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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc.4
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Giglioli, Odoardo H.: Il pulpito romanico della Chiesa di San Leonardo in Arcetri presso Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0331

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ODOARDO H. GIGLIOLI

* * *

Il ciclo incompleto del pulpito si chiude con la Deposizione che dobbiamo considerare
il migliore dei bassorilievi, non tanto per la modellatura già più disinvolta, quanto pel
sentimento drammatico e l’euritmico accordo delle parti unite in un tutto organico. Nè
paia questo mio giudizio esagerato, poiché non bisogna dimenticare che le lodi sono alla
stregua di un’epoca in cui l’arte è in preparazione ; e quando la si vede procedere con audaci
tentativi di riforma si deve plaudire in ragione della difficoltà del compito e della nobiltà
dello scopo.

Ha questo marmoraio, più evoluto di Guido Bigarelli da Como, una personalità marcata
che avvicina la sua maniera all’arte eburnea della fine del xiri secolo. Egli è padrone quasi
assoluto del suo soggetto, e, se non corretto modellatore, è conscio degli effetti che la com-
posizione deve produrre nell’animo dell’osservatore.

Tutte le figure, tranne Gesù, hanno il nome chiaramente inciso: MARIA, JOSEPH,
NICHODEMUS, JOANNES, e staccano con forte rilievo sul fondo intarsiato come un mosaico,
con due piante diverse e più stilizzate di quelle nel bassorilievo dell’Albero di Jesse. Potrebbero
essere le viti simboleggianti l’eternità del Cristo appunto nel momento che deve preludere
alla Resurrezione.

Questo gruppo d’Arcetri sembra quasi tradurre in linguaggio plastico la leggenda riportata
dall’abate Darras e accennata dal Venturi,1 a proposito di alcuni avori del secolo xn e xnr
e specialmente della copertina eburnea del Museo Nazionale di Ravenna, di cui dà una buona
riproduzione. Noi vediamo infatti, secondo quella leggenda, la Madonna nell’identico atteg-
giamento dell’avorio di Ravenna, prendere con ambe le mani il braccio cadente di Gesù,
quasi volesse baciarlo e bagnarlo di lagrime; atteggiamento che è anche ripetuto nel San
Giovanni dall’altro lato del Cristo. Anche qui in Arcetri Giuseppe d’Arimatea è salito su una
scala a pioli per ricevere nelle braccia il corpo del Redentore in parte staccato dalla croce ;
ma il suo movimento è più naturale che nell’avorio e la sua persona è più slanciata benché
non vi manchino sproporzioni e scorrettezze di disegno. Tuttavia la superiorità rispetto a
tutte le altre figure del pulpito è evidente ; lo scultore ha studiato quella posizione dal vero,
e, seguendo le leggi dell’equilibrio, fa che l’uomo prenda il corpo inerte; non per le gambe
come nell’avorio di Ravenna, ma abbracciando il torace e appoggiando la propria testa
contro il petto del Redentore. Il corpo del Cristo nel pulpito non è rigido, tutto d’un pezzo,
ma ha l’abbandono del cadavere che mollemente si ripiega su sé stesso. Nicodemo che
vediamo intento a strappare i chiodi ancora conficcati nei piedi di Gesù, tanto nella scultura
d’Arcetri come nell’avorio di Ravenna e in un altro del xm secolo nel Museo artistico
industriale di Milano, pure riprodotto nel libro già citato del Venturi a pag. 359, è, nella
prima di queste opere, rappresentato con uno slancio e vigore di movimento, con una
intensità realistica che fa già presentire lo spirito del Rinascimento. Anche le proporzioni
in questa figura sono rigorosamente osservate. Stretto tra le morse della grossa tanaglia,
il chiodo deve indubbiamente cedere e Nicodemo per facilitarsi lo sforzo muscolare divarica
le gambe trovando nei due punti d’appoggio la possibilità di stendersi all’ indietro senza
pericolo di cadere. A terra accanto a sé egli ha posto una cista rotonda che riceve volta
per volta i chiodi estratti. Io credo difficile dar meglio l’idea d’un atto faticoso, con tanta
semplicità di mezzi e insieme con tanta conoscenza degli elementi essenziali del movimento.
Come al confronto pare più fiacca l’azione nei due avori di Ravenna e di Milano !

Esaminando da vicino le figure della Madonna e di San Giovanni in questo bassorilievo,
si vede che l’autore, anziché un rozzo marmoraio, accenna già ad essere un artista e cerca

1 Adolfo Venturi, La Madonna. Svolgimento artistico delle rappresentazioni della Vergine, pag. 359 a 361,
Milano, Ulrico Hoepli, 1900.
 
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