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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

DOI issue:
Fasc. 5
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Nicola, Giacomo de: L' affresco di Simone Martini ad Avignone
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0379

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33§

GIACOMO DE NICOLA

Questi disegni avignonesi dovettero essere spediti al cardinale Francesco Barberini dal
Suarez. E di sua mano la scritta posta dietro uno dei rilievi dell’arco di Susa: « Effigies
exsculptae in superficie arcus triumphalis Segusionensis in Alpibus Celtis ab Emin.mo Card.le
a Balneo ad me transmissae, et a me ad Ern.mum Card.Iem Barberinum » ; ed era suo cugino
quel signor Sainct Tronquet per mezzo del quale si dice di aver ricevuto il piano del ponte
sul Rodano. Il Suarez, infatti, durante tutto il tempo che fu vescovo di Vaison non lungi
d’Avignone, ha mandato continuamente al Barberini, come ci mostra nelle sue lettere di
quel periodo,1 libri e disegni ad incremento della nascente biblioteca.

Quei disegni, perciò, devono essere stati fatti tra il 1633 e il 1666.

* * *

L’affresco di Simone Martini scomparve dal portico di Notre Dame des Doms nel 1828,
ma ce ne restano numerose, concordi descrizioni. La più antica, del 1600, è quella inserita
dal Yalladier nel suo Labyrinthe royal de VHercule gaulois e riprodotta dal Muntz. 2 Essa
così riferisce: «... TI y a un S. Georges à chevai, avec line demoyselle à genoux devant luy
qu’il délivre du dragon : l’on tient que la demoyselle est le portraict au vif de la Laure :
tout le mond le dict... Or, il est vray d’ailleurs que la peinture dont est question, laquelle
se treuva à l’entrée de Notre Dame de Dons, a esté faicte sans doubte du temps du pon-
tificat de Jean 22, car les armoyries de la maison d’Annibai de Cecano y sont,.. ..Doncques
lui a faict faire cette peinture, que tous les grands maistres tiennent pour un chef-d’oeuvre,
et estoient ces trois en mesme temps à Avignon, Simon le peintre, Pétrarque qui fit faire
la peinture et Annibai qui paya l’estoffe... Or est-il que en cette peinture d’où nous parlons
est S. Georges à chevai si bien faict, que le roy Francois le voyant, tressaillit d’admiration,
ne se pouvant souler de le regarder ; et la demoyselle qui est à genoux est habillée de verd
et parie à Sainct Georges en ces quatte beaux vers escrits au dessous, qui ne peuvent
avoir esté faicts d’homme du monde en ce siècle là, que de Pétrarque... et encore font
mention des flammes:

Miles in arma ferox bello captare triumphum
Et solitus vastas pilo transjigere fauces
Serpentis tetrum spiranti s pectore fumimi,

Occultas extìngue faces in bella, Georgi ».

E chiara la piena corrispondenza della descrizione col nostro disegno. Anche qui il
drago getta fiamme, la principessa è in ginocchio e rivolge verso l’alto una preghiera, la
preghiera dei quattro versi.

Ma, all’infuori della notizia descrittiva, il racconto del Valladier è errato.

A carte 81 b 82 a del codice di San Giorgio (Archivio di San Pietro in Roma, n. 129 C.),
il secondo inno con cui terminano i vespri della messa del Santo è composto appunto dei
quattro versi « Miles in arma ferox » ecc., dell’affresco avignonese ; e a c. 70, dopo essersi
riportati i capoversi di quello e degli altri inni, si soggiunge: « Singula queque tam in
littera prosa videlicet et metro quam cantu de beato Georgio martyre Idem Jacobus
Sancti Georgii ad velum aureura Dyaconus Cardinalis composuit ».

Dunque i versi non sono del Petrarca, come si è sempre creduto fin qui, ma del car-
dinale Jacopo Stefanesclii che li scrisse a chiusa della sua vita di San Giorgio. Dall’opera
dello Stefaneschi passarono sotto l’affresco di Simone Martini.

Nè casualmente, che deH’affresco fu appunto committente lo Stefaneschi.

1 Consegnate specialmente nei codici Barb. lat. 2 Pétrarquepag. 14-15.

3050 e 3051.
 
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