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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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BIBLIOGRAFIA

75

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO,

Storia dell’arte in generale. Opere di consulta-
zione e divulgazione. Topografia artistica ge-
nerale. Relazioni tra la storia dell’arte e le
altre scienze. Questioni e studi generali di tec-
nica, di estetica, di iconografia.

1. Aleandri (Vittorio), Documenti per la storia
dell'arte nelle Marche (secolo XV). (Rassegna biblio-
grafica dell’arte italiana, anno Vili, pag. 149-157;
Ascoli Piceno, 1905).

Documenti (ratti dall’Archivio notarile di Camerino intorno
agli orefici Agostino e Nardo di Oddolo da Roma (1447),
Giacomo e Battista da Tolentino (1453-56); intorno ai pit-
tori Paolo da Visso (1453), Giacomo di Cola da Camerino
(1455), Carlo Crivelli (1488). Di quest’ultimo è ricordata
un’ancona, oggi perduta, per la chiesa di San Pietro degli
Osservanti in Camerino.

2. Chledowski (Casimir), Siena. — Berlin, Cas-
sirer, 1905.

Il libro del Rothes (che il Bollettino già indicò) è stato
seguito a breve distanza da quest’altro non meno importante
per l’arte senese. Qui veramente è tutta Siena che appare,
coi suoi santi, i suoi poeti, i suoi uomini di Stato, il suo vario
assetto sociale; ma ciò non è che una bella cornice al gran
quadro della sua arte, quadro presentato sotto nuovi aspetti,
quando si vede in Duccio la derivazione anche da Giovanni
Pisano, quando si studiano i prolegomeni della pittura tre-
centesca o gli influssi, nello stesso periodo, tra Siena e Firenze.

Non mancano però trascuratezze nei particolari. Per esem-
pio, di Simone Martini non è menzionato il Codice di San
Giorgio; si seguitano ad attribuire al Berna, certo solo sulla
fede del Lanzi, gli affreschi del ciborio di San Giovanni in
Laterano; si rifa il nome di Cellino di Nese pel monumento
a Cino in Pistoia ; ecc. g. d. n.

3. De Waal (Anton), Roma sacra. — Munchen,
Allg. Verlags-Gesellschaft, 1905.

Passa in rassegna, offrendone copiose illustrazioni, i pro-
dotti dell’arte a Roma dai tempi degli apostoli ai giorni no-
stri, con speciale riguardo all’archeologia medioevale cristiana.

4. Gerspach (E.), Annoncìations sculptées dii Ve au
VIIe siècle. (Rev. de Vart chrét., anno XLVIII,
pag. 389-393; Lille, 1905).

Come contributo all’iconografia dell’Annunciazione, illustra
tre antiche sculture ravennati, che esprimono il soggetto.

( Cattedra di Massimiano, sarcofago dei Pignata, frammento di
Sant’Apollinare in Classe).

5. Migeon (Gaston), Chefs-d’oeuvre d’art japo-
uais. — Paris, Ateliers photomécaniques D. A. Lon-
guet, 1905.

Scelta metodica di modelli d’arte giapponese, tratti dalle
collezioni parigine.

6. Pelka (Otto), Das Rad ein christliches Symbol?
(.Zeitschrift f. divisti. Kunst, a. XVIII, col. 151-156;
Dusseldorf, 1905).

Contesta l’importanza attribuita dal dott. O. Montelius al
segno della ruota nella simbologia cristiana.

7. Testi (Laudf:deo), Panna. [Italia artistica, nu-
mero 19]. — Bergamo, Istituto italiano d’arti grafiche,
1905.

Il Testi ha voluto fare contemporaneamente una sintesi
rapida della storia artistica parmense, e una guida analitica
dei monumenti della città; e il libro è riuscito bene sotto il
primo aspetto, ottimamente sotto il secondo. Copiose, buone
e ben scelte le riproduzioni. Il bel libro doveva essere tipo-
graficamente più curato; ma le soverchie scorrezioni del testo
non sono certamente imputabili all’autore.

8. Tietze (Hans), Fvancisco de Holiando, und Do-
nato Giannottìs Dialoge und Michelangelo. (Reperì, f
Kunstw., voi. XXVIli, pag. 295-320; Berlin, 1905).

Francisco de Hollanda, oriundo olandese, ma nato in Por-
togallo, figlio di un celebre miniatore e pittore egli stesso
di grandi speranze, scrisse i suoi quattro dialoghi della pit-
tura dopo aver soggiornato in Roma (1537-1545)) dove co-
nobbe Michelangelo. E nei suoi dialoghi (che costituiscono
la seconda parte della sua opera capitale: De pintura antigua)
egli tenta appunto di ritrarre e la figura di Michelangelo e
l’ambiente in cui egli viveva, dominato dalla gentile e forte
figura di Vittoria Colonna.

Del principe dell’arte italiana, Francisco è entusiasta, ed
i suoi dialoghi offrono un certo interesse, ma non e possibile
prenderli sul serio, in quanto peccano di leziosità e manie-
rismo, per modo che sono messi in bocca a Michelangelo
discorsi e discussioni che sono in perfetto disaccordo col suo
carattere e la verisimiglianza. Perciò l’opera di Francisco de
Hollanda ha valore soltanto per gli accenni che egli fa al-
l’arte portoghese.

Di tutt’altro genere sono i due dialoghi di Donato Gian-
 
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