Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

DOI issue:
Fasc. 2
DOI article:
Giovannoni, Gustavo: Il chiostro di Sant'Oliva in Cori
DOI Page / Citation link: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0151

DWork-Logo
Overview
loading ...
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
I 12

G. GIOVANNONI

fusto ha costantemente rapporto di i : 5.20 tra diametro ed altezza, ed i cui capitelli, per
ottenere il raccordo con lo spessore dell’arco, appaiono grandi e pesanti. Manifestano tali
proporzioni un’arte in ritardo in cui ancora vive tutta la piena libertà medievale di linee e
di dettaglio, tutto il sentimento individuale nello studio delle masse, senza che ancora i nuovi
concetti classici vi siano penetrati profondamente. E più ancora riannodansi alla tradizione
del medio evo le più notevoli caratteristiche che si riscontrano nei particolari architettonici:
così la gronda sporgente retta da travicelli : e la forma cilindrica, senza rastremazione, del
fusto delle colonne ; il tipo delle basi attiche che nelle colonnine del second’ordine hanno
foglie protezionali d’angolo ; e la speciale conformazione dell’abaco dei capitelli reso alto e
grave sino a formare un vero pulvino : disposizione codesta che spessissimo riscontrasi nei
capitelli del periodo gotico, e non raramente in quello dell’epoca di transizione nel Quat-
trocento, quali ad esempio, quelli della Cer-
tosa di Ferrara, del duomo di Sebenico in
Dalmazia, del palazzo Vitelleschi a Corneto
Tarquinia, dell’Arco Foscari e dell’ interno
di San Zaccaria a Venezia, ecc.

Un certo interesse presenta anche la so-
luzione dell’angolo, in cui al pilastro quadrato
si appoggiano dall’un lato e dall’altro le due
mezze colonne, secondo un tipo, che precorre,
ad esempio, quello del cortile della Farne-
sina ai Baulari in Roma.

Come motivo d’insieme e come elementi
di dettaglio distaccasi completamente il chio-
stro di Sant’Oliva da tutti gli altri chiostri
o cortili che vediamo diffondersi in tutta la
seconda metà del Quattrocento a Roma ed
intorno Roma, specialmente per opera di
artisti toscani : tipo di portico a pilastri otta-
goni, ad archivolto modanato, a semplici
capitelli tutti dello stesso modello. Qui in-
vece^ben diverso è il concetto, ben diversa la
corrente architettonica da cui l’opera deriva.1
Ma se dalle considerazioni sul tipo architet-
tonico, semplice invero e modesto, del lavoro,
si passa all’esame dei singoli capitelli che ne costituiscono l’unico importante elemento deco-
rativo, appare in essi, segnatamente in quelli del secondo ordine, svariatissimi l’uno dall’altro,
una tale vivacità esuberante di arte, una così geniale originalità nell’ invenzione, un’abilità
così grande di scalpello da reggere al confronto delle più fini e gentili opere ornamentali
dell’aureo Quattrocento. In codesta varietà d’idee, in codesto libero studio di ogni elemento
è tutta quella « gioia di lavoro e di produzione d’un arte viva e personale » per usare una
frase ruskiniana, che fa un capolavoro di ogni foglia e di ogni voluta e prodiga tesori là
dove nemmeno potrà giungere lo sguardo dell’osservatore.

Tale varietà di composizione non è ancora, come si è accennato, nei capitelli ionici
dell’ordine più basso (vedi fìg. 2), in cui, salvo la decorazione dell’ovolo, in taluni intagliato,
in altri a foglioline, in altri ancora a strie, è costante il tipo d’insieme, avente fregio sca-

Fig. 14 — Cori, Chiostro di Sant’ Oliva
Capitello 6° del lato ovest

1 Basterebbe tale osservazione, anche se non ci
fossero dati positivi, per escludere l’attribuzione che
il Magni (Storia dell'arte italiana, Roma, 1900, voi. II),
accennando al chiostro di Cori, ne fa a Giacomo e

Lorenzo da Pietrasanta, gli autori o i collaboratori,
cortile del Palazzetto di Venezia, dell’atrio dei Santi
Apostoli, ecc.
 
Annotationen