Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

DOI issue:
Fasc.4
DOI article:
Colasanti, Arduino: Note sull'antica pittura fabrianese: Allegretto Nuzi e Francescuccio di Cecco Ghissi
DOI Page / Citation link: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0309

DWork-Logo
Overview
loading ...
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
268

ARDUINO COLASANTI

contrastano con quelli che si vedono nelle opere dal Suida messe a riscontro col trittico
proveniente dall’Ospizio dei Camaldolesi, perchè il pittore fiorentino che dipinse il profeta
Job e i Santi Gregorio, Romualdo e Andrea sulle tavole della sagrestia di Santa Croce e
della Galleria antica e moderna, ama le fisonomie tristi e severe, scolpisce potentemente i
suoi personaggi, si compiace del forte rilievo, tormenta il modellato delle carni, esagera il
contrasto dei chiari e delle ombre, e lumeggia con vivacità — in modo del tutto personale —
gli zigomi, le pinne nasali e le arcate sopraciliari delle sue figure.

Tutto ciò basterebbe per certo a designare una personalità ben distinta da quella del-
l’artista che lavorò la tavola del Museo Cristiano vaticano ; ma è naturale che l’indole diversa
dei due maestri si affermi anche nei più piccoli espedienti dello stile e in tutti i particolari
della esecuzione tecnica delle loro opere. Specialmente nel modo di piegare le vesti delle
figure essi manifestano abitudini e gusti del tutto differenti. Nel polittico del Vaticano il
drappeggiare è ridotto alla più semplice espressione, ma rivela uno spirito logico in quel
succedersi di pieghe rare, lunghe e parallele, di cui una chiama l’altra, con uniformità di
partiti puerili, ma chiarissimi e veri. Il pittore delle tavole di Firenze e di Fiesole mostra
invece nel suo panneggio una varietà di espedienti che non trova riscontro nel trittico di
Allegretto. Attorno agli Apostoli, nella scena delle Pentecoste, i manti si avviluppano con
pieghe molteplici, variamente spezzate e intersecantisi, formano angoli acuti e occhi pro-
fondi, serpeggiano negli orli a guisa di strisele gotiche; nella Vergine della sacrestia di
Santa Croce, nel San Romualdo e nel San Giovanni Evangelista della Galleria dell’Acca-
demia di belle arti cadono a terra pesantemente, disponendosi con larghezza sul suolo. Si
osservino, ad esempio, nel trittico della cappella Bonsi le figure di San Tommaso e di
San Filippo, magnificamente drappeggiate con una straordinaria ricchezza di pieghe rilevate,
spezzate, suddivise e contorte, ma assai spesso illogiche ; si guardi nello stesso dipinto il
manto di Sant’Andrea, in cui il partito principale ha origine da una compressione del braccio
sul fianco destro, che diventa centro di moltissime pieghe divergenti, e si scoprirà imme-
diatamente che il maestro il quale ha eseguite queste figure non poteva nel medesimo anno
lavorare la tavola del Museo Cristiano. Qui, al contrario, il drappeggiare sobrio, anzi addi-
rittura elementare, trova perfetto riscontro con altre opere firmate da Allegretto da Fabriano,
e ognuno se ne persuaderà, confrontando la rivolta e la parte anteriore della sopravveste
della Vergine di Roma col manto di Sant’Antonio e con la rivolta della clamide che indossa
il San Giuliano del trittico della cattedrale di Macerata.

Nell’anconetta del Museo Cristiano e nei dipinti di Allegretto da Fabriano, come sempre
necessariamente accade in opere dello stesso, autore, situazioni analoghe danno luogo a iden-
tiche soluzioni. Cosi il piede sinistro di Sant’Orsola sporge fuori della veste al modo istesso
che si vede nella Santa Caterina del Museo di Berlino, ed è anche similissima la disposi-
zione dei lembi dei mantelli sul suolo; inoltre la Santa, figlia del re d’Inghilterra, stringe
lo stendardo fra l’indice e il pollice della mano destra, tenendo le altre 'dita semipiegate e
fra loro discoste, così come il Sant’Antonio del trittico della Pinacoteca civica di Fabriano
sostiene delicatamente il giglio con la sinistra. Facendo un ragionamento analogo e riferen-
dosi, per esempio, allo stesso modo di rappresentare i piedi che sporgono fuori dalle vesti
fra il viluppo delle pieghe cadenti, non sarebbe difficile dimostrare che il pittore delle tavole
di Firenze e di Fiesole ricorre a espedienti diversi per esprimere concetti e forme che riap-
pariscono nel trittico del Vaticano. Ci piace piuttosto di far rilevare ancora una volta che
quest’opera d’arte, per quanto offuscata da restauri che hanno specialmente danneggiata la
figura di Sant’Orsola, si ricollega ad altri dipinti del Fabrianese fino nella esecuzione di par-
ticolari minuti, come può essere la rappresentazione della frangia onde sono orlate le stoffe,
frangia che, nella identica forma di piccolissime virgole, si vede lungo la sopravveste della
Vergine di Roma e sui manti della Madonna, di Santa Caterina, di Sant’Andrea e di San Gio-
vanni nelle due tavolette del Museo di Berlino. 1

1 Si potrebbe anche osservare che il gruppo dei trova perfetto riscontro nei fedeli che si vedono ai

divoti inginocchiati dinanzi al trono della Vergine piedi di Sant’Antonio abate in una tavola del Museo
 
Annotationen