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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0276

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236

BIBLIOGRAFIA

E avrebbe, fatto bene anche per dirci i faticosi viaggi,
le lunghe e pazienti ricerche, i molti anni che gli de-
v’esser costato tale lavoro.

Giacomo De Nicola.

Romain Roland: Michel Ange. Paris, « Li-
brarne de l’art ancien et moderne ».

Gli studiosi italiani di cose michelangiolesche deb-
bono usare qualche indulgenza alle monografie che sul
maestro escono all’estero, se, quando hanno un puro
scopo di divulgazione, danno troppo prevalente svi-
luppo alla parte biografica. Per noi italiani, i fatti e
le azioni di Michelangelo uomo, sono cosa viva, quasi
attuale: in nostra lingua sono i documenti originari e
le lettere e le poesie del maestro: nostre sono le bio-
grafie prime: del Condivi e del Vasari; da noi ven-
nero, a distanza di anni, pubblicati facili libri riassun-
tivi, dai volumi del Gotti a quello di Corrado Ricci. E ciò
si accenna, non per dare dell’opera del R. una cen-
sura anticipata, chè l’A. anzi conserva fra le parti un
raro equilibrio; ma piuttosto per indicare come ornai
si debba, soprattutto dalla critica italiana, inaugurare
negli studi su Michelangelo una nuova èra, guardando
più allo spirito e allo svolgimento dell’arte che non
ai fatti tante volte ripetuti e alla vita esteriore del
maestro.

Ha il libro del R. i pregi delle altre^monografie
edite dalla « Librairie de l’art ancien et moderne ».
Brevità, chiarezza di esposizione, numerose note e in-
dici copiosi hanno reso queste pubblicazioni singo-
larmente care a’ principianti e utili anche a studiosi
maturi. Inoltre il libro del R. ha quello di una forma
appassionata e mai enfatica, unisce il merito di una
individualità di opinione veramente encomiabile in
un'opera di si piccola mole.

Assai piace, ad esempio, che a proposito della Pietà
di San Pietro e delle opere giovanili di M., l’autore
abbia cercato di ridurre alle sue naturali proporzioni
quel savonarolismo che era ormai divenuto un luogo
troppo comune della letteratura michelangiolesca.

Si volle, circa la religiosità di M., provar troppo,
sì che per la critica professante, dal Grimm in poi, il
sommo artista divenne un persuasore o un precursore
della riforma, per la guelfa una specie di asceta e di
cattolico ad oltranza. È invece l’uomo del Cinque-
cento italiano che dalla concezione umanistica dei primi
anni, arriva, attraverso una vita di più di ottanta anni,
sin quasi alla Controriforma. A Firenze, M. udì certo
il Savonarola e fu con tanti altri artisti un seguace di
lui, ma non per lungo tempo, poiché appunto ne è
assente quando il frate compie la conquista morale e
politica della capitalehnedicea. Da Firenze parte nel-
l’ottobre 1494, si spìnge fino a Venezia, si ferma a
Bologna presso l’Aldovrandi più di un anno, come
testimonia il Condivi : quando torna in patria non vi

si trattiene a lungo, perchè il 25 giugno 1496 è già
in Roma, donde non si muove che nel dicembre 1500.
In ogni caso lo sp’rito del Savonarola fruttificò sol-
tanto più tardi nell’arte di M. allorché questa divenne
riflessa, pensosa : quasi potrebbe dirsi che di quel sen-
timento assai più sia nella Deposizione di Santa Maria
del Fiore, che non nella Pietà di San Pietro. E il R.
rileva che il Cupido dormiente venduto in Roma per
antico al cardinale Riario (l’A. non ci fa sapere se lo
identifichi con quello del South Kensington Museum
di Londra) fu scolpito in piena Firenze mistica e che
nell’anno del Bruciamento della vanità vennero in
Roma condotte le due statue per Jacopo Galli, le due
produzioni più pagane di M.': il Cupido inginocchiato
del South Kensigtou Museum e il Bacco del Museo
nazionale di Firenze.

Il R. tratteggia con delicatezza sobria ma senza esa-
gerate indulgenze pel soggetto del suo tema, l’amicizia
di M. per Tommaso Cavalieri, Gherardo Perini, ecc.
Venendo alla parte più strettamente critica, è strano
che l’A. abbia voluto condividere la fissazione di una
parte della critica con l’insistere ad assegnare al maestro
il debole e stentato San Giovannino del Museo di Ber-
lino, una di quelle copie assai frequenti nel sec. xvi
dell’originale michelangiolesco eseguito per Lorenzo
di Pier Francesco de’ Medici (un’altra, attribuita ad
Ignoto nel secolo xvi, se ne vede nel Museo Na-
zionale di Firenze). All’istesso modo, nonostante le
insistenze di qualche storico dell’ arte, sembra im-
possibile accettare l’attribuzione a M. dell’Adone fe-
rito del Museo Nazionale di Firenze, opera quasi
indubbia di un secondario scultore della metà del Cin-
quecento, allorché si diffusero e si moltiplicarono le
variazioni attorno al cosiddetto Gladiatore morente del
Campidoglio. Il Guerriero giacente dà Vincenzo Danti,
nella medesima corte del palazzo del Bargello, ove è
l’Adone, testimonia appunto di questi sforzi degli artisti
del tempo e ci offre un saggio dì così diretta somiglianza
con l’esemplare attribuito a M., da farci credere che
proprio al Danti debba donarsi la paternità dell’opera
disputata. Un’ultima attribuzione non esatta (e in-
vero poco giustificabile) che l’A. fa, è quella, a M.,
della Maschera di Fauno del Museo Nazionale di Fi-
renze !

A prescindere da queste mende, che l’A. potrà cor-
reggere in una seconda edizione, il libro è organica-
mente buono: principalmente nella parte, troppo spesso
da altri autori sommariamente accennata, in cui tratta
degli influssi dell’arte di M. sui contemporanei. Il R.
ci dà, a questo proposito, un diligente spoglio delle
fonti, che potrà essere consultato con vantaggio. Buona,
specie per un libro di divulgazione, la partizione, che
muove da un criterio puramente cronologico e riesce
chiara ed intuitiva.

Valentino Leonardi.
 
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