire le loro composizioni inquadrandole in una
cornice d’indole completamente architettonica. La
produzione ristretta di questo genere di arazzi, nei
quali l’oro e l’argento sono mescolati a profusione
colle perle, colle pietre preziose di ogni genere e coi
broccati più belli, contribuiva a dare a questo esem-
plare un interesse ed un valore veramente ecce-
zionale.

Altri esemplari non meno importanti erano stati
prestati dal Museo del Cinquantenario di Bruxelles,
dai Musei Reali, dal South Kensington di Londra, dal
Museo del Louvre e dal Museo di Cluny.

Fra le grandi composizioni allegoriche, che carat-
terizzarono l’arte arazziera verso la fine del secolo xv,
era degna di nota sopratutte quella rappresentante
la Parabola del Figliuol Prodigo, esposta dal si-
gnor Nardus.

Altrettanto notevoli alcune serie di arazzi con rap-
presentazioni bibliche, ed altre con composizioni clas-
siche divenute di moda nei Paesi Bassi specialmente
dopo che furono eseguiti a Bruxelles i celebri arazzi
di Raffaello. Generalmente però gli arazzi fiamminghi
che procedono dalla Rinascenza italiana ci danno l’im-
pressione di un’arte importata, poco spontanea e poco
sincera, priva di quell’ingenuità di rappresentazione
che costituisce l’attrattiva principale degli antichi mae-
stri indigeni.

Accanto agli arazzi figuravano alcuni cartoni e mo-
delli, fra i quali uno attribuito (ma senza prova) a
Bernard Van Orley, rappresentante la Decollazione di
 
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