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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc.4
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Giglioli, Odoardo H.: Il pulpito romanico della Chiesa di San Leonardo in Arcetri presso Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0329

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ODOARDO II. GIGLIOLI

* * *

L’Adorazione dei Re Magi deve attribuirsi ad un artefice distinto da quello dell’Albero
di Jesse e della Natività, il quale avrebbe anche eseguito, come vedremo, due altri basso-
rilievi del pulpito: le Presentazione al Tempio e il Battesimo.

Il motivo iconografico s’identifica con quello delle più antiche rappresentazioni cristiane :
ma la disposizione e l’atteggiamento dei personaggi KASSPAR, MELHIOR, BALDASAR.
MARIA. JOSEPH quali sono indicati dall’iscrizione, derivano piuttosto dagli antichi sarcofagi
che dalle pitture delle catacombe. Lo studio del costume ha subito qui dei cambiamenti:
invece del berretto frigio troviamo le corone merlate e gemmate ed una specie d’elmo a
cono ; invece del classico pallio, la clamide agganciata su una spalla e una corta tunica
a gonnella ; invece dei calzoni o saraballa, lunghe calze ricamate che lasciano però nudo il
ginocchio. La scena si svolge sotto le arcate d’una navata con strani capitelli a foglie lan-
ceolate, diritte, e pilastri scannellati. Tutta la parte sovrastante con le sue smerlature, le
torri, la casa dal tetto spiovente, le finestre e le porte in smalto nero, sembra collegarsi
alla basilica; mentre, dice il Carraresi, l’artefice ha forse voluto rappresentare la città di
Bethlem1 non riuscendo però a dare l’idea della lontananza, giacché ignorava le più ele-
mentari regole di prospettiva. I Magi si avanzano scalati per il flettersi del ginocchio più
marcato in Baldasar, che pel primo giunge in presenza dell’ Infante divino ed è in atto di
inginocchiarsi. Le teste grosse, sproporzionate al corpo ed alle esili gambe sono girate in
vario modo e presentano in tutte le stesse caratteristiche morfologiche, sia nel taglio degli
occhi, nella forma triangolare del naso schiacciato, nella bocca arcuata e negli zigomi; identica
è anche la capigliatura. I doni non sono portati in patere, ma in una cassetta simile a quelle
eburnee bizantine, in una cista rotonda e in una cornucopia.

Le pieghe a incisioni poco profonde e rade sulle tuniche, più serrate nelle maniche
formano rigonfiamenti a cartoccio nei lembi delle clamidi. L’artefice primitivo ha cercato,
per mezzo di piccoli fori e di linee, d’indicare il ricamo. La Madonna ha in grembo il
bambino Gesù che colle due mani prende il dono offertogli da Baldasar ; ella siede sopra
uno scanno, anziché su una cattedra episcopale, diverso da quello più elaborato dell’Albero di
Jesse; e, pur ricordando alquanto, nel viso pieno e negli occhi bovini, il tipo della Natività,
ha il capo più squadrato e voluminoso. Dietro a lei San Giuseppe in piedi si tiene il mento
barbuto colla mano destra, mentre l’altra, dal sottile braccio paralizzato sorregge lo strano
paludamento a righe, che fascia tutta la persona. Questa figura si stacca dalla omonima della
Natività e ha i capelli a zazzera più corti di quelli dei Magi e pettinati come quelli del bambino
Gesù. Il motivo della vite con pampani e viticci nella parete di fondo del Tempio è messo
probabilmente più per decorazione che come allusione allegorica all’ eternità spirituale del
Cristo o alla sacra vigna.

* * *

La scena della Presentazione al Tempio o meglio della Purificazione, ispirata quasi
letteralmente all’Evangelo di San Luca (11, 22 a 28, 36 a 38) fu interpretata presso che
ugualmente da tutti gli artisti attraverso i secoli ; solo nel Rinascimento vi si fece inter-
venire qualche personaggio oltre i cinque principali, per dar maggiore solennità alla cerimonia.
La composizione del pulpito di Guido Bigarelli a Pistoia si avvicina a questa di Arcetri, ma
il bimbo è là ancora nelle braccia della madre mentre qui è in quelle di Simeone, il volto
del quale, sbozzato grossolanamente, già rivela un sentimento di tenerezza, guardando l’In-
fante divino.

Cesare Carraresi, op. cit., pag. 14.
 
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