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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 3
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0277

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BIBLIOGRAFIA

2 37

Giuseppe Biadego:// pittore Jacopo da Ve-
rona (1355-1442) e i dipinti di San Felice,
San Giorgio e San Michele di Padova.

Treviso, Turazza, 1906.

Si sa da una scritta, quasi indecifrabile oggidì, che
nell’oratorio di San Giorgio a Padova dipinse il pit-
tore Avantus. Il Forster e il Selvatico lessero: (Jacobus
de) Avantiis Ve (ronensis); ma bene osserva lo Schu-
bring (Altichiero und Seine Schule. Leipzig, 1898) non
citato dall’A., che innanzi ad Avantus non stava altra
parola, nè vi trovava posto, dato l’ordine dei versi; e
che Avanzo è il nome proprio dell’artista, non Jacopo,
come il Forster suppose. L’A. stesso dichiara di non
sapere davvero « come il Selvatico abbia potuto legger
Jacobus»; ma subito ricade nella confusione antica,
prendendo Avantus per cognome, e così dicendo: « Co-
munque, se un Avanzi, come non dubito, è il pittore
che lavorò in Padova, le due opinioni si combinano
ritenendo che il pittore sia Jacopo Avanzi». È strano
che l’A., pure ricordando che un pittore Jacopo del
fu Lorenzo è registrato, l’anno 1382, insieme con l’Al-
tichiero , nella Compagnia dei pittori di Padova; e che
Avanzo vicentino dipingeva nel 1379 la cappella del
palazzo comunale di Vicenza ; e che altri artisti di
nome Avanzo vivevano a Verona nel sec. xiv, abbia
seguitato a unire i due nomi di Jacopo e di Avanzo.
Evidentemente l’A. nel parlare di Jacopo Avanzi ha

tenuto troppo in conto la citazione di Michele Savo-
narola che, scrivendo il suo libretto de landibus Pa-
tavìi a Ferrara, dove correvano facilmente notizie di
Jacopo Avanzi bolognese, confuse Avanzo con questo
meschino pittore.

L’A., dopo queste premesse, cerca di distinguere
il cosiddetto Jacopo Avanzi da Jacopo da Verona, che
dipinse l’anno 1397 nell’Oratorio di San Michele in
Padova. Ignaro che lo Schubring aveva già fatto con
criteri stilistici la distinzione, chiede ai critici spiega-
zioni già date e accettate, e con un certo ardire poi
riferisce al pittore Jacopo di Verona, pittore dell’ora-
torio suddetto, una serie di documenti relativi a ma-
gister Jacobus pìnctor q. donimi Silvestri. Diciamo con
certo ardire, perchè i documenti concernenti il pittore
Jacopo di Silvestro veronese vanno dal 138S al 1442;
e in essi non trovasi notizia che valga a identificarlo
con Jacopo da Verona pittore dell’oratorio padovano.
Abbiamo già detto che nel 1382 nella « Fraglia » pit-
torica padovana era inscritto insieme con Altichiero
il maestro Jacopo del fu Lorenzo, forse veronese; e
soggiungiamo che nel 1376 viveva a Verona un altro
pittore Jacopo di Federico. Insomma per identificare
il pittore Jacopo dell’oratorio padovano con Jacopo
del fu signor Silvestro l’A. poteva soltanto stringersi
al fatto della patria comune all’uno e all’altro. Troppo
poco per presentare la sua conchiusione come defi-
nitiva ! A. V.

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO.

Storia dell’arte in generale. Opere di consulta-
zione e divulgazione. Topografia artistica ge-
nerale. Relazioni tra la storia dell’arte e le
altre scienze. Questioni e studi generali di tec-
nica, di estetica, di iconografia.

123. Batiffol (Louis), Marie de Médicis et les arts.
(Gazette d. B.-A.} t. XXXIV, pag. 441-452, t. XXXV,
pag. 221-243; Paris, 1905-906).

Studia, in base a documenti quasi tutti inediti, le rela-
zioni di Maria de’ Medici cogli artisti del periodo in cui essa
fu regina e reggente ; specie col Porbus, col Francavilla, col
Giambologna, ecc. Risulta da questo studio coscienzioso, di-
ligente, preciso che Maria ebbe una vivissima, ereditaria ten-
denza per l’arte e gli artisti (specie i gioiellieri e gli orefici),
ma non esercitò alcuna efficace influenza, non esplicò nemmeno
un ben inteso mecenatismo sull’arte del tempo suo.

124. Beckerath (A. von), Kritische Bemerkungen
uber die in dem Werke von Bernhard Berenson « The
drawings of thè Fiorentine Painters » reproduzierte?i
Zeichnungen. 'Repert. f Kunstw., voi. XXIX, pag. 1-18;
Berlin, 1906).

La critica che l’A. fa alla pubblicazione del Berenson di

disegni di pittori fiorentini non è troppo benevola. Biasima la
scelta di disegni del Trecento, troppo scarsa e per di più non
felicemente ispirata, e si prova a correggere parecchie attribu-
zioni del critico americano. Fra le nuove proposte del Beckerath
sono da notarsi quelle risguardanti le tavole 3a e 4a da lui
date aBenozzo; la 32a a Francesco di Simone ; le 39a e 5ia al
Botticelli; la 52a a Filippino; le 83a e 85a a Lorenzo di Credi;
la 151a a Michelangiolo ; la 82a a Bartolomeo della Gatta.
Dissente poi dal Berenson nell’attribuire la tav. 2a a Fra
Angelico; le tavole 14% i6a, 17% 20a-22a, 28a ad Antonio
Poliamolo; la 24a al Verrocchio; la 35a a P'ra Filippo; le
37a e 38a al Pesellino; la 40a al Botticelli; le Ó7a e 68a
al Ghirlandaio; la 92a a Fra Bartolomeo; le io7a e H4a a
Leonardo, ecc. /. c.

125. Coletti (Luigi), Arte senese. — Treviso, L.
Zoppelli, 1906.

In un volume elegante, adorno di belle e nitide incisioni,
il C. riassume rapidamente la storia dell’arte senese: e il rias-
sunto è scritto in forma garbata, simpatica, vivace, ma non
talora senza eccesso di fretta e non sempre in modo bene
ordinato e chiaro. La questione di Duccio e di Cimabue è
trattata bene, in quanto giustamente il C. assegna al primo
 
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