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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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Corrieri
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0267

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CORRIERI

227

si credeva fatta da Michelangelo.1 Ebbene dov’è questa
testa? Tutto nell’Ambrosiana si conserva e, se vi fosse
davvero un’opera di Michelangelo, non lo sapremmo
noi dalle pubblicazioni degli storici e dei critici d’arte,
non che dalle Guide?

Se quell’attribuzione seicentista era fallace, non po-
teva esserla anche quella che additava Leonardo quale
autore del ritratto della Sposina?

Altre considerazioni e maggiori le ha già esposte
il dottor Frizzoni nella Rassegna d’arte del febbraio
scorso, mantenendo l’opera al De Predis e negando
pure che la sposina possa rappresentare Beatrice d’Este.

Il cardinale Federico Borromeo si era contentato di
dichiararla prima ritratto di una nostra principessa di-
pinta da Leonardo e poi di una duchessa di Milano
di mano di Leonardo. Delle asserzioni sugli autori che
si davano nel Seicento siam tutti d’accordo che va
fatta accettazione con benefizio di inventario; quanto
a quella dello stesso cardinale sulla persona effigiata,
la circostanza che il nome della duchessa non è pro-
nunciato, basta a non imporci a priori di ritenere si
tratti di Beatrice d’Este. Nella stessa pubblicazione
del senatore Beltrami sono messe a riscontro uno con
l’altro il ritratto dell’Ambrosiana ed il busto di Bea-
trice d’ Este di Gian Cristoforo romano, e dal confronto
così facilitato emerge che le proporzioni delle varie
parti variano fra una testa e l’altra, così la lunghezza
del naso, la distanza dal naso al mento, la lunghezza
inferiore della mandibola; variano pure le forme ossee,
cioè la calotta craniale, gli zigomi e le mandibole;
varian pure le forme e proporzioni della punta del
naso, delle palpebre e delle labbra. Inoltre, in quella
pubblicazione il senatore Beltrami dà altre effigie del
tempo di Beatrice e tutte presentano le stesse carat-
teristiche del naso, delle palpebre, delle mandibole,
le quali sono assolutamente diverse nella Sposina del-
l’Ambrosiana, cosicché mi pare che, per ora, dobbiamo
contentarci di chiamarla la Sposina e nulla più.

L’altro ritratto, in occasione della ripulitura ha ri-
velato tutta la parte inferiore, cioè il braccio destro
ripiegato e la mano che tiene con le dita un foglio
che reca note musicali e parole di un canto d'amore,
complesso che era stato ricoperto da ridipintura perchè
non condotto a termine dal pittore. Mi riservo di trat-
tarne ne IJ Arte non appena sarà possibile ottenerne
una riproduzione fotografica e la facoltà di riprodurla.

* * *

La Direzione della Pinacoteca di Brera ha fatto una
piccola esposizione speciale di pitture, disegni ed in-

1 Hand longe inde pendet factum a Michaele Angelo caput,
quod Artifex ille inter exemplaria cetera sibi preparasse creditus
est, cura Romae Judicium pingeret, congruitque opportune, ut in
Museo hoc nostro iungeretur huic aliud Leonardi caput, quo Prin-
cipum nostrorum unam exprimendo, in graphidis certamen revo-
casse priorem illuni est visus ».

Federici Cardinalis Borromcei archiepisc.
mediolani MVSEVM. (1625).

cisioni, ricevuti in dono od in deposito in questi ul-
timi tempi.

Di quadri sono notevoli due pitture ravvisate di
speciale interesse dall’ispettore dottor Pietro Toesca,
in una sua visita alla Galleria dell’Arcivescovado, dalla
quale Galleria a due riprese a più di ottant’anni di
distanza, la Pinacoteca aveva ottenuto la cessione di
pitture importanti e di alcuni capolavori. Queste pit-
ture che Sua Eminenza il cardinale Ferrari ha pur
voluto ancora graziosamente concedere sono un’alle-
goria della Fama o della Fortuna di Andrea Schiavone,
una Madonna di Bernardino Licinio, ed un Presepio
di. Gaudenzio Ferrari. La pittura dello Schiavone,
autore non ancora rappresentato nella Pinacoteca di
Brera, è molto originale per composizione e dipinta
come al solito, con grande spigliatezza. Quella di Ber-
nardino Licinio, di cui pure mancavano opere a Brera,
rappresenta a mezze figure la Madonna col Bambino
ed un pastore, con fondo di paese : povera la com-
posizione, povero il disegno, ma stupendo l'avvam-
pante colorito.

Un altro dipinto, ottenuto questo dalla chiesa del
Carmine, è un presepio di ignoto pittore lombardo
della fine del Quattrocento, nel quale il dottor Friz-
zoni riscontra analogie col Civerchio; è un quadro in-
teressante, che troverà un buon posto nella serie dei
lombardi di questa Galleria.

Fra i disegni, alla raccolta dei quali dedica parti-
colari cure l’ispettore conte Malaguzzi-Valeri, ne pri-
meggiano un’ottantina concessi in deposito dal dottor
Frizzoni. Si tratta di una grossa parte della raccolta
legata al dottor Frizzoni dal senatore Morelli e ch’egli
ha accresciuta, in essa si trovano pezzi di alto pregio
ed interesse, alcuni dei quali già si conoscevano dalla
parziale pubblicazione fattane anni sono dallo stesso
dottor Frizzoni. Fra quelli ora esposti primeggiano
due disegni raffaelleschi che solleveranno certamente
interessanti discussioni tanto più che di uno di questi
disegni si hanno due riproduzioni, una a Chantilly
nella raccolta lasciata dal duca d’Aumale e l’altro nel
museo di Stoccolma. A questo proposito ricorderò
ancora che convien tener conto del fatto che il pit-
tore Giuseppe Bossi (1777-1815) per studio e per eser-
cizio si dilettava molto nel copiare i disegni di Raf-
faello e dopo la sua morte queste copie, essendo andate
disperse (qualcuna passò per le mani di Giuseppe Vai-
lardi), entrarono nelle raccolte quali disegni originali
di Raffaello, una era persino pervenuta nella raccolta
Habich e come originale dell’Urbinate fu venduta
all’asta.

Fra gli altri numerosi disegni regalati di recente,
ricorderò un foglio di schizzi vivaci, vere macchiette
prese con l’instantanea di Francesco Guardi, dono del
senatore Luca Beltrami ed un disegno del Panfilo Nu-
volone— testa di cavaliere—dono dei fratelli Grandi.

Giulio Carotti.
 
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